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Seoul, Corea del Sud

Due anni prima

Il 18 ottobre, 2016

«Kook, smettila!» Taehyung urlò a pieni polmoni, prima di lasciarsi andare in una fragorosa risata. Il castano scalciava e si dimenava sotto gli occhi attenti di Jungkook che lo teneva saldamente fermo dai polsi con una mano, mentre con l'altra si muoveva esperto su quella pelle ambrata.
«Ti prego, non respiro più! Ho i crampi allo stomaco!» era riuscito a dire, prima di iniziare a ridere di nuovo.
Taehyung rideva e rideva e il moro non smetteva di sorridere nel vederlo felice.

Sdraiati sul letto della camera di Jungkook, erano solo loro due in quel grande appartamento, eppure sembravano essere abbastanza per entrambi.
I pomeriggi del genere si erano fatti sempre più frequenti e avevano trasformato la noia in una piacevole abitudine della quale non si sarebbero mai stancati.
«Ritira quello che hai detto, allora.» rispose il moro, lasciando che le mani vagassero lentamente più a sud, vicino al ventre del castano. «Sono molto meglio io di quel Bogum. Avanti, dillo!» gli aveva ordinato con un tono che non ammetteva repliche, nonostante il tenero sorriso a contornagli il viso pallido.

Taehyung scosse la testa, con sguardo divertito, e cercò di allontanarlo per la millesima volta da sé. «Non è colpa mia se sei così geloso! L'ho sempre detto io che Bogum è...è...» si dovette fermare per riprendere fiato una volta che Jungkook ricominciò quella dolce tortura. Non ce la faceva più, sentiva davvero che sarebbe scoppiato da un momento all'altro.
Alla fine si arrese e gettò le mani ai lati della testa, urlando miserabilmente un «Okay, okay! Mi arrendo! Sei molto meglio di Bogum o di qualsiasi altra persona!» e Taehyung rise, pronunciando quelle parole.

Dio, quanto piaceva al moro vederlo ridere.
Era così imprevedibile, inaspettata, ma era un suono talmente dolce che gli era impossibile non amarlo.
Paragonava la sua risata al cinguettio degli uccelli; al rumore del vento che si destreggiava tra i fiori appena sbocciati o persino all'infrangere delle onde contro gli scogli, impazienti dell'arrivo di una nuova estate alle porte. Era talmente genuina, naturale, da far sembrare tutto il resto banale.

«Mhh» Jungkook si avvicinò al viso di Taehyung, facendo sfiorare i loro nasi in modo delicato, impercettibile. «Questa era la risposta che volevo.»
I due si lasciarono andare in un bacio casto ma pieno d'amore e intesa. A loro non servivano quei baci colmi di passione per far capire all'altro quanto si amassero. Era evidente nel modo in cui si guardavano, si toccavano, si parlavano, che c'era amore.

Quando si staccarono con un sonoro schiocco, Jungkook si lasciò cadere accanto al castano, appoggiando la testa sul suo braccio. Insieme guardarono il soffitto per un po', non preferendo parola, ma con ancora un sorriso tra le labbra che minacciava di uscire fuori con prepotenza.
Appena, però, il moro si girò a guardare il viso perfetto di Taehyung, il sorriso scomparve nel vedere il cipiglio comparire sulla sua fronte.
«Ehi, che succede?» Jungkook gli cinse la vita quasi automaticamente e lo fece girare verso di sé. Voleva che quell'espressione sul suo volto scomparisse; non gli piaceva vederlo così sofferente. Taehyung non si meritava questo.

«Quando glielo diremo?» mormorò il castano, prendendo finalmente il coraggio che stava cercando in quei pochi ma interminabili minuti.
L'espressione preoccupata di Jungkook si tramutò in una di sconforto e abbassò lo sguardo, capendo a cosa si riferisse. Ne avevano parlato fin troppe volte per far finta di non capire.
«Presto, Hyung, promesso.» lo rassicurò, sebbene sembrava stesse cercando di rassicurare più se stesso.« Sai com'è fatto mio padre. Ho bisogno di tempo per fargli metabolizzare la cosa. Darebbe di matto se lo scoprisse così su due piedi.»

Ormai il moro si era rimesso seduto, non volendo incontrare gli occhi sofferenti del castano. Faceva sempre male dover affrontare l'argomento, perché sapevano entrambi che non sarebbe servito a niente.
«Kook, stiamo insieme da un anno e mezzo ormai. Quanto tempo pensi possa riuscire a sopportare ancora?» la flebile voce del più grande fece tremare il cuore del moro come se fosse stato attaccato da un improvviso terremoto pronto a distruggerlo e a farlo a pezzi.
Odiava vederlo piangere. Odiava vederlo piangere a causa sua.

«Ti prego, Tae, non fare così. La situazione con mio padre, con l'azienda, è complicata.»
Pronunciando queste parole, Jungkook si tirò talmente forte i capelli da farsi male.
Aveva terribilmente paura di affrontare il padre, di rivelargli i suoi veri sentimenti riguardo al suo futuro, di rivelargli il vero se stesso.

Aveva paura perché non l'avrebbe accettato, egoista com'era. Non avrebbe capito, non l'avrebbe appoggiato.
Taehyung queste cose le sapeva bene, ma continuava imperterrito a chiedere di più di quanto sapesse Jungkook sarebbe stato disposto a dare. Almeno in quel momento.

«Lo so, ma io sono stanco di sentirmi così invisibile al tuo fianco. Sono stanco di vedere le altre ragazze avvicinarsi a te e non poter fare niente per impedirlo. Sono stanco di non poterti toccare e baciare davanti a tuo padre e davanti a tutti gli altri.» si asciugò frettolosamente le lacrime che scivolavano come pioggia sulla guancia rosea.« Sono solo stanco di non poterti amare come vorrei, Kook.» si lasciò sfuggire un singhiozzo, prima di nascondere il viso sotto al morbido cuscino del letto, mentre sentiva lo sguardo di Jungkook trafiggerlo come lame di cento spade.

Entrambi avevano paura. Chi di perdersi e di non riuscire più a trovare sé stesso; chi di perdere l'altro. Taehyung aveva le idee ben chiare sui suoi sentimenti, sulla vita che avrebbe voluto vivere insieme al moro, ma Jungkook sembrava essere ancora titubante, insicuro.

Entrambi avevano così tanta paura di non farcela, di non riuscire a realizzare ciò che volevano, che preferivano rimanere fermi a guardare che le cose si sistemassero da sole.
Avevano paura, così tanta paura, ma in amore bisogna avere coraggio, determinazione, se non si vuole perdere l'altro, perché si è in due ad affrontare un problema e in due a pagare le conseguenze.

Ma forse era proprio questo il punto: non volevano che l'altro si prendesse le colpe altrui. Le responsabilità, le sofferenze, le preoccupazioni.
Non volevano perché condividere significava anche rischiare e loro non erano ancora pronti a questo.

«Anche io, Tae. Prometto che tutto questo finirà presto. Devi solo fidarti di me.» Jungkook cercò di sorridere, di convincerlo che tutto sarebbe andato bene. Gli accarezzò la nuca, facendo passare le proprie dita tra i suoi morbidi capelli e si lasciò andare ad un lungo sospiro.

Sentendo la voce ovattata del castano ricambiare con un insicuro «Va bene. Mi fido di te, Kook.» il moro lo avvolse in un caldo abbraccio, stringendolo forte a sé, mormorando parole di conforto. Forse a lui, forse a se stesso. Forse ad entrambi.
Jungkook era convinto che non lo avrebbe perso. Era sicuro. Eppure, quando Taehyung alzò lo sguardo da quel cuscino, mostrando il volto bagnato dalle lacrime, non ricambiò il sorriso. Nemmeno una volta.

Angolo autrice
Ciao :)

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora