Ch.25

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L'unica cosa che riuscivo a sentire in quel momento era il battito del mio cuore, che rimbombava continuamente nelle mie orecchie.
I miei occhi erano posati sul corpo di Ji-Yong, a pochi metri di fronte a me.
Aveva diverse ferite da proiettile nelle gambe, continuava a lamentarsi mentre teneva strette tra le mani le caviglie di Jackson.
Cercava di impedirgli di avvicinarsi a me, mentre come una codarda stavo accovacciata a terra contro il muro, piangendo.
Implorandolo di fermarsi.

Spazientito, Jackson si mosse solo per sferrare un calcio dritto sul viso di Ji-Yong, che perdendo i sensi, lasciò la presa.

E allora non potei far altro che essere terrorizzata.

"Finalmente ha mollato, quello stronzo."

Rise, mentre la pistola che aveva nella mano destra ticchettava al contatto con i suoi anelli.

I suoi occhi scuri si posarono sulla mia figura.
Singhiozzai diverse volte, prima di trascinarmi verso la stanza più vicina.

"Cosa vuoi da me?"

La mia voce era irriconoscibile camuffata dal pianto.
I miei occhi gonfi non lasciavano la sua figura, non volevo che mi sparasse alle spalle.
Non volevo morire 'a sorpresa', senza rendermene conto.
Non volevo morire, e basta.

"Nulla, non voglio nulla da te piccolina. Ma.."

Avanzò lentamente, sovrastandomi del tutto una volta che la mia schiena sfiorò la parete dietro di me.

".. se i miei ragazzi non sono riusciti a far fuori Namjoon, voglio che lui si tolga la vita dopo aver visto il tuo corpo sfigurato e senza vita in questo squallido appartamento."

Si chinò di fronte a me, posando due dita sotto al mio mento.
Scansai subito il volto, cercando invano di indietreggiare ancora di più.

"Peccato.."

Sussurrò, avvicinando le labbra al mio orecchio, solo per leccarmi lentamente il lobo.

".. sei così bella. È uno spreco."

Sussurrò ancora, prima di sollevarsi e afferrarmi per un braccio.
Mi strattonò talmente forte che non potei far altro che alzarmi in piedi.
Se non lo avessi fatto probabilmente mi avrebbe slogato una spalla.
Mi spinse contro il divano, e la mia caduta fu attutita solo dai morbidi cuscini che si scontrarono contro la mia schiena.

I suoi occhi erano più scuri mentre si avvicinava a me.
Cominciai a scalciare, non volevo che mi toccasse. Sapevo che lo avrebbe fatto.
Sussultò notando i miei movimenti improvvisi, e poi mi puntò contro la pistola.
Sentii il mio cuore saltare un battito mentre rimanevo pietrificata di fronte a lui.

"Sei docile adesso, mh?"

Con la mano libera si sfilò la cintura.
Mi strattonò, facendomi finire a pancia in giù, e poco dopo assicurò quella stessa cintura attorno ai miei polsi.
Le lacrime scivolavano copiose sulle mie guance mentre pregavo.
Non credevo in Dio ma in quel momento non facevo altro che pregare.
Pregare che Namjoon stesse bene, che venisse e mi salvasse.

Mi sentii afferrare per le caviglie, e poi Jackson mi tirò verso di se in modo tale che fossi piegata contro il divano.
Il busto e il viso pressati contro i cuscini mentre i miei fianchi premevano scomodamente contro il bracciolo del divano.

Gridai un sonoro 'no' quando sentii le sue dita sollevare il mio vestito, scoprendomi così del tutto.

Volevo rifiutarmi di pensare che stesse accadendo.
Era un incubo.
Mi sarei svegliata.
Era solo un incubo.




"Cazzo.."

Mi sentii schiacciata quando Jackson si accasciò su di me, una volta che aveva finito.

Mi sentivo sporca.
Mi sentivo usata.
Neanche una lacrima usciva più dai miei occhi.
Un suono dalla mia bocca.
Provavo solo disgusto.

Rimasi lì anche quando si allontanò da me, mentre si riabbottonava i pantaloni.
Scivolai in ginocchio sul pavimento , la gonna del mio vestito tornò al suo posto, coprendomi nuovamente.

"Bastardo.."

Mi voltai non appena sentii la voce di Ji-Yong, non avevo la forza di reagire neanche a lui.
Neanche quando Jackson gli diede un secondo calcio, facendolo collassare un'altra volta.

Il moro si voltò verso di me, mentre si pettinava i capelli con le dita.

"Certo che Namjoon se le sceglie bene le troie."

Ghignò, mentre mi puntava la pistola contro la fronte.
Eppure.. non avevo paura.
Non sentivo nulla.
Sapevo che sarei morta di lì a momenti.
Ma se Namjoon non era qui, voleva dire che era morto.
E a quel punto non mi interessava più una vita senza di lui.
Con questo corpo sporco.
Con questo ricordo orrendo nella mia testa.
Chiusi gli occhi, mentre l'immagine dell'uomo che amavo si faceva chiara nella mia testa.

"Wang abbassa la pistola."

"Joon.."

Sussurrai, pensavo di stare immaginando la sua voce.
Ma quando aprii gli occhi e lo vidi alla porta, la pistola puntata contro il mio aggressore, le lacrime salirono nuovamente ai miei occhi.

"Kim, che bella sorpresa. Se fossi arrivato pochi minuti prima mi avresti visto venire dentro alla tua troietta."

Gli occhi di Namjoon si posarono su di me, sul mio vestito posto in modo disordinato sul mio corpo, sui segni sulla mia pelle, i miei slip strappati ancora avvolti alla mia caviglia destra.

Non riuscii a decifrare la sua espressione, e non passò neanche un secondo che un colpo risuonò nell'aria, e Jackson venne colpito proprio nella mano con la quale teneva  la sua pistola.
Non ebbe neanche il tempo di gridare per il dolore che Namjoon si era già scaraventato contro di lui, buttandolo a terra.

Cominciò a colpirlo senza pietà, senza neanche una pausa.
Il sangue veniva giù lungo il suo viso e sporcava le mani del ragazzo che mi stava salvando.

E continuò, continuò a colpirlo anche dopo che aveva perso i sensi.
Il suo viso era irriconoscibile così come quello di Namjoon, in preda alla collera.

Fu Yoongi a fermarlo.
Lo afferrò per le spalle allontanandolo dal corpo ormai esanime di Jackson Wang.

"È morto.. Joon.. basta. È morto."

Il petto di Namjoon si alzava e si abbassava velocemente, mentre i suoi occhi ormai pieni di lacrime non lasciavano il viso ormai sfigurato del ragazzo che tanto odiava.

Poi mi guardò, e le sue lacrime si moltiplicarono mentre si avvicinava a me.
Avvolse le braccia attorno al mio corpo, stringendomi il più possibile e pianse.
Pianse come non aveva mai fatto con me.

"È tutta colpa mia.. tutta colpa mia.. ti ho rovinato la vita.."

Sussurrava tra i singhiozzi.
Lo aveva fatto. Ma allo stesso tempo non era colpa sua.
Lui non avrebbe mai voluto questo per me.
Strinsi il suo busto tra le braccia, mentre lasciavo che il suo profumo calmasse i miei nervi, per quanto poco potesse riuscirci.

"Ti amo, Namjoon."

Sussurrai con la poca forza che avevo nel corpo.
Ancora non riuscivo a metabolizzare ciò che era appena successo. Ero scossa.
Sotto shock.
E me ne rendevo conto.
Ma lui era venuto a salvarmi.
Non mi aveva lasciata.
Mi aveva salvata.

THE NEON DEMONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora