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Chiamai il primo taxi disponibile e frettolosamente diedi le indicazioni per arrivare in chiesa il prima possibile.
Non smettevo di muovermi su quel sedile posteriore dell'auto, agitato e in ansia.
Controllavo l'orario dal mio cellulare ogni secondo, sperando che non fosse davvero troppo tardi per rimediare.

Ero stato un incoerente, un masochista e un codardo per troppo tempo. Quel giorno avevo deciso di rischiare tutto perché sapevo sarebbe stata l'ultima possibilità che avrei avuto per non perderti per sempre. Dovevo combattere per il nostro amore. Dovevo combattere per te.

La vita, tuttavia, decise di prendermi in giro per un'ultima, singola volta.
Il tassista, notando il mio disagio, imboccò una strada diversa, più corta, ma che peggiorò soltanto la situazione.
Rimanemmo bloccati nel traffico con altre cento macchine a suonare il clacson, con le persone innervosite e impazienti di andare via da lì.

«Merda!» imprecai tra me e me « Quanto pensa ci voglia per ritornare a camminare?» domandai allora al guidatore davanti a me.
Quest'ultimo scese dalla macchina e fissò la lunga fila che ci precedeva e scosse la testa.
«Non saprei. Venti minuti, credo?»

Troppo tempo. Avrei perso troppo tempo.
Iniziai a frugare nel mio portafoglio, fino a che non trovai le banconote che mi servivano e gliele porsi senza pensarci due volte.
«Mi scusi, ma sono un po' di fretta.» aprii lo sportello e scesi dalla macchina, rischiando quasi di cadere.
«Ehi, ragazzo!» il tassista provò a chiamarmi e non appena sentii la sua voce, con un gesto veloce di mano risposi:«Si tenga pure il resto!»

Iniziai a correre con tutte le forze rimaste in corpo e maledissi gli anni in cui avevo detto di no alle ore in più di palestra con Hoseok.
Sorpassai le prime macchine con facilità, arrivando tuttavia col fiato corto alla fine.
Presi un respiro profondo, imponendo a me stesso di ignorare come il mio cuore stesse battendo all' impazzata dentro la cassa toracica mentre sentivo ormai i polmoni bruciare.

Per un attimo ebbi la paura che le gambe avrebbero ceduto alla fatica, ma riuscii ad arrivare davanti ai piedi della chiesa dopo circa dieci minuti.
Non mi fermai neanche per recuperare un minimo di fiato e senza pensarci due volte, spalancai le porte dell'unico ostacolo che mi stava impedendo di raggiungerti...

Ma avrei dovuto saperlo, Jungkook, che quando il tempo non è dalla tua parte, è inutile sperare di potercela fare.

Allo scoccare delle campane, le vostre labbra si unirono in un lungo bacio che mi fermò il cuore in gola.
Sentivo le urla di gioia e i pianti felici delle persone attorno a me, ma sperai fosse solo un brutto sogno. Un incubo dalla quale mi sarei voluto volentieri svegliare.
Quella, però, era la realtà ed io la stavo vivendo pienamente.
Quando vi allontanaste, come se avessi sentito il mio sguardo su di te, ti voltasti verso di me e sgranasti gli occhi per lo stupore.
Non mi aspettavi lì davanti, eh?

Mi guardasti come si guarda un pazzo, come si guarda uno sconosciuto, come si guarda un illuso.
Gli occhi caddero sulle vostre mani ancora unite e non appena notasti il mio sguardo poggiarsi su quell'anello ora fermo sul tuo dito, ti allontanasti da lei come scottato e nascondesti le mani dietro la schiena.

Che senso aveva farlo, però? Era finita, Jungkook.
Era inutile nascondere ciò che era ormai evidente: ti avevo perso.
Ti avevo perso nonostante avessi lottato fino alla fine, nonostante avessi provato a sperare.
Ti avevo perso ed era stata tutta colpa mia.

Ma dopotutto avrei dovuto aspettarmelo: due anime come le nostre non erano fatte per stare insieme. Due anime che si desideravano così tanto da impazzire, da farsi male, ferirsi, confortarsi e poi ricominciare.
Due anime così non potevano stare assieme.

Ci eravamo amati troppo e forse era stato questo il nostro sbaglio più grande, perché si sa che in amore chi ama soffre sempre. Noi due eravamo stati solo un altro esempio lampante.

Avrei dovuto saperlo.
Mi sarei dovuto arrendere fin da subito, fin dal primo ti amo, fin dal primo sguardo, eppure siamo entrambi andati contro il destino consapevoli di quello che ci avrebbe riservato in seguito.

Avremmo solo dovuto arrenderci, Kook. Bastava solo accettare ciò che la vita ci aveva proposto: una condizione che ci imponeva di viverci ma da lontano, dagli occhi indiscreti della gente.
Lontano dagli occhi di chi non poteva capire.
Non eravamo stati capaci di accontentarci, è vero, ma ad oggi posso dirti che non mi pento di nulla. Quello che mi avevi lasciato, quello che mi avevi fatto provare, fu la prova che ne era valsa la pena.

Era stato meglio così.
Ritrovarsi come due semplici sconosciuti che un tempo avrebbero dato tutto per l'altro, che non potevamo più fare nulla, se non guardarsi per l'ultima volta con il cuore in mano.
Era stato meglio così.

Avevamo fatto finta di essere ciechi per troppo tempo, cercando di ignorare ciò che era stato scritto nelle stelle fin dal primo sguardo che ci eravamo scambiati. Era destino, Kook.
Un destino che ci aveva fatto odiare, amare e poi perdere. Però devi credermi quando ti dico che era stato meglio così: tu con lei ed io con qualcun altro.

JK sta scrivendo...

Inviato da Jungkook alle 00:00 a.m
Mi dispiace.

Letto alle 00:01 a.m

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora