This is your heart, can you feel it?

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+++ Steve's pov+++

Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è il viso della ragazza dai capelli neri, che è scesa dall'auto dei due tizi che sono venuti a cercarmi e che è corsa verso di me, chiamandomi Steve e guardandomi con occhi carichi di lacrime, carichi di ... non so nemmeno io cosa ho visto dentro quegli occhi, ma qualsiasi cosa fosse, mi ha spinto a fermarmi un attimo prima di strangolarla con le mie mani, le stesse mani che non mi hanno fatto provare nessuna pietà, mentre con la loro forza sovraumana toglievano la vita alle mie vittime.

Ora lei è qui davanti a me, mi guarda, come se fossi un fantasma, mi osserva col fiato sospeso, mentre i suoi occhi emanano un alone di tristezza mista a felicità e mi guardano come se potessero leggermi dentro.

"Steve...", mi dice in un sospiro. Di nuovo quel nome, di nuovo quel tono di voce pieno di sentimento nel pronunciarlo.

Siamo uno di fronte all'altro, in una stanza a me sconosciuta; quella voce, la sua voce mi mette in subbuglio lo stomaco, mi fa sentire vulnerabile e perso, come se stessi sognando. Faccio per allungare le mani e toccare la figura eterea di fronte a me, per accertarmi che sia tutto vero, che lei sia reale e non frutto della mia mente, sotto pressione e irrimediabilmente distrutta e violata, ho quasi paura di sfiorarla e di vederla svanire, come in un sogno, come in uno dei miei incubi.

Prendo coraggio, sto per muovermi,  ma solo ora mi accorgo di avere le mani e i piedi legati, al che mi desto dai miei pensieri e scatto come una molla. I miei sensi da spietato soldato sempre pronto a difendersi si accendono, facendo sparire tutte le sensazioni trasognanti di poco fa, lasciando spazio alla rabbia, all'angoscia, alla paura di essere finito, nonostante tutti i miei sforzi, di nuovo nelle loro mani. Perché poco importa che io non ricordi chi sia questa ragazza davanti a me, o i due tizi che sono venuti insieme a lei, poco importa che lei ora mi guardi piena di tenerezza o che la sua voce mi scateni dentro qualcosa, se mi trovo in un posto sconosciuto legato e in trappola, può voler dire solo una cosa.

Queste tre persone sanno chi sono e lavorano per lo stesso uomo che mi ha preso, torturato e reso una spietata macchina assassina, lo stesso uomo che mi sta dando ancora la caccia, quello dal quale mi sono nascosto insieme a Vanessa, per tutto questo tempo e che ora, grazie ai suoi aiutanti, pare mi abbia trovato.

Strattono le braccia, cercando di liberarmi, ma le catene sono troppo strette e troppo forti per essere spezzate, anche da un superuomo come me. Non smetto di provarci, fumante di rabbia, spinto dalla folle paura di finire di nuovo in quel laboratorio, di finire di nuovo nelle loro mani. Sento il ferro penetrarmi nella carne, la ragazza si alza in piedi e si fionda su di me, toccandomi le braccia e implorandomi di fermarmi.

"Steve, ti prego smettila, ti farai male, calmati", mi chiede mentre io lotto, in preda alla rabbia cieca, che si accende ancora di più, non appena lei appoggia le sue mani su di me, facendomi sentire ancor più una preda catturata dal suo cacciatore.

"Non mi toccare!" gli intimo fuori di me.

Lei non mi dà retta, il suo sguardo preoccupato mi irrita, perché so che è falso; non capisco il perché di questa messa in scena strappalacrime, il perché della sua finta commiserazione, visto quello che il loro capo mi farà.

"Toglimi le mani di dosso, lurida puttana!" le dico, cercando di ferirla, di offenderla , nella speranza di non sentirmi così vulnerabile, come mi sento sotto il suo sguardo.

Alle mie parole lei si blocca; credo di averla colpita, di averla fatta sentire fragile e indifesa, come mi sento io ora, anche se non so bene il perché.

"Ehi, amico, non si parla così a una signora", mi dice il tizio con i capelli leggermente lunghi, entrando in stanza.

Lo studio per qualche secondo; la sua espressione è impassibile, come se fosse abituato a nascondere le proprie emozioni, cosa che invece non riesce per niente alla ragazza dagli occhi scuri, che sembra letteralmente sconvolta, come se le mie parole le avessero fatto più male delle mie mani che, poco fa, le stringevano il collo, facendole mancare l'aria.

The one that got awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora