Ch. 7

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"Jimin, dovremmo fare una pausa. Non ce la faccio proprio più."

Ed era vero.
Ci stavamo allenando da più di un'ora, e diciamo che schivare coltellate, provare a colpire l'altro e lanciare lame come se fossero freccette non era proprio un'attività leggerissima.
Mi sedetti sfinita sul prato del giardino, era abbastanza curato per essere il giardino di un gruppo di assassini.
Alzai il viso, osservando il biondo e sperando che mi avrebbe lasciata in pace per una quindicina di minuti.
Sospirai felice quando lo vidi sedersi accanto a me, accendendosi una sigaretta.

"Certo che sei deboluccia."

Rise appena, passandosi una mano fra i capelli che sembravano ancora più chiari alla luce del sole.
Rimasi scioccata da quell'affermazione, e gli lanciai un'occhiataccia.

"Beh nella mia vita non mi sono mai allenata per uccidere la gente, non era esattamente la mia aspirazione."

Nonostante la serietà della mia frase, Jimin rise nuovamente, scuotendo la testa.
Mi chiedevo come mai avessero scelto di fare questa strada.
Sì, si guadagnava molto, ma era pericoloso ed illegale.

"Jimin.. come siete finiti a fare questo lavoro?"

L'espressione del ragazzo diventò seria di colpo, e abbassò lo sguardo per poi massaggiarsi lievemente le tempie.

"In un modo o nell'altro ci siamo arrivati tutti. Se prendi me, Jungkook e Taehyung.. beh.."

Tirò la testa indietro, sbuffando.
Probabilmente non gli piaceva raccontare questa storia.
Ma non avrei detto qualcosa come
'se non ti va non dirmelo',
perché ero onestamente curiosa.

".. stavamo nello stesso orfanotrofio. Nessuno di noi ha mai conosciuto i propri genitori. A 18 anni ci hanno buttati fuori, dato che eravamo maggiorenni e avremmo dovuto essere capaci di trovarci un lavoro da noi. Non è stato così semplice. Abbiamo portato Jungkook con noi anche se non aveva ancora 18 anni, perché lo abbiamo sempre considerato un fratello piccolo."

Fece un lungo tiro dalla sua sigaretta, portandosi le ginocchia al petto.

"Usciti da lì abbiamo cominciato a fare delle rapine per poter vivere.
Fin quando, una sera, il proprietario del negozio che stavamo rapinando non decise di tirar fuori una calibro 22 e di sparare a Taehyung."

Una lieve risata lasciò le sue labbra.
Non il tipo di risata allegra.
Una di quelle tristi, che fanno trapelare  il dolore.

"Siamo scappati da lì, ho portato Taehyung in spalla fino ad un vicolo poco più lontano da lì.
Non avrei potuto portarlo in ospedale, ci avrebbero arrestati.
Ma fortunatamente in quel vicolo c'erano altri tre ragazzi."

Lo guardai, corrugando le sopracciglia.

"Namjoon, Hoseok e Yoongi?"

Chiesi, incrociando le gambe e chinandomi appena in avanti.
Il ragazzo annuì, spegnendo la sua sigaretta nel terreno.

"Esattamente. Hoseok e Yoongi stavano convincendo Namjoon ad unirsi a loro.
Loro erano già dei sicari, non sappiamo molto della vita di Hobi e Yoongi prima di questo.
Fatto sta che hanno salvato Taehyung, e ci hanno presi con loro."

Chinai la testa di lato, certo che non avevano avuto una vita facile.
Scostai i miei capelli dal viso prima di riportare l'attenzione sul biondino.

"E Namjoon?"

Jimin si guardò intorno, come a vedere se ci fosse qualcun'altro ad ascoltare la nostra conversazione oltre a noi.
Posò nuovamente lo sguardo su di me sospirando.

THE NEON DEMONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora