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Il mattino seguente, mi svegliai completamente da solo in un letto che conservava ancora il tuo profumo.
Pur sapendo che sarebbe finita così, avevo sperato dentro di me di rivederti un'ultima volta al mio risveglio e quando questo non accadde, fece ancora più male.

Rimasi seduto sul mio letto per un po', non so esattamente quanto, fissando il vuoto.
Non ero arrabbiato, non riservavo rancore, non ti odiavo, non ero triste...mi sentivo solo uno stupido illuso.

Semplicemente non lo ritenevo giusto. Non ritenevo giusto non avere avuto la possibilità di amarti come avrei voluto.
Avevamo solo provato a stare insieme, perché eravamo innamorati e tenevano all'altro come niente al mondo. Allora perché eravamo finiti con l'essere diventati due perfetti sconosciuti?

Io non potevo dimenticare il nostro amore, non potevo dimenticare tutte le nostre prime volte.  Non potevo dimenticarmi di te.

All'improvviso sentii la porta della mia stanza aprirsi e, con la stupida speranza che fossi ancora tu, mi voltai a guardare.
L'espressione spensierata di Jimin, si tramutò in preoccupazione non appena vide il mio viso. Doveva essere tornato da poco, pensai. Che ora era? Da quanto tempo eri andato via?

«Tae, perché stai piangendo?» mi aveva domandato con il suo solito tono dolce, affrettandosi a raggiungere i piedi del letto. Si era inginocchiato davanti a me e con le mani ancora fredde, aveva preso le mie tra le sue.

Stavo piangendo? Non lo ricordo. Onestamente ricordo molto poco di quello che successe dopo.
Ricordo di averlo abbracciato, di aver trovato conforto nel calore che il suo corpo emanava, di essermi sentito al sicuro sotto il suo tocco deciso ma delicato. Non ricordo, però, di aver iniziato a singhiozzare talmente forte che fu impossibile per Jimin zittirmi. Non ricordo di aver iniziato ad urlare, a picchiare con forza contro il suo petto, incurante delle lacrime lungo il mio viso.
Non lo ricordo, perché avrei voluto soltanto dimenticare.

Alla fine crollai.
Avevo resistito così a lungo per te, per non farti pesare ancora di più quella odiosa situazione, eppure quando fui io a crollare, tra quelle stesse lenzuola in cui avemmo fatto l'amore poche ore prima, non trovai le tue braccia a sostenermi e questa consapevolezza, mi diede il colpo di grazia.

«Che è successo? Tae, per favore...»
Per quanto cercasse di confortarmi, non erano le sue mani che volevo mi toccassero. Non era la sua voce che volevo sentire, non erano le sue braccia che volevo attorno a me.
«Si tratta di Jongdae? Hai iniziato a comportarti in modo strano dopo che mi hai detto di averci parlato ieri. È colpa sua, non è così?» aveva corrucciato la fronte, il suo sguardo si era fatto serio e la stretta delle sue mani si fece più forte.

Se non fossi stato così disperato, avrei probabilmente cercato di calmarlo e rassicurarlo, ma non ebbi la forza.
Jimin era sempre stato molto protettivo nei miei confronti, forse anche troppo, ma vederlo così arrabbiato mi fece sentire in colpa.
Non avevo mai pensato che questa situazione potesse condizionare così tanto lo stato d'animo delle altre persone; non avevo mai pensato potesse ferirle quanto ferisse me.

Scossi la testa e mi morsi il labbro inferiore per cercare miserabilmente di trattenere altri singhiozzi e altre lacrime amare. In quel momento avevo solo voglia di andare via, di scappare e non tornare più. Avrei voluto essere qualcun altro, per una volta. Essere felice.
«Allora di chi è la colpa? Chi ti ha ridotto così?» Domandò, sedendosi accanto a me, ma non mollando la salda stretta delle sue mani tra le mie nemmeno una volta.

Avrei voluto rispondergli che era stata colpa mia, che a ridurmi in questo stato ero stato io con le mie insicurezze e le mie insulse paure. Perché se non mi fossi comportato da stupido, da codardo, forse in quel momento saremmo stati ancora insieme. Forse ti avrei tenuto tra le mie braccia ancora per un po'. Forse.
Non dissi nulla, tuttavia. Scossi di nuovo la testa e lo pregai di smetterla con le domande; non ce la facevo più di affrontare i problemi. Quindi dissi l'unica cosa che mi venne in mente e che lo zittì senza lasciargli il tempo di rispondere.

«È finita, Jimin.» sussurrai tra le lacrime. «Jungkook è andato via. L'ho perso per sempre sta volta.» e un paio di mani, a quel punto, cercarono disperatamente di raccogliere da terra i pezzi del mio cuore infranto non sapendo, però, che ormai era troppo tardi.

Angolo autrice
-3? Yep

Somebody else || JJ.K & KT.HDove le storie prendono vita. Scoprilo ora