Fortezza o Debolezza?

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Dopo circa due ore, i miei uomini della sicurezza riuscirono a portarmi Camila Cabello. Si erano giustificati dicendo che la ragazza fosse sempre movimentata e in giro, quindi sembrava impossibile trovarla.
"L'abbiamo portata" disse un uomo, con l'affanno, entrando nel grande castello dopo aver fatto controllare la propria carta d'identità insieme al suo compagno ai propri superiori che sorvegliavano l'entrata della fortezza.
Una ragazza alta circa un metro e sessanta si presentò con un banana in mano, che masticava senza pudore.
"Potete andare" disse freddamente la regina. Gli uomini annuirono e Lauren posò il suo sguardo sulla banana e poi su Camila "Dobbiamo parlare"
"Avevo intuito" disse semplicemente la ragazza, masticando, per poi dirigersi verso una stanza a caso in cerca di una sedia, sotto gli occhi allibiti di Lauren Jauregui.
"Non ti sembra scorretto questo tuo comportamento?! Stai incasinando tutto! I cinquanta Stati più perfetti del mondo, i più stimati, adesso sono visti in malo modo! Per non dire che ti presenti nel mio castello con... una banana! E ti siedi dove vuoi!" Camila arricciò il naso, infastidita.
"Cos'hai contro le banane? Preferisci le patate?" domandò, ignorando il resto del discorso.
"Smettila!"'sbraitò "E alzati!" il tono eccessivamente alto della regina fece sussultare Camila, ma non si alzò dal posto.
"Ti credi chissà chi" bofonchiò Camila.
"Cosa, scusa?!"
Camila non rispose, poichè fosse concentrata a guardare dietro di lei, dove la domestica osservava la scena.
"Ciao Luigina!" salutò con la mano.
La domestica entrò in panico e continuò a fare le pulizie.
"Ascoltami. Lo sai che potrei arrestarti?" domandò Lauren, con sicurezza.
"Non puoi farlo. C'è per caso una legge che dice che non devo andare a bussare nelle case degli altri o divertirmi in giro?"
No, non c'era una legge, poichè se ci fosse stata la regina e il re sarebbero stati visti come dittatori, e lei non voleva questo, ma era comunque sottinteso che negli Stati Uniti D'America non si ci dovesse comportare così, e tutti lo sapevo. Se qualcuno si comportava in modo quasi amichevole con degli sconosciuti in giro, tutti guardavano male quella persona, così pian piano le persone "imperfette" cambiavano poichè la società negli Stati Uniti D'America fosse molto più che critica nei confronti delle persone che non portano rispetto. Tutte le persone pian piano, in base al loro habitat si abituavano a convivere come gli altri. Negli Stati Uniti D'America, se andavano tutti a destra tu non potevi andare a sinistra, non era una forma di rispetto.
"Non c'è nessuna legge, ma tu sai cosa significa vivere qui, negli Stati Uniti D'America. Tutti guarderanno in malo modo me e il re, o meglio, lo stanno già facendo per colpa tua! E inoltre stanno guardando male anche te!"
Camila cambiò espressione, si sentì triste, non per ciò che fosse accaduto, ma per ciò che aveva insinuato la regina. Camila non voleva far male a nessuno.
"Non posso divertirmi?" domandò Camila, arrabbiata.
Lauren si stava agitando per come le cose stessero prendendo piega.
Camila era solo una ragazza che voleva divertirsi, tutto qui.
"Hai detto che mio marito è gay! Dio, sai cosa hai combinato, Camila?! E hai addirittura detto che mi tradisce con il suo migliore amico! Hai rovinato la nostra reputazione!" disse, evitando la precedente domanda di Camila.
"Ma è vero che ti tradisce" disse la ragazza "E poi... i gay sono così carini e belli. Io sono gay ad esempio" disse com orgoglio, indicando la sua maglietta. Solo adesso Lauren notò che fosse vestita con i colori dell'arcobaleno.
"Tu... hai qualche problema" disse Lauren, stanca della stupidità della ragazza "Devi andare assolutamente da uno psicologo"
"Io sto benissimo. Sei contro i gay?" domandò.
"Non sono come che ti interessano. Poi, quando parli con me devi essere formale e devi usare la terza persona"
"Ti piace avere il controllo?" domandò Camila finendo di mangiare la banana, e subito dopo buttò la buccia sul tavolo, non curante. Stavolta sembrò seria "Non ti senti triste? Hai ventidue anni e sembri averne quaranta" si alzò dalla sedia.
"Stai dicendo che sono-" Camila portò il suo indice sul naso della regina, mimando il silenzio, per poi confermarlo sussurrando uno "shh"
"Sto solo dicendo che sei una bellissima ragazza. Hai ventidue anni e sembri non goderti la vita come dovresti. Non ti diverti. Stai chiusa in questo castello tutti i giorni, e se esci è solo per inaugurare qualcosa o per risolvere dei problemi di persona" Camila mise una ciocca della regina dietro l'orecchio "Sei invidiosa, vero?"
"Di chi, scusa?" finalmente la regina parlò.
"Di me. Perché io sono diversa da tutti voi, da tutto il tuo regno e da tutte le persone che vivono negli Stati Uniti D'America" allontanò la sua mano dal viso di Lauren "Io mi godo i momenti e vivo la vita. Voi cosa avete in più di me? Tutti voi, cosa avete?" domandò, ancora con tono serio.
"La dignità" rispose la regina, con convinzione.
"La dignità non si ha più dal momento in cui decidi di non essere te stesso" rise di scherno Camila "Mi hai fatto venire qui per dirmi di non essere me stessa? Bè, allora andiamo al punto" la ragazza fece un passo indietro, ma tenendo ancora lo sguardo fisso su quello della regina "Non perderò me stessa per una persona inutile come te"
La ragazza che per tutto questo tempo non aveva detto nulla, fece per dire qualcosa, ma ormai Camila si era voltata ed era uscita dalla stanza.
"Ciao Luigina!" salutò Camila, con un sorriso.
La domestica sorrise "Ancora ci sono persone così? Non credevo" pensò, felice, la domestica, che in realtà si chiamava Teresa.
Lauren non era uscita dalla stanza.
Ormai Camila aveva salutato le guardie con l'occhiolino ed era uscita dalla fortezza, o meglio debolezza.
Quel castello non era niente, e Camila lo aveva dimostrato.

L'Imperfetta ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora