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Alla fine optammo di andare a casa mia, perché Jimin non sarebbe tornato quella sera, e in un modo o nell'altro arrivammo  senza troppi intoppi.
Non riuscimmo a staccarci dall'altro neanche per aprire la porta del mio appartamento e la cosa mi fece ridere.

Facevo fatica ad ammetterlo, ma ero felice di  essere di nuovo tra le tue braccia. Mi erano mancate le tue dita sfiorare delicatamente i miei capelli, le mie guance, le mie labbra.
Dannazione, Kook, tu mi eri mancato.

«Perché stai ridendo?» domandasti alla fine, staccandoti da me quel poco che bastasse per far continuare le nostre labbra a sfiorarsi. Mi stavi guardando con un sopracciglio alzato, confuso, ma sorridevi ed era questo ciò che mi importava. «Non lo so. Tanti motivi, credo.»

E tu annuisti come se li conoscessi già tutti quei motivi, così tanto bene da sembrare i tuoi medesimi.
Riprendesti a baciarmi con la stessa disperazione che si era celata per troppo tempo dietro le nostre parole e fu inevitabile ricambiare.

Il tragitto dal salotto e la mia stanza fu confusionario, rumoroso e letteralmente un disastro ma in quel momento sembrò non importarcene nulla. Dopotutto noi eravamo un disastro, ma lo eravamo insieme e non avrei permesso a niente al mondo di rovinarci quelle poche ore che avremmo trascorso.

La stanza si trasformò nel caos in persona, poiché non riuscimmo a contenere le nostre emozioni. I vestiti erano volati chissà dove, ma noi eravamo troppo impegnati a viziarci con le nostre bocche per poter pensare ad altro.

Ci desiderammo per quelle che sembrarono ore, lentamente; bramando ogni singolo lembo di pelle del corpo dell'altro.
Continuammo a viziarci, prendendo tutto il tempo a nostra disposizione. Eravamo solo noi due, senza niente che potesse ostacolarci dall'essere noi stessi.

E mi era mancata la tua voce sussurrarmi all'orecchio quanto fossi importante per te, quanto ci tenessi.
Mi ero sentito per troppo tempo solo, incompleto, ma quella notte stare insieme a te mi fece sentire più che abbastanza. Mi fece sentire speciale.

Sembrava che fosse la notte perfetta, ma tra noi la perfezione non era mai esistita e quando all'improvviso ti fermasti, proprio prima di fare l'amore, fu il mio turno di domandare: «Che c'è?» iniziai ad accarezzare i tuoi morbidi capelli, alla ricerca di risposte.

Eravamo completamente al buio, ma i raggi lunari mi permisero di vedere il tuo viso quel tanto che bastasse. Tenevi gli occhi chiusi, le labbra serrate ma tremolanti, il respiro affannoso e incerto.
Quel cambiamento d'umore mi preoccupò.

«N-Niente, io...» balbettasti senza un'apparente motivo. «Io-...va tutto bene...» cercasti di forzare un sorriso, fallendo miseramente, e desiderai di poter fare qualcosa per togliere quell'espressione afflitta dal tuo volto «Sto bene.»

«No, invece. Dimmi cosa c'è che non va, Kook. Per favore.»
E ricordo di averti pregato fino allo sfinimento, perché ero disperato quanto te e avrei fatto qualsiasi cosa per farti sentire bene, per renderti felice.

Le mani che stavano stringendo saldamente  la mia vita si fecero più sicure, come se avessi avuto paura di perdermi, e iniziasti a tremare.
«Non posso, io-...Mi dispiace, Taehyung. Mi dispiace così tanto, devi credermi. » sussurrasti quelle parole tra i singhiozzi e fu in quel momento che capii.

Ammetto che fece male realizzarlo, perché ti amavo con tutto me stesso e una persona innamorata non riesce ad accettarlo. Fece male, ma ci provai comunque perché infondo dentro di me lo sapevo. L'avevo saputo fin dall'inizio, ma avevo bisogno di sentirmelo dire.

«Ehi, ehi. Non devi piangere, sai quanto non sopporti vederti in questo stato.» asciugai velocemente un lacrima dal tuo viso e portai le nostre bocche a scontrarsi ancora. Volevo che capissi. Volevo che capissi che mi andava bene così. Anche se non era vero, anche se questo mi avrebbe portato a mentire.
«Questa notte è un addio, vero?» e non riuscii a trattenere i singhiozzi che seguirono quella frase.

Tu mi guardasti negli occhi, per quanto fosse possibile, e il dolore che vidi dentro di essi ne fu la conferma. Annuisti senza dire altro, mentre nuove lacrime bagnarono il lenzuolo su cui ci eravamo poggiati, eppure non sembrò bastarmi. Ero un masochista e avevo bisogno di sentirmelo dire. Avevo bisogno di sentirti pronunciare quelle parole.
«Ti prego, Kook. Devi dirmelo.» e ti pregai ancora, disperatamente, con il cuore in mano e la gola in fiamme. «Devo sapere che è reale.»

Continuai ad accarezzarti le guance, aspettando di udirle mentre non smettevi di piangere, ma quando finalmente riuscisti a parlare e a prendere coraggio, quello che era mancato ad entrambi, il tempo sembrò fermarsi in quella stanza.
«Si, è vero.»

E chiusi gli occhi a quella affermazione. Tentai di sorridere, ma fu difficile essere credibile appena le mie lacrime salate si unirono alle tue. Eppure sorrisi con tutta la forza che mi era rimasta in corpo, perché mi stava bene così. Tu mi andavi bene così.
«Okay.»

Ti vidi scuotere la testa con vigore, mormorando frasi sconnesse e senza senso e cercai di calmarti, sperando che le mie parole potessero avere lo stesso effetto di un tempo.
«Ascoltami, ehi. Va bene, Kookie. Va bene. » tirai su col naso e buttai fuori una risata. «Lo capisco e lo accetto. Se pensi che possa odiarti dopo questo, è davvero da stupidi, perché non ti odio, Jungkookie. » la voce uscì tremante e instabile, ma non me ne importò e sembrò non importare neanche a te. «Non potrei mai odiarti.»

Poggiasti la testa nell'incavo del mio collo mentre ti lasciasti  andare ed io ti lasciai sfogare, perché sapevo che era di questo che avevi bisogno. Qualcuno che ti lasciasse fare, che ti capisse.
«Non la amo. Non la amo, Tae. Voglio che tu sappia questo.» sussurrasti quelle parole all'improvviso e l'effetto che ebbero su di me, fu irrefrenabile. «Non ho amato più nessuno dopo te. Nessuno.»

E sorrisi tra le lacrime. Sorrisi, perché infondo ero felice di sapere di non essere stato l'unico ad amare nella nostra grande e piccola storia d'amore. Per una volta, eri riuscito a togliermi tutti i dubbi dalla testa, tutte le incertezze, tutte le domande e fu bello sentirsi finalmente liberi da quel peso incessante che avevi posto sul mio cuore il giorno in cui eri partito, andandotene via da me. «Lo so. È lo stesso per me e continuerà ad essere così, kookie.»

«Perdonami, Taehyung. Ti prego, perdonami. Mi dispiace così tanto, devi credermi. Non avrei mai voluto che andasse a finire così, sul serio. Io-...Io-...»
E ti zittii per la seconda volta, non riuscendo a sostenere quella situazione. Non ce la facevo più, ma non volevo crollare del tutto davanti ai tuoi occhi; dovevo essere forte. Dovevo essere forte per me, per te, per noi.

«Shh, va tutto bene ora. Siamo insieme, vedi? Siamo solo io e te. Fino al mio ultimo respiro, ricordi? » ti domandai, stringendoti più forte a me, e quando mi guardasti negli occhi, capii che non avessi dimenticato niente di tutto quello che eravamo stati.

Fece dannatamente male lasciarti andare quella notte. Fece dannatamente male dirti addio.
Ma per quelle poche ore, decisi di ignorare le conseguenze del mattino dopo e mi lasciai amare un'ultima, singola volta.

«Fino al mio ultimo respiro. »

Angolo autrice
Sono orribile e ho pubblicato lo stesso. Ops.
Aspetto gli insulti qui sotto 🙈⬇️
love you all
P.s -4 lmao

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora