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Era un sabato sera come gli altri.
Uno dove si preferiva rimanere rintanati in casa piuttosto che uscire con gli amici.
Uno in cui era inevitabile non pensare al passato, specialmente appena si restava così soli con i propri pensieri.
Ma quella sera fu tutto fuorché come le altre.

Stavo guardando distrattamente un canale di cucina in tv, sdraiato sul mio comodo divano, quando il telefono di casa iniziò a squillare senza sosta. Prima che potessi alzarmi per rispondere, scattò la segreteria, seguita subito dopo da un fastidioso 'bip' che, soprattutto quel giorno, sembrava star riecheggiando nella stanza più insistentemente degli altri.

Non mi aspettavo di ricevere nessun messaggio, nessuna notizia ed è per questo che, appena portai un pezzo di pizza alla bocca, quando sentii la tua voce dopo il segnale acustico, per poco non mi affogai.
Girai di scatto la testa verso la cornetta del telefono e aspettai che parlassi di nuovo, non sicuro di aver sentito bene. Forse era la mia testa che stava iniziando a fare brutti scherzi...
Lo sperai terribilmente.

«Pronto? Ehi, uhm, sono Jungkook. Questo è il numero di Kim Taehyung, vero? In caso non lo fosse, mi scuso per il disturbo
Lasciai che la tua voce metallica vagasse per la stanza mentre il mio cuore si faceva sempre più piccolo, ascoltandoti. Era trascorso troppo tempo dall'ultima volta che avevo sentito la tua voce e, strano a dirsi, sembrava ancora avere lo stesso effetto devastante su di me, sebbene gli anni passati a convincermi che fosse tutto finito.

«Ti starai sicuramente chiedendo come abbia fatto a riavere il tuo numero, no? Beh, l'ho chiesto a Hoseok. Anche se non so quanto possa fidarmi di lui...» ti scappò dalle labbra una breve risata e non potei fare a meno di sorridere, ricordando quanto mi mancasse: la tua voce, il tuo sorriso...
Quanto mi mancassi tu.

«Quel ragazzo ha sempre l'abitudine di fare scherzi, non è così?» Era una domanda retorica, lo sapevo, ma per me fu inevitabile risponderti con un cenno di capo, assecondando ogni tua singola parola.
Non capivo il perché mi stessi comportando in quel modo, onestamente; come se non mi avessi fatto soffrire per due anni interi senza provare alcun rimorso al riguardo.
Ero ancora innamorato di te, era vero, e sentirti parlare come se niente di tutto quell'inferno fosse mai accaduto, faceva maledettamente male.
Ti lasciai fare, comunque. Ormai era abitudine la mia.

«Non voglio fare giri di parole. Ricordo ancora quanto non ti piacessero...» scossi la testa, sentendoti nuovamente ridere da l'altro capo del telefono e per un momento il fiato sembrò mozzarmi in gola quando continuasti a parlare. «Non so se gli altri te lo abbiano già detto, però...»
Improvvisamente l'atmosfera in quella stanza cambiò e il tono della tua voce ritornò ad essere freddo, distaccato. Sembrò tutto così estraneo alle mie orecchie che la realtà dei fatti mi si parò davanti come un fulmine a ciel sereno: ci eravamo lasciati e se mi stavi richiamando c'era un motivo ancora a me ignoto.
Non credevo di volerlo sapere, comunque.
Non quando sembravi sul punto di piangere. Non quando il mio cuore non era ancora pronto ad essere spezzato di nuovo.

«Però, c'è una cosa che devo dirti...» aspettasti ancora qualche secondo, prendendo coraggio, per poi continuare il discorso. «Mi sposo.» Sussurrasti talmente piano quelle parole che mi risultò difficile potere capire cosa stessi blaterando in un primo momento.
Forse te ne rendesti conto anche tu, perché le ripetesti con più sicurezza, nonostante non lo sembrassi per niente. «Mi sposo. Tra qualche mese, io mi sposo...»

Sgranai gli occhi, confuso, e spostai tempestivamente lo scatolone di pizza dalla mie gambe, avvicinandomi al telefono come ipnotizzato, sotto shock.
Non avevo più fame, anzi, la nausea che pervase il mio corpo, dopo avertelo sentito dire, non mi abbandonò più e feci fatica a seguire il filo del discorso.

Non riuscivo a capire perché stessi informando proprio me di una situazione simile o perché stessi continuando a ripeterlo, poi?
Non avevi pensato neanche per un singolo istante a quanto male quelle parole mi avrebbero causato? Che quel vuoto e quel dolore incessante al petto che mi ricordava ogni singolo giorno della tua assenza, non sarebbe soltanto diventato più pesante?
Perché lo stavi facendo, Jungkook?

«E so che forse ti sto chiedendo troppo, ma...» ti schiaristi la voce, a disagio. Una voce che risultava sempre più dura, fredda, quasi robotica. Cercai di convincermi che non fossi tu a parlarmi. «Vorrei che tu fossi lì, Tae

Per ricordare ancora una volta a tutto il mondo, ai nostri amici, a me che non mi ami più? O semplicemente per sbattermi di nuovo in faccia che quello che avevamo condiviso era stato solo frutto di una stupida illusione?
Un'improvvisa rabbia si impadronì di me e strinsi forte i pugni, prima di precipitarmi davanti al telefono, alzando un braccio per staccargli la spina e per spegnere la riproduzione del messaggio perché non volevo più ascoltarti.
Non volevo più ascoltare le tue bugie.

Prima che potessi chiudere, però, sussurrasti:
«Non voglio saperti lontano da me il giorno più importante della mia vita. Ti prego, richiamami. Ti aspetto.» e con un sospiro, la chiamata si concluse. Quelle dannate parole sembrarono strapparmi il cuore in due e fu impossibile per me non sospirare a mia volta, tremante.

Rimasi a fissare quella cornetta del telefono per non so quanto tempo, immobile, a pensare e ripensare che cosa avessi fatto di male per meritarmi tutto quel dolore.
Iniziai a piangere con la consapevolezza che ormai era tutto finito e che sperare di riaverti tra le mie braccia era diventato soltanto un desiderio irrealizzabile.

Trascorsi quella notte tra le lenzuola stropicciante del mio letto e la compagnia delle stelle che sembravano ricordarmi una ad una di tutti i momenti passati con te, mentre cercavo di accettare la cruda verità: non saresti più tornato indietro. Questa era la tua scelta definitiva.
Piansi così tanto quella notte che la gola iniziò a bruciare e gli occhi divennero talmente rossi e stanchi che incominciarono a pizzicare.
Ciò che mi fece più male, però, fu realizzare che fosse bastata solo una tua telefonata per far crollare ogni muro che avevo costruito nel periodo in cui tu eri andato via dalla mia vita.
Era bastato così poco per farmi perdere di nuovo tra il dolore dei ricordi.
Non lo sopportavo.

E non sopportavo sapere che, nonostante tutto, avrei richiamato dicendoti comunque di sì. Perché dopo tutti quegli anni ci tenevo ancora a quello che avevamo avuto; tenevo ancora a te.
Ero proprio uno stupido, non è così?
Sarei venuto nonostante il cuore a pezzi, gli occhi pieni di lacrime e le labbra tremanti.
Sarei venuto nonostante tutto perché, nonostante tutto, il mio cuore apparteneva ancora a te.

Angolo autrice

Sono ritornata a scrivere il mio genere preferito  lol
Sto cercando di cambiare stile, quindi se troverete qualcosa di diverso è perché sto provando a migliorare.
Spero vi piaccia,
Love u all <3

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora