I'm crawling in my skin

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Sono maledettamente in ritardo questa mattina; dovrei essere al lavoro tra cinque minuti e devo ancora lavarmi i denti e portare fuori Thor, oltretutto sono a pezzi e di pessimo umore.

Dopo il sogno di stanotte, ho fatto fatica a riaddormentarmi; sono riuscita a prendere sonno solo alle prime luci dell'alba, sfinita e con gli occhi gonfi, per tutte le lacrime che ho versato. A volte mi chiedo come faccia il mio corpo a reggere tutta questa pressione, questo dolore che mi schiaccia lo stomaco impedendomi di mangiare, di dormire e di vivere come una persona normale; credo che prima o poi crollerò,  prima o poi il mio corpo si ribellerà a tutte le angherie che sta subendo e andrà in black-out.

Non mi preoccupo più di nutrirmi regolarmente, né di coprirmi quando fa freddo, o di dormire per una notte intera. Non mi importa più di nulla, sopravvivo, ogni singolo gesto è frutto di un istinto di sopravvivenza che è insito in ognuno di noi; il mio corpo continua a inviarmi segnali d'allarme, svengo in continuazione e a volte non mi reggo in piedi, ma non ci bado, lascio semplicemente che tutto quanto mi scivoli addosso. Dovrei reagire, riprendermi, il tempo dovrebbe sanare le mie ferite e permettermi di rialzarmi, un passo alla volta; invece sembra che ogni giorno vada sempre peggio e invece che diminuire, il dolore che mi lacera dentro sembra aumentare ogni giorno di più.

Come si fa a risollevarsi dopo una caduta così? Come si fa a tornare a vivere, dopo che l'uomo che amavi è morto, lasciandoti sola e spezzata? 

Non lo so come si fa e la mia faccia macilenta è qui a ricordarmi, mattina dopo mattina, che io non sono capace di tornare a vivere, che non ce la farò, né adesso, né tra vent'anni. Ci ho provato, ho tentato di tornare a essere una persona mangiante e pensante e non solo un'automa che si muove per inerzia, ma non ho ottenuto grandi risultati.

Tre giorni fa ho provato a dormire ancora nella nostra camera, nel nostro letto, sperando che tutti i ricordi racchiusi in quelle quattro mura color pastello mi facessero sentire meno sola, sperando che il letto in cui ho dormito con mio marito per oltre un anno, me lo facesse sentire più vicino, regalandomi un po' di pace, ma ho ottenuto l'esatto opposto. Sono tre notti che lo sogno e che mi sveglio in lacrime e con lo stomaco che si contorce per il dolore; credo che tornerò a dormire sul divano, come ho fatto negli ultimi otto mesi, da quando lui non c'è più.

 Non avevo più messo piede nella nostra camera, non avevo mai trovato il coraggio di varcarne la soglia; a volte ero rimasta a osservarla, restando sull'uscio per delle ore, da quando il caldo sole pomeridiano irrompeva dalle finestre con le tendine azzurre, fino a quando calava l'oscurità; mi sedevo sul pavimento, con la schiena appoggiata allo stipite e restavo li ferma, in attesa che la crisi arrivasse e mi investisse, facendomi sputare fuori tutte le lacrime che avevo dentro, piangevo finchè non sentivo la testa scoppiare e gli occhi bruciare, lasciavo che il male fisico stemperasse il dolore che sentivo fin nel profondo della mia anima distrutta; finchè il mio cervello restava concentrato su un martellante mal di testa, non si preoccupava del dolore che provocava la mia anima che si sgretolava, come la terra di un dirupo scosceso, dopo un temporale. Sto scivolando via e non so come smettere di cadere nel buco nero che mi ha inghiottito il giorno in cui Tony mi ha detto che Steve è morto.

Dopo aver fatto tutto alla velocità della luce, mi incammino verso la casa della signora Hawkins, la vecchietta di cui mi prendo cura. Quando sono rimasta vedova, ho lasciato il mio lavoro alla biblioteca; non sopportavo dover vedere altre persone, o meglio non sopportavo lo sguardo curioso delle persone che mi vedevano ogni giorno in condizioni sempre più pietose, così mi sono licenziata e ho iniziato a fare da balia a Mary Hawkins, una delle tante signore anziane che vivono in questo piccolo paesino. Mary è cieca ed è rimasta vedova molto giovane, ha sempre vissuto con la figlia Paullina, ma ora che lei ha trovato lavoro fuori città, sua madre ha bisogno di un aiuto e io ho accettato volentieri di darglielo, nonostante non avessi bisogno di soldi, visto che lo SHIELD si  preoccupa di inviarmi ogni mese la pensione di Steve. Non sopportavo restare tutto il giorno con le mani in mano e occuparmi di una anziana signora cieca e vedova per lo più, mi dà un po' di sollievo.

The one that got awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora