①⑦ Cos'è questo?

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Katsuki's POV

Terminata la colazione, restai accanto ad Uraraka per tutta la mattina; ci limitammo a guardare la TV e scambiarci qualche parola. Dovevo ancora assimilare ciò che stava accadendo, sia a lei che al mio corpo, alla mia testa e... alle mie emozioni.

Le avevo sempre represse per timore che gli altri potessero guardarmi dall'alto in basso, con disprezzo. Avevo sempre avuto... paura delle mie emozioni.

«Izuku lo sa?» domandò Uraraka, restando appoggiata al bracciolo del divano.
Io avevo i piedi sopra il tavolino di legno davanti a noi, le braccia conserte e la testa piegata di lato.
«Certo che no.» risposi brusco.

Uraraka si incupì. «Ti... vergogni di me?» chiese.
Sobbalzai. «Assolutamente no, cosa vai a pensare?!»
Lei non mi degnò di uno sguardo. Dovevo imparare ad essere più cortese, almeno con lei. La verità era che non volevo che quel nerd di merda venisse a sapere i miei fatti personali. Odiavo troppo il modo in cui la guardava, anche durante le lezioni.

Strinsi i pugni.
«Che succede, Katsuki?» mi chiese in tono preoccupato.
«N-niente.» borbottai.
Uraraka si scostò la frangia dal viso, facendomi sussultare. Dio, era così bella.

«Ce l'hai con Midorya, vero?» continuò lei. «Sei... geloso?»
Misi i piedi a terra. «Cos...? IO? NO, AFFATTO!»

Dal canto suo, Uraraka si mise a ridere. «Sei troppo carino, a volte, quando ti arrabbi.»
Divenni rosso, probabilmente, perché sentii la mia faccia andare in fiamme. «Sono solo preoccupato, ecco!»

Uraraka si mise a gambe incrociate, guardandomi con quei suoi occhioni da cerbiatto. «Bakugou.» disse. «Deku è... un buon amico. Quando sto con lui mi diverto, rido e scherzo. Lottiamo quando è necessario e facciamo gioco di squadra.» si fermò. «Ma... con te io sento... sento una fitta al petto che credevo potessi avvertire anche con lui.»

La guardai.
«Invece non la sento, tranne quando sono con te.» mi prese la mano. «N-non credevo neanche possibile che tu ed io... ecco...»
Esitò e le sue guance divennero rosse più delle mie. In risposta, vedendola in difficoltà, io mi sporsi, le presi il volto tra le mani e la baciai. Un bacio troppo delicato, perfino per me. Quando la toccavo ero sempre in allerta. Era come se stessi sfiorando una bambola di porcellana; avevo paura di romperla o farle male. Conoscendomi e conoscendo i miei modi sgraziati e sempre impulsivi, quando ero con Uraraka in me scattava qualcosa, qualcosa che mi metteva un freno e mi faceva andare fuori di testa.

"Cos'è questo?" Pensai. "Forse amore?"

Uraraka's POV

Quella sera, attesi una chiamata, che mai arrivò, dai medici. Mi sfregavo le mani in continuazione, fissando il telefono fisso color latte e deglutendo a fatica. Alla fine rinunciai e mi dedicai ad aiutare Bakugou con le faccende domestiche, prima di cena.

«Ehi, ti preparo qualcosa?» chiese lui dalla cucina.
«Mh? No, grazie, non ho fame.» risposi sorridendo.
Bakugou batté il piede sul frigo. «Tsk, non c'è un cazzo qua dentro! Eppure quella scema di mia madre aveva fatto scorta di cibo. Bah! Che idiota!»

Mi misi a sedere sul divano e guardai fuori dalla finestra. Poi mi venne un'idea. «Ti va di fare un gioco?»
Katsuki mi raggiunse in soggiorno, lo sguardo torvo. «Mh?»
«Un gioco?» ripetei.
Katsuki si sedette sul tappeto davanti al divano e si portò le mani dietro la testa. «Che tipo di gioco?»
«Uhm... hai cose come "il gioco dell'oca"?» domandai.
Lui ci pensò un po'. «Credo di sì, ma è un gioco per poppanti idioti.»
Feci un sorriso. «Allora facciamo i poppanti idioti insieme!»

[un paio d'ore dopo...]

«OH, MA CHE CAZZO, MANCAVA COSÌ POCO?!» esclamò Bakugou, stringendo con tutta la forza i dadi che aveva in mano.
Feci un sorrisetto e scostai la tavola colorata del gioco in avanti. «Ehm, dai non prendertela. È solo un gioco.» provai a dire.

Ero abbastanza soddisfatta di aver vinto, mentre Bakugou aveva perso di poco: gli mancavano solo 2 caselle per arrivare al traguardo prima di me. La sua pedina gialla era sopra la casella rossa.

Katsuki imprecò e tirò altrove i dadi. «Fanculo, odio questi giochi.»
Ridacchiai.
«Non prendermi in giro!» esclamò, puntandomi il dito contro. «Ti avrei battuto, se non fosse stato per quei dadi schifosi!»
Feci spallucce. Lui imprecò di nuovo e incrociò le braccia. Gattonai verso di lui e lo guardai negli occhi. «Dai, non prendetela.»

Gli misi una mano sul viso. Bakugou sbuffò.
«Da piccola anche io gridavo sempre, quando perdevo.»
«Mi stai dando del bambino?» borbottò.
Agitai le mani avanti. «N-no, ma che dici? Era solo per sdrammatizzare, ah ah ah.»
Arrossì, unendo poi le mie mani e sollevandomi un poco da terra. Ebbi un lampo di genio.

Con la mano destra, toccai la spalla di Katsuki, rilasciando il mio potere, e lo feci sollevare da terra con me.
«Ma che CA...? METTIMI GIÙ!» esclamò agitandosi, mentre si rivoltava a testa in giù a mezz'aria.

Risi di gusto. «Sei buffissimo.»
«FAMMI SCENDERE!»
Quando toccò il soffitto con la schiena, rimase a gambe incrociate e i pugni serrati. «U-RA-RA-KA!» aveva il volto in fiamme.

Sorrisi e ondeggia verso di lui. «Non lo trovi rilassante?»
Bakugou rilasciò del fumo dalle orecchie e l'ira non ne voleva sapere di andarsene dalla sua faccia.

«Okay, okay, okay.» mi affrettai a dire. «Solo... lascia che ti aiuti a scendere, altrimenti, cadere da questa altezza, potrebbe farti male.»
«Taci e fammi scendere!» esclamò lui.

Io lo presi per le spalle e lo spinsi verso il basso, per poi esclamare: «Rilascio!» e farlo precipitare sul tappeto.
Lui atterrò perfettamente seduto a gambe e braccia incrociate, senza batter ciglio. Tirai un sospiro di sollievo e rimasi a mezz'aria, ondeggiando.

«Non scendi tu?» chiese Bakugou.
«Non so... potrei farmi male.» valutai ogni opzione di atterraggio, ma nessuna mi convinse.
Esitai, finché Bakugou non si alzò da terra e spalancò le braccia. «Accidenti. Ti prendo io, dai.»

Sbattei le palpebre, timorosa. Non sapevo perché, ma mi venne il dubbio che mi avrebbe lasciata cadere. Forse, ancora non riuscivo a fidarmi del tutto di lui.

"Oh, al diavolo!" Pensai, unendo le mani e rilasciando il Zero Gravity da me.
Trasalii per la caduta, ma poi atterrai tra le possenti braccia di Katsuki, che barcollò, ma rimase in piedi. Mi aggrappai alle sue spalle, guardandolo negli occhi. «G-grazie.»

«Tsk.» fece lui. «Di solito come facevi, senza di me?»
«Beh, lo facevo in camera mia e atterravo sul letto.» confessai.
Bakugou non mi lasciò andare. Io gli studiai il viso, così corrucciato un secondo prima, e rassicurante l'attimo dopo. Gli poggiai una mano sul petto, avvertendo del calore.

I miei mille pensieri vennero cancellati da uno solo, ovvero di rimanere abbracciata a lui il più possibile, come se potesse scomparire da un istante all'altro.

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Hard to love [Kacchako]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora