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«Certamente. » risi, ascoltandoti.
Mi era mancata così tanto la tua voce che quella sera non mi resi nemmeno conto di aver messo automaticamente da parte tutto il dolore che mi avevi fatto provare, solo per puro piacere di sentirti ancora. Stupido, non credi?
« Figurati! È stato un piacere anche per me. No, nessun disturbo.» scossi la testa, come se potessi vedermi e inizia a giocherellare con i fili del telefono.

«Devi andare?» non mi ero accorto che il sorriso sul mio svolto era svanito con la stessa velocità con la quale era comparso. Cercai di reprimere la sensazione all'altezza del petto che piano, piano si stava di nuovo riappropriando del mio corpo, come se fosse diventata effettivamente parte di me, e provai a nascondere la delusione nella mia voce.
«Oh giusto, si. Jennie ti aspetta.» sussurrai le ultime parole con disgusto e rabbia, ma sperai che non notassi quanto anche solo il suo nome mi facesse sentire così fuori posto, inappropriato.

Sai cosa volevo dirti quella volta, Jungkook? Che ti stavo aspettando anche io e che lo stavo facendo da anni ormai.
Aspettavo che ti rendessi finalmente conto dello sbaglio che stavi commettendo.
Aspettavo di vederti un giorno davanti la mia porta per chiedermi scusa per tutto quello che mi avevi fatto passare e aspettavo di perdonarti, come un illuso, per poi baciarti senza lasciarci neanche il tempo di respirare.
E fare l'amore, l'amore e l'amore.
Io con te e tu con me, insieme, dove il mio corpo sarebbe di nuovo diventato tuo per una notte e per le altre mille che ne sarebbero seguite. Ti avrei affidato il mio cuore e tu il tuo senza esitazione e niente e nessuno avrebbe più potuto rovinare ciò che era stato nostro e che sarebbe rimasto tale, fino alla fine dei tempi.
Ma mi mancava il coraggio di parlare, come al solito, e anche quella volta decisi di rimanere in silenzio, lasciando che le parole che avrei tanto voluto che tu sapessi, mi morissero in gola.

Ero così stupido a quel tempo per pensare che sarebbe successo prima o poi, Jungkook?
Mi chiedevo perché continuassi ad aspettare una cosa che non sarebbe successa con la consapevolezza di star ancora illudendo me stesso e il mio povero cuore, nuovamente bisognoso del tuo sporco amore.
Ti amavo troppo per rendermi conto di quanto, in realtà, la nostra storia mi stesse facendo del male. Ma l'amore rendeva cieco chiunque ed io brancolavo nel buio da troppo tempo per accorgermi che la strada che stavo percorrendo mi avrebbe portato davanti ad un dirupo, dove mi sarei lasciato andare giù, senza la tua mano a stringere la mia per salvarmi dall'inevitabile.

«Ti scriverò. Ho il tuo numero, no? » finsi una risata e abbassai lo sguardo, fissandomi la punta dei piedi. «Ci vediamo, allora. A presto...» sussurrai una seconda volta, non volendo che la voce mi tradisse.
Non ero preparato alle parole che ti sentii pronunciare subito dopo e per poco non smisi di respirare quando tentai goffamente di rispondere.

«Mi sei...» bofonchiai.
Era davvero la scelta giusta ricambiare, però?
Temevo che se l'avessi fatto, avresti capito che i miei sentimenti per te non erano cambiati. Avevo il terrore che avresti potuto realizzare quanto in realtà ti amassi ancora e una domanda, alla fine, mi sorse spontanea: lo volevo davvero?
Perché forse stavo solo cercando di nascondere con la paura la voglia irrefrenabile di dirti che non avevo dimenticato niente di quello che c'era stato tra di noi.
Volevo che tu sapessi che, se solo avessi voluto, io sarei stato disposto a ritornare da te per ricominciare da capo la nostra vita assieme, perché ti amavo così dannatamente tanto da mettere da parte il mio cuore. Ancora, ancora e ancora.
Però io ero sempre stato solo un illuso e tu avevi smesso di amarmi da tempo.
«Mi sei mancato anche tu.»
Poi più niente. Che stupido.

Abbassai la cornetta del telefono con un sospiro e rimasi a fissare il vuoto per un po'. Quando alzai il capo per guardarmi allo specchio di fronte a me, mi accorsi delle lacrime che stavano cadendo come pioggia sul mio viso e un sorriso triste si fece spazio a tornire la mia pelle pallida.
Un brivido percorse la mia schiena e incominciai a sentire improvvisamente freddo non appena mi accasciai sulla parete più vicina della stanza.
Portai la testa tra le mie gambe e le braccia a stringere forte i miei capelli tinti. Scossi il capo più volte con rassegnazione e mi lasciai di nuovo abbandonare al mio pianto isterico.

Non riuscivo a capire come non ti rendessi conto di quando male mi stessi facendo.
Domande su domande stavano riempiendo la mie testa come un cestino pronto a scoppiare e mi venne quasi da vomitare al pensiero di immaginarti con lei, nello stesso momento in cui io stavo piangendo ancora per te.
Mi facevo pena.
Più pensavo, più non riuscivo a capacitarmi di come per te fosse tutto così normale.
Possibile che non avessi sentito nulla?
Possibile che non te ne importasse davvero più niente?
Avevi forse finto di essere diventato sordo?
Perché non avevi sentito il dolore che traspariva dalla mia voce così falsamente felice per te?
Era possibile che ti fossi già dimenticato noi?

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora