Capitolo 3

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Nuove conoscenze

Uscii di casa, mi sentivo abbastanza tranquilla e sicura, andai a fare un po’ di spese per comprare tutto il necessario per iniziare una nova vita, però d’un lato questa città mi ricordava Paul perché le spiagge erano molto simili a quelle di Malibù, doveva avevamo trascorso una vacanza meravigliosa una delle migliori della mia vita, così preferivo non ricordare, mi sentivo  strana confusa,ma sapevo che era normale questa era stata la mia decisione e anche se faceva male era tutto per il bene del bambino. Passeggiavo nei dintorni del mio quartiere, era tutto  molto calmo ed orinato,non faceva molto caldo perché soffiava una leggera arietta che ti faceva il solletico quando veniva a contatto con la tua pelle. Passando davanti ad un piccolo negozietto  mi accorsi di un’insegna ‘cercasi commessa’ così con un sorrisetto  mi precipitai dentro. Era un piccolo negozietto che profumava di vaniglia, era piccolo ma luminoso e tutto pitturato di bianco , i vestiti erano perfettamente sistemati negli appendiabiti mentre alcuni erano piegati perfettamente. Poi una ragazza che poteva avere la mia età mi accolse con un sorriso stampato sulle labbra e un’aria felice- buonasera, le posso essere utile?- mi chiese lisciandosi la gonna del vestitino turchese che portava.- si, m’interessava quel lavoro come commessa- la ragazza aveva una voce molto dolce , gli occhi marroni che erano la stessa tonalità dei suoi morbidi capelli che le cadevano sul seno formando dei boccoli ben definiti,la carnagione era abbronzata sui toni del dorato, aveva gli zigomi ben definiti e le labbra piccole e carnose, infine aveva una corporatura abbastanza minuta e  graziosa.- si, il posto è ancora libero, ti do un modulo dove c’è scritto tutte le cose che devi sapere ed informazioni sul tuo stipendio ,giorni liberi e ferie – disse tutto d’un fiato per poi fare un altro sorriso mentre si spostava agilmente verso il bancone  -grazie- mi prese un modulo che teneva  accanto a la cassa- se sei interessata, portalo domani  firmato e già da domani mattina inizierai a lavorare- - si, domani mattina lo porterò-uscii dal negozietto contenta di aver trovato un lavoro, il modulo lo avevo depositato nella borsa e stavo tornando a casa trascinando a fatica le borse della spesa quando incontrai  Alex, lo salutai timidamente e quando si accorse di me , si avvicinò e mi levò le busta dalla mani- queste le porto io- insistette – no dai Alex c’è la faccio da sola- stavo mentendo spudoratamente ma non volevo il suo aiuto ne tanto mene la sua compassione, - si vede lontano  un miglio che trascinavi le borse a fatica- disse iniziando a camminare verso il mio appartamento, facevo fatica a stragli dietro – aspettami- gli urlai- visto che non c’è la facevi?- disse  in tono canzonatori muovendo un po’ la testa , io non risposi , mi limitai a salire sull’ascensore, mi concentrai e dovevo ammettere che stavo iniziando a non avere  più paura.- ti volevo chiedere una cosa ?- chiesi durante il fantastico viaggio sul mio migliore amico: ascensore – dimmi, ci se ti posso essere utile chiedimi tutte le cose che ti servono- ammise  guardandomi dritta negli occhi- devo prenotare una visita all’ospedale , cosa devo fare?- - devi chiamare un numero , che poi ti darò, ma se vuoi posso farlo anche io se mi dici di che visita si tratta- - emm, non è un argomento facile da trattare, quindi volevo prenotarla  io- - ok, più tardi ti passo il numero e non ti preoccupare anche se è una cosa intima e ti serve qualcuno con cui parlare  io ci sono- bhe lui si era aperto nei miei confronti ma io non ero molto sicura di poterlo fare, lo conoscevo da pochissimo e avevo paura  che potesse scoprire il mio passato. – si, quando  avrò bisogno te lo dirò – gli feci l’occhiolino mentre aprivo l’appartamento, entrammo e posò le borse in cucina, dalle vetrate si vedevano  alcuni raggi che vagavano ancora nel cielo e giocavano a nascondino, nascondendosi sotto il mare , rimasi meravigliata da quel tramonto infatti mi ritrovavo con la bocca leggermente schiusa in una o e alzata di fronte la vetrata, Alex aveva un leggero ghigno stampato in viso- vedo che sei rimasta meravigliata- - si, non ho mai visto una cosa così bella – dissi voltandomi verso di lui e prendendo posto sul morbido divano bianco, mi sedetti e incrociai le gambe- aspetta qui io vado a prenderti il numero per chiamare l’ospedale - - si , fa pure con comodo non è urgente- uscì dall’appartamento lanciandomi un’occhiata, io mi alzai di nuovo dal divano e andai a sistemare le buste della spesa che giacevano sul tavolo , sistemai le cose al suo posto e improvvisamente mi venne una voglia matta di pizza, così presi quella che avevo comprato al supermercato  e che era nel congelatore e la misi nel microonde  , Alex era già tornato  e in una mano teneva un piccolo biglietto- ecco qui il numero- lo posò sul tavolo, poi spostò una sedia e si sedette- grazie – risposi, ricordandomi della pizza nel microonde – c’è  un buon odorino, cos’è ?- chiese annusando –pizza- risposi schietta ,schietta – ti va di mangiare con me?- chiesi, lo stavo pensando ma non volevo dirlo, le parole era uscite senza nessun preavviso-certo- presi una tovaglia e inizia ad apparecchiare la tavola- lascia fare a me – disse tirandomi anche questa come la busta della spesa  dalle mani ed iniziò a sistemarla sul tavolo, presi le forchette,  coltelli , bicchieri e piatti e li posizionai accuratamente in tavola, poi udii il bip del microonde e andai ad uscire la pizza, che emanava un odore che ti faceva andare in estasi, lo annusai, e le mie vie respiratorie si riempirono velocemente di quell’odore, servii il piatto con la pizza e prima di andarmi a sedere tirai fuori dal frigo due lattine di cola e una bottiglia d’acqua –mi ha fatto venire l’acquolina in bocca- disse guardando malizioso la pizza- prima gli ospiti- lo incoraggiai a prendere il primo trancio di  pizza – prima le donne- sottolineò – dai muoviti a tagliare il primo trancio se no neanche vedrei una briciola- -va bene- disse alzando in aria le mani in segno di resa , poi afferrò il coltello e con tanta maestria tagliò tutta la pizza in tranci poi ne prese uno e me lo posò nel  piatto e poi ne prese uno per se –buon appetito – dissi prima di sollevare il pezzo e metterlo in bocca  , lui ricambiò e iniziammo la nostra cena che proseguì  bene,l' avevamo passata chiacchierando del più e del meno senza aver parlato del nostro passato. Finito di mangiare sparecchiai mentre Alex sistemava le sedie- io ora vado ,vedo che sei stanca – disse felice- si in effetti sono un po’ stanca- finita quella frase sbadigliai – è stata una bella serata,spero di farne altre come queste – si sistemò la giacca- anche io spero che c’è saranno altre- non credo saranno più a due , ma a tre- notte Bea- -notte Alex- se ne andò chiudendo la porta del mio appartamento e io rimasi in piedi a guardarlo. Avevo tanta voglia di andare a letto, ma dovevo leggere e compilare il modulo, così lo tirai fuori dalla borsa e andai in camera da letto, lo gettai  sopra il letto  e andai in bagno a darmi una belle rinfrescata, dopo questo tirai fuori dalla valigia il mio pigiama lo indossai e poi mi buttai a peso morto e a pancia sotto sul letto ed inizia a leggere il modulo, man mano che voltavo pagina gli occhi si facevano sempre più pesanti e impossibili da tenere aperti così crollai in un sonno lungo e buio. Mi  svegliai grazie al sole che filtrava dalle vetrate ero a pancia in giù e il modulo ormai giaceva a terra aperto,constatai che era molto tardi, quindi alla velocità della luce mi sistemai, poi presi il modulo e misi una firma che sembrava essere fatta con i piedi e prima di andarlo a consegnare trangugiai  un bicchiere di succo ed uscii di corsa imprecando che l’ascensore fosse libero, così schiacciai più volte il pulsante, e l’ascensore sembrava non arrivare mai, quando finalmente le porte si aprirono, vidi Alex  che armeggiava con il suo telefonino – come mai tutta questa fretta?- mi chiese mentre le porte dell’ascensore si chiusero – ho da fare – risposi fredda, ma dentro di me ero anche nervosa di fare una bella figura al mio primo giorno di lavoro, -capito- rispose lui, forse veramente aveva capito che per me parlare con un uomo in questo periodo era molto difficile , uscii di corsa dall’ascensore e camminando velocemente arrivai al negozietto in cinque minuti. Prima di entrare mi ricomposi, e mi asciugai le goccioline di sudore che si erano formate per il nervosissimo – buongiorno- entrai e salutai cordialmente – giorno- rispose la ragazza di ieri che era alle prese con alcuni manichini-ho portato il modulo- dissi sventolando il foglio- vedo, che hai deciso hai accettato questo lavoro , quindi da oggi sari la mia collega- disse entusiasta montando il braccio del manichino  per poi venire da me e abbracciarmi, era una ragazza  molto amichevole e mi piaceva- io sono Cloe , ma puoi chiamarmi anche Clo- - io sono Beatriçe , ma anche tu mi puoi chiamare Bea- mi prese il foglio dalle mani e incominciò a sfogliarlo – bene- disse dopo aver finito e lo posò sul bancone – ora siamo quattro- mi guardò compiaciuta – io, tu, Megan e Ellie. Loro faranno tutti i turni di pomeriggio, mentre noi quelli di mattina solo oggi invece dovremmo farli tutte e due perché è il loro giorno libero, mentre loro faranno la mattina solo di sabato perché è il nostro- mi guardò dritta con i suoi occhi marroni- capito- - bene, che la nostra giornata inizi, appena arrivano le clienti ti spiegherò come fare , intanto dobbiamo preparare l’ultimo manichino, forza va a scegliere un vestito- mi diressi subito su una salopette di Jeans scolorito che mi era piaciuta subito quando ero entrata , per completare il look presi un top corto a righini bianco e blu ,una maxi bag bianca e delle zeppe in sughero- mi piace molto questo coordinato – disse Clo guardandolo per poi squadrare me compiaciuta- credo che noi andremo molto d’accordo  - dichiarò saltellando su se stessa – lo spero- dissi per poi unirmi alla sua risata che era contagiosa .

My dependence..youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora