No tengo armas para enfrentarde

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+++ Steve's pov +++

Esco dalla mia camera alle sei del mattino; non sono più riuscito a dormire dopo quello che è successo con Blue questa notte, perciò decido di andare a correre, stanco di rigirarmi nel letto insonne. 

Faccio un giro piuttosto lungo, prendendomela con calma, visto che la seduta di stamattina è annullata. Tony è andato a trovare sua moglie Pepper e non tornerà prima di domani.

Meglio così, sono già abbastanza scombussolato di mio senza aggiungere ulteriori sensazioni sconvolgenti. Non riesco a smettere di pensare a questa notte, alla sensazione che ho provato poco prima di cercare di baciare Blue, al senso di famigliarità che mi hanno dato le sue mani sulla mia pelle e più di tutto ripenso a come mi sono sentito in quel momento.

Mentre lei mi guardava negli occhi, quando ha pronunciato il mio vecchio nome, mi sono sentito me stesso, seppur senza ricordi, seppur senza un passato, in quel momento, il tocco delle piccole mani di Blue mi ha dato un'identità, mi ha fatto sentire l'uomo che ero un tempo. 

Accelero il passo, i miei piedi veloci solcano leggeri la sabbia, lasciando impronte che vengono cancellate dalle onde dopo il mio passaggio; vorrei che l'acqua potesse cancellare anche i miei pensieri, che frullano tortuosi nella mia testa, da quando Blue è letteralmente scappata da me.

So che è è stata più ragionevole di me, io sto con Vanessa, lei probabilmente sta con James e baciarla mezzo nudo nel cuore della notte è un'idea piuttosto assurda; ma se tutto questo è così sbagliato come penso, come mai non riesco a sentirmi in colpa?

Mi fermo per riprendere fiato, la cicatrice che ho sul cuore, quella che ha sfiorato Blue questa notte, pizzica da morire, la pelle tira e mi duole come se la ferita fosse fresca e non ormai del tutto rimarginata.

Non ricordo come me la sono fatta, il mio corpo è pieno di segni di cui non ricordo la provenienza; ma questa notte Blue ha guardato quella cicatrice in particolare, come se conoscesse alla perfezione il mio corpo. 

Ci passo sopra le dita, tracciandone la linea dritta attraverso la maglietta inzuppata di sudore e in un secondo un ricordo, nitido come se fosse reale, mi investe.

"Cederai prima o poi supereroe" mi dice Ouspenskj, mentre i suoi uomini mi torturano cercando di piegarmi.

Ho le mani legate e sono appeso ad un gancio attaccato a una catena che pende dal soffitto. Ho la faccia martoriata dai pugni dei miei aguzzini; sono ore che mi tengono qui dentro e che mi pestano a sangue. Non posso cedere, se lo facessi diventerei l'ennesimo soldato assassino nelle mani di dei folli. Proprio come è successo a Bucky, il mio Bucky.

"Ti strapperò questo cuore con le mie mani, se necessario. Ma ti piegherai al mio volere, Capitano"  continua Pascal, passando la punta affilata del suo coltello sul mio petto, lacerando la mia pelle come se fossi un animale da macello.

'Custodisci il mio cuore, Blue. Ti appartiene.' penso prima di perdere i sensi.

È il suo viso che vedo prima di sprofondare nell'oblio, il volto della donna che amo. 

Resto senza fiato, con il cuore che martella nel petto, mi accascio a terra sulla sabbia umida; non ho nemmeno il tempo di riprendermi da questo flashback, che nella mia mente ne arriva un altro, più dolce, ma non meno sconvolgente.

The one that got awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora