Let's hurt tonight

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+++ Bucky's pov +++

L'impotenza è la cosa peggiore di tutte. Guardo Blue, la vedo distruggersi giorno dopo giorno, senza poter far nulla. Siamo rientrati in America da tre giorni, ci siamo trasferiti tutti e cinque, come una famigliola felice, nella casa sull'oceano di Tony, uno splendido cottage solitario che si erge sulla spiaggia di First Light, in Florida; il posto è incantevole, tanto quanto il clima tra di noi è teso e imbarazzato.

Steve, ora ha un altro nome, una nuova espressione che permea il suo viso e il suo carattere, del mio più vecchio e caro amico non è rimasto nulla, lo guardo e vedo il vuoto, il nulla assoluto, è come guardare la tela bianca di un pittore, ed è proprio questo vuoto a rendere tutto tremendamente difficile, per noi che dobbiamo vivere con il fantasma dell'uomo a cui eravamo così legati e per lui, che sente sulle spalle il peso di quello che era un tempo e di quello che pensa non potrà più essere. Sapevo che le cose sarebbero andate così, ci sono passato anche io e so quanto possa essere estenuante leggere negli occhi di chi ti guarda un affetto di cui tu non hai memoria, un sentimento che non puoi ricambiare, un passato che è li a ricordarti tutto quello che hai perso, tutto quello che ti hanno fatto.

Sono convinto sia per questo che Steve sta sempre per i fatti suoi, chiuso nella sua bolla protettiva insieme a una onnipresente Vanessa. Interagisce con noi, con la sua vecchia vita solo lo stretto necessario, per non dover reggere i nostri sguardi, per non dover ricordare o provare a farlo. Gli serve tempo, è quello che continuo a ripetere anche a Blue, che nonostante capisca perfettamente sia Steve sia le sue reazioni, soffre e si dispera sempre di più alla vista dell'uomo che ama e della sua donna, che sembra essere diventata l'unica àncora di salvezza dell'uomo che tanto tempo prima le aveva promesso amore eterno e che, senza saperlo, le ha spezzato il cuore.

Blue sta scivolando via, da me, da Steve, dalla vita, è diventata un'automa che si muove, che parla, che cammina, solo per inerzia, come uno zombie, come se dentro di lei non fosse rimasto nulla, nemmeno la forza di piangere e disperarsi. La guardo e quello che vedo su quel visetto un tempo splendente è un fuoco che ha smesso di bruciare, una fiamma che si sta spegnendo.

Devo provare a fare qualcosa, devo alimentare un po' la fiamma o si spegnerà del tutto.

È il sette maggio oggi, è il compleanno di Blue, compie ventitré anni; mi dà una tristezza infinita pensare a quanta poca felicità abbia visto nella sua giovane vita. Meritava molto di più, meritava di restare accanto a un uomo come Steve per tutta la vita. Non posso prendere il suo posto, lo so perfettamente, ma per una sera proverò a farla sorridere, come solo il suo Capitano sapeva fare, anche se questo comporterà chiedere aiuto a Tony, che tra l'altro è la cosa che mi preoccupa di più.

È sera ed è tutto pronto, Steve è andato a dormire presto, io e Tony siamo nel grande salone insonorizzato, al piano terra; facciamo chiamare Blue da Friday, che è chiusa nella sua stanza da tutto il pomeriggio. Non so nemmeno se si ricordi del suo compleanno, ma se anche fosse, non ne ha fatto parola, né con me né con Tony.

Una sconsolata signora Rogers appare nella stanza, dopo una decina di minuti, con un pigiama corto e il solito sguardo assente.

"Che succede?" ci chiede, con tono disinteressato, come se nemmeno la fine del mondo potesse scuoterla.

Tony sorride vittorioso, tirando fuori da una scatola una torta con le candeline, avvicinandosi a Blue, che lo guarda piuttosto contrariata. Allora sapeva che oggi era il suo compleanno, ma evidentemente non ha voluto rammentarcelo. Be', ci abbiamo pensato noi e anche se la sua faccia fa chiaramente capire che non ha alcuna voglia di festeggiare, ci penseranno Tony e la sua violenta insistenza a convincerla a restare con noi. 

The one that got awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora