Ch. 13

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NAMJOON POV

Affondai il viso nel suo collo e la strinsi il più possibile a me.
Sentii le sue dita fra i miei capelli mentre cercavo di far tornare il battito regolare, ansimando sulla sua pelle.

"Cazzo bimba, sei mia. Cazzo se sei mia."

Ci ero cascato.
Non ero riuscito a resisterle.
La volevo troppo. E la cosa peggiore era che lei mi voleva. Questo mi rendeva impossibile fermarmi.
Alzai lo sguardo, osservando ogni singolo particolare del suo viso arrossato.
Mi chinai sulle sue labbra gonfie, baciandola ancora una volta mentre mugolava sulle mie labbra.
Dopo ieri sera volevo solo ignorarla, dimenticare come mi avesse fatto sentire bene.
Come io l'avessi fatta sentire bene.
Ma quando stamattina l'ho vista, i miei segni sul collo, la mia camicia che copriva il suo corpo nudo, non ce l'ho fatta.
E quando mi ha baciato, facendomi capire che mi voleva, che non voleva nient'altro che me, ho ceduto completamente.
Come un coglione.
Non sono mai tornato dalla stessa donna più di una volta. Non mi era mai venuto neanche in mente.
Ma lei mi faceva impazzire.
Era mia.
Era mia e lo sapeva.
Mi staccai lentamente dalle sue labbra, allontanandomi da lei solo per poter rialzare i miei pantaloni e riagganciare la cintura attorno alla mia vita.
Quando posai lo sguardo su di lei, notai che mi stava già guardando.
Non riuscivo a leggere la sua espressione.
Rialzai le maniche della sua camicia, abbottonandogliela nuovamente, in modo che fosse coperta.

"Cosa c'è? Mh?"

Alzai lo sguardo sul suo viso, mentre lei abbassava il suo, scuotendo lievemente la testa mentre un sorriso si formava sulle sue labbra.

"Nulla. Devi tornare a lavoro, no?"

Posò nuovamente lo sguardo su di me, mentre le sue mani scivolavano sul mio petto, sistemandomi il colletto della camicia.
Le mie labbra si curvarono in un lieve sorriso, prima di raccogliere le sue in un altro bacio.
La verità è che mi piaceva fin troppo per lasciarla andare.
Era innocente, testarda e terribilmente sexy.
Non sarei riuscito a vederla tra le braccia di nessuno, se non tra le mie.
La verità.. è che anche se stavo combattendo contro me stesso per non innamorarmi di lei, mi stavo fottendo solo di più.
Perché ogni volta che la guardavo non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Ogni volta che entravo in quel locale invece di guardare quelle ragazze mezze nude che avrebbero fatto di tutto per me, guardavo lei.
La barista simpatica che mi offriva gli shots quando Jin non era presente.
E adesso era bloccata nella mia vita incasinata, per colpa mia.
Le mie dita scivolavano lungo i suoi capelli lisci e corti, mentre il mio sguardo non lasciava il suo viso neanche per un secondo.
Amavo il modo in cui mi guardava.
Non aveva paura di me, non mi vedeva come un'assassino.
Mi vedeva come un ragazzo.
Un ragazzo qualsiasi.
E lei era troppo, troppo anche per me.
Il senso di colpa per l'uccisione dei suoi genitori mi stava uccidendo.
Dovevo dirglielo, dovevo chiederle perdono.
Ma non ci riuscivo.
Mi avrebbe odiato.
Eppure più lo evitavo, più sentivo il rimorso nel mio stomaco distruggermi lentamente.

"Piccola, ho bisogno di parlarti.."

Aggrottò le sopracciglia, mentre una delle sue mani scivolava sulla mia, che era ancora intrecciata fra i suoi capelli.

"Ti ascolto."

Come glielo dico?
Come faccio a dirle che io ho ucciso i suoi genitori?
Feci un respiro profondo, per poi prendere le sue mani tra le mie.
Erano così piccole che avrei potuto romperle se avessi stretto la presa.
Mi ritrovai ad accarezzarle le dita con le mie, mentre riportavo lo sguardo sul suo viso.

THE NEON DEMONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora