⑩ Incubo

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Katsuki's POV

«Non toccare niente, non starmi intorno e soprattutto non parlarmi!» sentenziai non appena quella faccia tonda entrò nuovamente nella mia dimora. Io invece mi fiondai in camera mia.

«Non iniziare a fare come tuo solito!» scattò lei, stringendo i pugni. «Ti ricordo che ti sei offerto tu di ospitarmi e che dobbiamo "convivere" per i prossimi giorni!» tracciò le virgolette in aria.
«Tsk! Dovresti dirmi grazie, faccia tonda!»

«Hai rotto con questo nome, biondino mestruato!» disse.
«E tu non hai fantasia, idiota!» digrignai i denti.

Lei non mi rispose, o forse io non l'avevo sentita, e non mi importava neanche. Non chiusi la porta della mia camera, ma misi le cuffiette. Non ero intenzionato, e non ne avevo voglia, di riattaccare un discorso con quella. Volevo che mi stesse il più lontano possibile!

"Curioso pensare che mi sia scavato la fossa da solo." Pensai, imprecando sottovoce.
Mi rigirai con la faccia verso il muro e feci partire la musica.

Dopo un paio di canzoni, chiusi gli occhi, finendo con l'addormentarmi. Sognai cose assurde, tipo quel perdente di Deku che mi voleva aiutare a rialzarmi, come quando eravamo bambini. Solo che nel sogno eravamo adolescenti. Mi tese la mano e disse: «Ti sei fatto male
Io scattai. «NO
Deku non esitò a darmi la mano e aiutarmi ugualmente. Volevo picchiarlo, ma le mie capacità motorie erano come bloccate.

«Avevi l'espressione... di qualcuno che ha bisogno di aiuto.» mormorò il broccolo. «Come hai fatto tu con Uraraka
«Cos...?»
«Lei aveva bisogno di aiuto e tu l'hai aiutata, tutto perché l'hai vista soffrire. Hai visto nei suoi occhi il dolore.» rispose Deku, tenendomi salda la mano. I suoi occhi verdi erano fissi su di me. Non li batteva mai e questo mi recava quasi spavento.

«Non... non è come sembra!» gridai. «Io non... io diventerò un eroe
Deku sorrise. «Anche Uraraka vuole diventarlo. Anche io. Come tutti noi, anche tu hai lo spirito di un eroe, ma sei prima di tutto umano

Sudavo freddo. Intorno a noi era tutto bianco e dei petali rosa svolazzavano a destra e manca.
«L'amore aiuta un eroe, non lo rallenta. Basta avere la testa apposto e non dimenticarsi i propri obbiettivi

«Ma non ha senso!» replicai. Iniziavano a pizzicarmi gli occhi, dai quali piano piano scesero lacrime salate.

"Sto piangendo?! No, Deku non deve e non può vedermi piangere!"

Volevo voltarmi, volevo distruggere la faccia tosta di quel nerd di merda. Volevo convincere lui e me stesso che non provavo niente per nessuno, al di fuori di me stesso!

«Non continuare a mentire a te stesso, Kacchan!» disse Deku, cominciando a dissolversi. Patetico, era tutto così patetico!

«VATTENE, DEKU!» gridai a pieni polmoni, sentendo delle mani scollarmi e la terra sotto i miei piedi tremare.

Quando spalancai gli occhi, mi ritrovai volteggiare sul soffitto come un palloncino.

Uraraka's POV

Forse avevo esagerato a scuoterlo in quel modo. Appena lo lasciai, Katsuki iniziò a sollevarsi dal letto e andò a sbattere contro il soffitto. La mia intenzione era quella di svegliarlo, dato che stava piangendo nel sonno, ma forse lo avevo tenuto per le spalle per troppo tempo e avevo involontariamente liberato la mia unicità.

«Ops, scusa, mi dispiace!» esclamai, sbiadendo.
«URARAKAAA!» gridò Bakugou.
Unii il palmo delle mie dita e lo rilasciai, facendolo cadere di getto sul suo letto.

«MI DISPIACE!» esclamai ancora, sudando.
Katsuki si tirò su a fatica e si mise a sedere sul bordo del letto, col naso sanguinante. Doveva aver sbattuto al soffitto più violentemente di quanto pensassi...

Lui si strofinò il naso e mi guardò in cagnesco. «U-RA-RA-KA!»
Mi immobilizzai e iniziai a tremare come una foglia. «I-io... volevo solo svegliarti, perché stavi... stavi piangendo nel sonno e...»

Appena sentì quella frase, si sfregò le guance, sgranando gli occhi. «NON STAVO PIANGENDO!»
Misi le mani avanti. «Come ti pare!»

Avevo le labbra e le mani tremolanti e la mia mente aveva flashback continui del suo sguardo triste e sofferente mentre dormiva. Mi chiedevo perché nascondesse così tanto le sue emozioni.

«Non stare lì impalata, passami un fazzoletto!» mi gridò Bakugou.
«Eh? Ah, sì, subito!» mi fiondai al piano di sotto e ne presi un paio dalla scatola di fazzoletti.

Appena tornai di sopra non glieli porsi, ma mi piegai verso di lui e feci per passarglieli sul naso grondante di sangue. Con uno scatto, Bakugou si scansò di lato. «Faccio da solo, non ho cinque anni!»

Non lo ascoltai e riprovai a pulirgli il viso. Si scansò di nuovo.
«MA SEI SORDA?!» gridò furioso. «TI HO DETTO CHE FACCIO DA...» si bloccò, cominciando ad odorare con attenzione l'aria. «Cos'è quest'odore? Noodles piccanti?»

Annuii imbarazzata. «Sì, ehm... so che è il tuo piatto preferito e ho pensato di prepararti la cena io, visto che sei stato così gentile da ospitarmi.»
Rimase impalato con la bocca spalancata. Era troppo buffo con quella faccia!

«Ora, se non vuoi sporcare anche i pantaloni, sta' fermo tu, per una volta!» e, finalmente, riuscii a ripulire quelle gocce di sangue che colavano dal suo naso.

Deglutii a fatica e pregai di non fargli ancora più male. Mantenni i fazzoletti a contatto con la sua pelle e dissi: «S-stavi facendo un incubo?»

Bakugou esitò. «No, è il caldo che mi fa quest'effetto.»
«Non sei credibile.»
«E non sono affari tuoi!» replicò.
Mi rattristai, poi mi alzai e gettai i fazzoletti sporchi all'interno del secchio accanto alla sua scrivania.

Alzai il mio sguardo su di lui, incontrando quegli occhi cremisi che mi attiravano sempre di più. «Io... ehm, la cena è pronta, se la vuoi.»

Uscii dalla sua stanza e scesi il primo gradino per poi fermarmi. Rimasi in ascolto e lo sentii seguirmi. Non potei fare a meno di sorridere.

Quando arrivò alle scale, mi sorpassò e disse con un tono stranamente troppo gentile: «Grazie.»
Sentii di stare arrossendo seriamente.

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Hard to love [Kacchako]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora