Ch.22

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"Stai tranquilla, è un osso duro."

Le parole di Yoongi mi fecero sorridere, mentre le sue mani massaggiavano lievemente i muscoli tesi delle mie spalle.
Ma nonostante tutto, i miei occhi non si spostavano dalla figura di Namjoon, che si infilava la giacca, pronto per andare via.
Avevo paura che gli potesse succedere qualcosa.
Volevo che smettesse di fare questa vita.

Namjoon si voltò verso di noi, facendo un lieve cenno con la testa a Yoongi.

"Possiamo andare."

Sentii le mani del ragazzo dai capelli biondi abbandonare le mie spalle, per poi dirigersi verso l'amico.
Mi alzai a mia volta, se avessi potuto fare qualcosa per fermare l'uomo che amavo e tenerlo con me, lo avrei fatto.
Ma lui non avrebbe cambiato idea per nulla al mondo.
Avevo provato a convincerlo per tutto il giorno con nessun risultato.
I suoi occhi incrociarono i miei, la sua espressione era seria.

"Yoongi, ti raggiungo tra un minuto."

Gli bastò dirlo, che il biondo uscii velocemente dall'appartamento, sparendo dietro la spessa porta di legno.
Poco dopo che fu uscito, Namjoon si avvicinò a me.
Mi rifiutavo di guardarlo, i miei occhi erano puntati sulle mie scarpe. Se lo avessi guardato probabilmente avrei pianto. Non volevo che lui pensasse che fossi così debole, o bambina.
Ma non potevo farci nulla.

Sollevò una mano, portando le dita sotto il mio mento per poi costringermi ad alzare la testa.
Cercavo comunque di evitare i suoi occhi, mentre i miei si riempivano di lacrime.

"Elle, guardami."

No.
Scossi la testa, chiudendo gli occhi.
Non piangere, non piangere, non piangere.

"Elle.."

Insistette, ma continuai a rifiutarmi di guardarlo.
Lo sentii sospirare, poi le sue labbra si posarono sulle mie.
Non riuscii più a controllare il pianto.
Le lacrime scivolarono giù per le mie guance, e istintivamente strinsi le braccia attorno al suo collo attaccandomi quanto più possibile a lui.
Sentii le sue braccia cingermi la vita, mentre le nostre labbra si allontanavano solo di qualche centimetro.

"Non andartene."

"Elle.. ne abbiamo già parlato.."

La mia voce era debolissima, se non fosse stato per la distanza minima che ci separava probabilmente non mi avrebbe neanche sentita.

"Resta con me.."

Aprii finalmente gli occhi, incontrando così i suoi.
Amavo i suoi occhi scuri.
Amavo tutto di lui.
E lo volevo accanto a me.
Un sorriso si formò sulle sue labbra, mentre le sue braccia stringevano la presa su di me ancora una volta.

"Ti ho detto che tornerò. Te l'ho promesso.
Ho bisogno che tu stia qui, al sicuro.
Non venirmi a cercare, non fare cazzate.
Quando verrà il momento sarò io a venire da te."

Non riuscii a contestare, perché le sue labbra bloccarono ancora una volta le mie.
Le mie mani circondarono il suo viso, mentre lo baciavo ripetutamente sperando che quel momento non terminasse mai.
Non sapevo fino a che punto gli avrei dato ascolto.
Fin quando avrei aspettato prima di andarlo a cercare.
Magari ero debole, ma avrei impiegato qualsiasi mezzo perché tornasse da me sano e salvo.





Namjoon POV

La città scorreva, vuota e buia, dal finestrino dell'auto.
La radio riproduceva 'la vie en rose' di Armstrong, che era l'unica cosa che impediva l'imbarazzo tra me e Yoongi, dato che eravamo entrambi persi nei nostri pensieri e nessuno dei due accennava a prendere parola. La sigaretta bruciava lentamente tra le mie labbra, mentre i miei occhi osservavano i palazzi lì fuori sparire nello specchietto laterale dell'auto.

Vederla in lacrime, mentre mi pregava di restare con lei è stato come farsi infilare un dito in una ferita da proiettile.
Ma dovevo allontanarmi da lei. Dovevo impedire che qualcuno le facesse ancora del male. Non lo avrei tollerato.
Avevo preso questa decisione già nel momento in cui l'avevo vista entrare in casa, con le labbra spaccate e gli zigomi lividi.

Avrei distrutto Jackson Wang.
Gli avrei fatto passare le pene dell'inferno per questo.

Le mie nocche erano ormai bianche per la forza con cui stringevo il mio accendino nella mano e della cenere cadde dalla sigaretta, finendo indisturbata sui miei pantaloni.
Feci un ultimo tiro, facendo sparire poi il mozzicone dal finestrino.

"Sai già dove si trova?"

La voce del biondo mi distrasse dai miei pensieri.
Se i miei calcoli non erano sbagliati, Il giorno in cui mi aveva sparato, aveva parlato del fatto che fossi nel suo territorio.
Perciò non doveva essere lontano da dove mi aveva aggredito.

"Penso di saperlo."


Appena arrivai a casa, mi sentii sollevato nel vedere che tutti i ragazzi erano lì.
Che stavano tutti bene.
Con la nostra vita, è difficile essere certi che ognuno di noi stia bene se non ci vediamo anche solo per un paio di giorni.

"Elle non è venuta?"

Mi voltai verso la voce incontrando così il viso di Jimin.
Una sensazione di gelosia si fece largo nel mio corpo, mentre pensavo al rapporto che avevano i due.
Sì, ero stato io ad ordinare a Jimin di "addestrare" Elle.
Ma ora anche il semplice fatto che lui chiedesse di lei mi infastidiva parecchio.

"Elle è al sicuro."

Mi allontanai da lui per dirigermi in cucina, ma dal rumore dei suoi passi capii che mi stava seguendo.
Afferrai la mia amata bottiglia di scotch, versandomene un bel bicchiere, prima di voltarmi verso il biondino alzando le sopracciglia.

"Da sola? Non pensi sia più al sicuro con noi?"

I suoi occhi non lasciavano i miei, la sua espressione totalmente seria.
Risi lievemente, mandando giù un primo sorso del liquido ambrato.

"Non è da sola. È in un posto sicuro, con un ragazzo che mi ha promesso di tenerla lì fin quando non sarei tornato.
Se fosse venuta con me sarebbe stata costantemente in pericolo, Jimin."

Osservai come Jimin abbassò lo sguardo, annuendo alle mie parole.
Presi il mio pacco di sigarette dalla tasca, sfilandone una che poi posizionai fra le labbra.

"Non ti da fastidio che lei sia con un ragazzo, Joon?"

Aggrottai le sopracciglia, scrutando attentamente il biondino di fronte a me.
Perché questa domanda?

"Qual'è il tuo problema, Park?"

Mandai giù il rimanente scotch nel bicchiere, senza rompere il contatto visivo con il ragazzo più piccolo.

"Nessun problema. Era tanto per dire."

Scrollò le spalle, prima di voltarsi e incamminarsi verso la porta.
Mi accesi la sigaretta, mentre osservavo la sua figura allontanarsi.

"A me darebbe fastidio, comunque."

Fu l'ultima cosa che disse, prima di sparire nell'altra stanza.

Cosa intendeva dirmi?

THE NEON DEMONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora