4%

3.4K 346 60
                                    

«Taehyung, sono ancora io. Richiamami appena puoi, per favore.» Ancora la tua voce.
Stavo ascoltando un altro dei tanti messaggi in segreteria alla quale non avevo mai risposto.
Erano passate due settimane e ancora non avevo avuto il coraggio di alzare quella maledetta cornetta per chiamarti. Potevo definirmi un codardo?

« So che ricevi i miei messaggi, Hoseok me l'ha detto. Per favore, ti prego, voglio solo parlare.» sembravi disperato, bisognoso di me. Ero felice di sapere che stavi soffrendo, che mi desideravi ancora.
Ero consapevole che non era per lo stesso sentimento per la quale ti volevo io, ma immaginare era l'unica cosa che mi era rimasta da fare.

Quando il messaggio terminò, lo riprodussi di nuovo. Ancora, ancora e ancora.
Stavo leggendo la risposta che cercavo disperatamente tra le righe di un foglio bianco, ma non riuscivo a smettere di illudermi.
Ero convinto che ci fosse di più, molto di più, rispetto a quello che stavi facendo trasparire e volevo così tanto saperlo.

E magari fu proprio quella tua voce rotta da un pianto silenzioso, la tua tristezza, le tue parole, o più semplicemente, fu solo uno dei miei tanti momenti di debolezza che mi fecero cedere.
Speravo in un ritorno, forse.
Un ritorno di me, di te, di noi.

Alzai la cornetta con le dita tremanti, non lasciando neanche che il messaggio finisse di essere riprodotto per quella che sembrava essere la sesta volta, e ricomposi il numero che ormai conoscevo a memoria.
Uno, due, tre squilli.
Poi la tua voce.

«Pronto?»
Sembrava ti fossi svegliato da poco, la tua voce era roca e bassa. Che ore erano esattamente? Era troppo presto, troppo tardi? Risi a quel pensiero. Certo che era troppo tardi, avevo perso la mia possibilità tanto tempo fa.
Il mio cuore perse un battito quando riprovasti a parlare. Non ero più abituato a sentire quella voce essere rivolta a me.

«Pronto, chi è?» ripetesti spazientito. Aprii la bocca in cerca di parole, di aria, di qualcosa che mi aiutasse a liberarmi dal macigno sul petto che premeva insistentemente per farsi notare, sentire.

Boccheggiai per alcuni secondi, inumidendomi le labbra ormai secche e aspettai ancora. Avevo il cuore a mille e non sapevo più che fare.
Quando capii che stessi per chiudere la chiamata, però, parlai in preda al panico.
Forse per paura di non riuscire a trovare più il coraggio di farlo, forse perché ero disperato quanto te o forse perché, sebbene sapessi quanto mi avrebbe fatto male, avevo bisogno di quel dolore. Avevo bisogno di te.

Mormorai quattro semplici parole, che pesarono più di tutte quelle che ci eravamo già detti: «Ciao, Jungkook. Sono Taehyung...»
«Taehyung? Il mio Kim Taehyung?» esclamasti con una breve risata.
Per poco non mi venne da vomitare, perché non ero più il tuo Taehyung e tu non eri più il mio Jungkook. Non potevi più dirlo. Eppure quello che uscì dalle mie labbra fu il contrario. «Si, si sono il tuo Taehyung...» mormorai, forzandomi di ricambiare la tua allegria.

Solamente a me faceva male sentirti?
«Come-...Come stai? Oh mio Dio, è passato così tanto tempo, io-...» sospirasti, facendomi scappare un'altra piccola risata « Sono contento che tu abbia chiamato, Hyung!»
Senza pensare, risposi: «Sono contento anche io, Kook...»
E per la prima volta mi sembrò di tornare a respirare dopo ore di apnea.

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora