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«Dovresti contattarlo, secondo me. Non potete continuare in questo modo e poi sai quanto Jungkook tenesse a te. Gli farebbe sicuramente piacere la tua presenza quel giorno...» Hoseok scosse la testa, rassegnato.
Aveva organizzato la solita serata tra ragazzi a casa sua insieme a Jimin e ora mi stava facendo una delle sue solite ramanzine.
Non capiva che nemmeno sta volta sarebbero servite a qualcosa?

Jungkook ci teneva, aveva detto, e per poco non scoppiai a ridergli in faccia quando sentii quelle parole. Tu non ci tenevi.
Avevo passato quel fine settimana completamente inghiottito dal rimorso e dal dolore ed ero giunto ad una conclusione che sembrava più drastica e drammatica di quanto fosse in realtà, probabilmente, ma avevo riflettuto abbastanza da realizzare che a te non fosse mai importato niente di me.
Era questo che volevo dirgli, ma alla fine presi la decisione di starmene in silenzio. Ormai ero abituato a stare zitto e lasciare che il dolore mi divorasse dall'interno.

«Taehyung, Hoseok ha ragione.» Mi girai a guardare Jimin e inarcai un sopracciglio con sguardo interrogativo.
Mi domandai perché si stesse mettendo in mezzo anche lui, dato che dopo il chiarimento avuto il giorno dopo la chiamata, sapeva cosa stessi provando e cosa pensassi di tutta quella situazione.
« Sono ancora dell'idea che tu debba dirgli di no, è vero, ma penso sia giusto almeno chiamarlo per fargli sapere che hai ricevuto il suo messaggio.» alzò la testa e i nostri occhi si incontrarono. « Jungkook non fa altro che domandarmi se gli scriverai e aspetta davvero che tu lo faccia. Mi ha detto che gli manca parlarti, anche se non so quanto conti tutto questo adesso...»

Mi alzai di scatto dal divano appena sentii quelle parole e mi avvicinai con passo felpato al frigorifero, prendendo una birra fresca da quest'ultimo. Non mi piaceva neanche, la birra, ma in quel momento sentivo il bisogno di liberare la mente da qualsiasi pensiero.
Hoseok e Jimin alzarono un sopracciglio in contemporanea, confusi dal mio comportamento, ma non dissi nulla e loro non domandarono.

«Mente.» pronunciai amaramente quelle parole, prima di portarla alla bocca e berne un sorso abbondante, lasciando che alcune gocce ricadessero giù per il mio collo. Ingoiai il liquido con una smorfia e continuai «L'ha sempre fatto. Mente da quando ci conosciamo. Sa fare solo quello, ormai.»

Mi stavo sentendo attaccato da ogni dove, mentre i miei due amici più cari stavano difendendo te che per me, invece, eri indifendibile. Volevano a tutti costi che ti chiamassi ma, Kook, non ce la facevo.
Ero ancora troppo ferito per riuscire a parlarti senza crollare.

«Tae...» mi ammonì Hoseok e io lasciai che il suo sguardo truce mi trafiggesse come una lama. Per un momento cercai anche di ricambiarlo, ma durò poco. Ero troppo stanco per discutere, troppo stanco per controbattere.
Mi sedetti sul bancone della cucina, proprio di fronte a loro due che non smettevano di guardarmi con quegli sguardi pieni di pietà. Facevo così tanta pena da dover essere compatito?

Quando la situazione diventò per me insostenibile, sbottai: «Che cosa volete che vi dica?» strinsi forte il collo della bottiglia di birra e continuai «Volete che vada da lui per dirgli che manca anche a me? »
Sentii il groppo in gola improvvisamente farsi più pesanti, più insistente. Fu allora che chiusi gli occhi, cercando di regolarizzare i miei respiri. « Volete che vi dica che l'unica cosa che desidero in questo preciso istante è averlo proprio qui, accanto a me, solamente per rendermi ridicolo un'altra volta e confessargli che lo amo ancora? Volete che vada da lui a gridargli tutto quello che provo? »
La mia voce tremò, la vista si appannò.

Incapace di contenere più la rabbia immane, con un gesto plateale, lanciai la bottiglia mezza vuota di birra a terra, lasciando che i cocci di vetro si spargessero su tutto il pavimento della stanza. I due sussultarono e sgranarono gli occhi, increduli; si erano alzati entrambi, forse nel vano tentativo di calmarmi.
Non volendo subire ancora quelle occhiate disperate, rimasi a fissare quei pezzi di vetro solamente per alcuni istanti e, incurante delle lacrime sul mio viso, mi chinai a raccoglierli. Alcune schegge si insediarono dentro la mia pelle, tagliandola, ma non feci caso al dolore.

«Volete che gli vada a dire che lo voglio ancora? E' questo quello che volete?» sussurrai, allora, sentendo le forze abbandonare il mio corpo ad ogni coccio raccolto. Da quanto tempo non dormivo?
Seduto ora su quel pavimento freddo, strinsi i lembi della mia maglia con rabbia, non avendo più la forza di contenere le mie emozioni.
Sospirai, affranto, e abbassai la testa sentendomi sempre più piccolo sotto gli occhi attenti dei due miei migliori amici.
Fu allora che si avvicinarono a me, preoccupati, e cercarono di sollevarmi da terra afferrando entrambe le mie mani.
Rifiutai il loro aiuto.

Accortisi del sangue sulle mie dita, li vidi scambiarsi un'occhiata veloce e Hoseok si precipitò in bagno per cercare qualcosa che potesse fermare la perdita.
«Tae... » mormorò piano Jimin, abbracciandomi. « Andrà tutto bene, okay? Ci siamo noi con te. Vedrai che passerà.» La sua mano cercava di confortarmi accarezzando piano la mia schiena, delicatamente, mentre Hoseok puliva con un panno bagnato le mie ferite.

Valutai solo allora l'ipotesi che potesse essere difficile anche per loro; erano state persone che ti avevano amato come un fratello e che ora erano costrette ad allontanarti per il mio bene. Mi sentii maledettamente in colpa per aver pensato solo a me fino a quel momento perché si vedeva dal modo in cui mi trattavano, dal modo in cui cercavano di parlarmi, che non sapevano neanche loro come comportarsi. Volevano confortarmi con i loro forzi, le parole, gli abbracci ma erano consapevoli, come lo ero anche io, che niente avrebbe guarito il mio cuore a pezzi.
Una volta rotto i segni di questo dolore sarebbero rimasti evidenti.

Cadde il silenzio. Hoseok e Jimin tentarono di nuovo di farmi calmare, senza successo. Assorto completamente da quel dolore incessante, scossi la testa, singhiozzando: «Non posso chiamarlo, capitemi, vi prego...» sentii Jimin stringermi più forte. « Finirei per piangere davanti a lui e non voglio, okay? Non posso permettermelo.»

Mi morsi il labbro inferiore, preparando il mio cuore a ciò che avrei detto in seguito.
Sperai soltanto che quelle parole non risultassero più disperate di quanto lo fossi in realtà. Con la voce rotta dal pianto, sussurrai: «Ha fatto la sua scelta, ragazzi. Ha scelto di non amarmi.»

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora