Capitolo 4.

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Il fine settimana è arrivato in un battibaleno ed io mi ritrovo a fare i bagagli per trasferirmi dai fratelli Vega.
Andrés sarà qui a momenti, sto cercando di fare il più veloce possibile per non incontrarlo, è sinceramente l'ultima cosa che voglio.
Non ho per niente voglia di andare dai ragazzi, soprattutto per la tensione che c'è tra me e Damián.
Da quel giorno al campo da basket, evita il mio sguardo e non mi rivolge nemmeno una parola.
Prendo un vestito dal mio armadio e lo metto nel trolley.
Stasera ci sarà una festa a casa Vega, io mi preparerò direttamente lì.
Mi mancheranno le mie amiche, ma sinceramente vivere per una settimana sotto lo stesso tetto di Andrés non mi ispira per niente.
Sento bussare alla porta e senza neanche il mio consenso, essa viene aperta e Ana fa capolino.
"È arrivato Mateo." Mi avvisa ed io annuisco.
"Blanca, perché hai accettato di stare dai fratelli Vega?" Vorrei che lei si aprisse con me, perché sono certa che qualcosa le stia passando per la testa.
"Perché non voglio convivere per una settimana con Andrés." Le spiego, ma lei lo sa benissimo.
"Capito." Annuisce, ma leggo insicurezza nei suoi occhi.
"Ana, qual è il problema?" Domando seriamente.
"Nessuno." Si affretta a dire.
"Sei sicura?"
Lei annuisce ed io prendo il trolley per poi uscire dalla mia stanza.
Zoe, Helena e Reina sono andate a prendere Andrés alla stazione, così mi ritrovo a salutare solo Ana, anche se sicuramente la vedrò stasera.
"Ciao, baby boss! Ehi, bellezza!" Mateo saluta me e Ana, rivolgendo a quest'ultima un sorriso a trentadue denti.
"A stasera!" Si affretta lei a dire per poi chiudersi la porta alle spalle.
Gli occhi verdi di Mateo mi guardano interrogativi ed io faccio spallucce. Sarà anche una delle mie migliori amiche, ma non le leggo nella mente.
"Andiamo, ti stanno aspettando tutti." Mateo prende il mio trolley e lo mette nel portabagagli.
Quando saliamo entrambi in macchina lui abbassa il volume della musica.
"Sono giorni che voglio farti una domanda."
"Spara." Dico guardandolo.
"Perché tu e Damián non vi guardate nemmeno più in faccia?" Okay, diretto come pochi.
"Non ne ho idea." Ammetto.
Mateo aggrotta le sopracciglia e mi guarda circospetto.
"Teo, sono sincera. Damián ha iniziato ad ignorarmi ed io ho fatto di conseguenza."
Mateo annuisce ed inizia a picchiettare il dito sul volante.
"Sai, Damián non è cattivo come sembra." Dice dopo un po'.
"Non penso che sia cattivo." Ed è vero. Io non capisco perché una persona fredda, sia definita cattiva, è semplicemente più frenato nell'esprimere i suoi sentimenti.
"Lo so. Sai penso che tu sia una delle poche ragazze che lo guardano come se fosse...umano."
"In che senso?" Mi incuriosisce con le sue parole.
"La maggior parte delle ragazze ha paura di lui o lo vogliono solo per i loro scopi personali.
Ad esempio le tue amiche, raramente rivolgono una parola a Damián o Linda, lei lo cerca solo per soddisfarsi." Avevo capito il senso delle sue parole, ma non capisco cosa c'entro io.
Certo, non ho mai guardato Damián con timore e questo perché penso che oltre quegli occhi verdi, spesso duri e severi non sia davvero cattivo. Mi da fastidio pensarlo insieme a Linda, mi viene da stringere i pugni dal nervoso.
"E io che c'entro?"
"Blanca, tu lo guardi come nemmeno noi che siamo i fratelli lo guardiamo. Si vede che ti piace stuzzicarlo e farlo infuriare, ma allo stesso tempo ti piace farlo sorridere o anche solo parlare con lui." Le mie guance hanno assunto un colorito molto acceso e non vedo l'ora di scendere da questa macchina.
"Io sono così con tutti, Teo." La macchina entra nel garage e finalmente posso scendere.
Mateo ha fatto spallucce dopo l'ultima mia affermazione ed io non l'ho più guardato.
Entriamo in casa ed è un vero caos.
Due fusti di birra sono in cucina e ci sono migliaia di bicchieri di carta.
I super alcolici sono sparsi per tutto il bancone con una trentina di pacchetti di patatine.
I divani sono stati spostati e sono messi attaccati al muro, mentre il televisore a schermo piatto è stato coperto da un telo nero.
Leo e Lucas mi passano accanto con un divano enorme da esterni e dopo avermi fatto un cenno di saluto escono dalla porta finestra.
"Ragazzi, dove sono gli sgabelli della cucina?" La voce di Julio mi perfora i timpani e lo guardo male.
"Ciao, B." Mi lascia un bacio in fronte e continua ad urlare ai fratelli.
"Sono nello sgabuzzino, prima che si rovinino." Dice Damián entrando in salone.
Quando i suoi occhi incontrano i miei, mi fa la radiografia e assume uno sguardo di ghiaccio.
Irrigidisce le spalle larghe e serra la mascella.
"Sei già arrivata." Asserisce.
Io alzo gli occhi al cielo e mi volto verso Julio.
"Dove dormirò?" Domando.
"Nella stanza di Lucas, lui dormirá con Leo."
"Oh no! Mi dispiace per la nostra nanerottola ma io ho bisogno della mia stanza stasera!" Lo guarda lascivo Lucas.
"Oh, anch'io." Dice Leo con un sorriso malizioso.
I fratelli scoppiano a ridere e smettono quando parlo io.
"Scusate e se io volessi divertirmi, dove potrei andare?"
Loro mi guardano con le bocche spalancate e sento dieci occhi su di me, poi scoppiano a ridere.
Io però sono seria. Ho voglia di divertirmi stasera e se sarà con qualche ragazzo, ben venga. Ovviamente non ho intenzione di fare sesso con qualcuno, voglio solo vedere le loro reazioni.
"Tu non fai sesso." Dice risoluto Julio.
"Scusa?" Scoppio a ridere.
"Beh si, non farai sesso in nostra presenza." Lucas mi guarda inarcando il sopracciglio.
"Ma infatti non ho chiesto a nessuno di assistere." Sorriso sorniona.
"Se vuoi scopare, va a casa di qualche ragazzo e la mattina vattene senza farti vedere." La voce dura di Damián mi toglie il sorriso dalle labbra.
Abbasso la testa e poi incontro i suoi occhi smeraldo. Sono freddi e impenetrabili.
"Non so come sono state le tue amichette a letto per scappare il giorno dopo con la coda fra le gambe. A me però chiedono sempre il bis mattutino, me ne vado ben appagata e con il numero del ragazzo." Sorrido cattivamente.
Ovviamente non è vero. L'unico con il quale sono stata è Andrés, ma farmi dare della poco di buono da Damián, no grazie.
"Julio, vado in camera tua a prepararmi."
"Va bene, B." Risponde quest'ultimo ed io mi volto per andare al piano di sopra.
"Fatti direttamente mio fratello, così ti risparmierai il ritorno mattutino." Mi canzona, deridendomi.
Mi pizzicano gli occhi, sembra mia mamma.
"Sai Mateo, penso tu debba rivedere le parole che mi hai detto in macchina." E senza rivolgere un altro sguardo al maggiore dei fratelli Vega, me ne vado sopra.
Mi chiudo in camera di Julio e resto sconvolta dal caos che trovo.
Ha i vestiti su una poltroncina rossa, le scarpe messe in disordine sotto la scrivania e il letto è ancora disfatto.
Poso il mio trolley e decido di rifare il letto, almeno potrò sedermi da qualche parte.
Il copriletto rosso è perfettamente in ordine ora e posso sdraiarmi.
Damián è stato davvero inopportuno nei miei confronti.
Non mi parla da giorni e poi se ne esce con queste insinuazioni.
Io stavo giocano, ma anche se fossi stata seria, lui non avrebbe dovuto mettere bocca sulla mia vita sessuale.
Ho cercato di essere sua amica, di non fargli pesare il suo essere così freddo.
Io, a differenza delle mie amiche, l'ho sempre trattato bene e ho provato più volte ad instaurare un qualsiasi tipo di rapporto con lui. Ma facendo così ho solo preso una porta in faccia, mi tratta sempre peggio.
Sono una persona molto allegra, ma non vuol dire che non abbia anch'io i miei demoni che mi inseguono. Solo che preferisco sorridere che farmi sopraffare dal dolore.
Scuoto la testa e mi passo una mano sul collo. Angelo.
È dalla prima volta che abbiamo avuto una conversazione che mi chiama così, ma perché lo fa?
Sembra uno scherzo del destino.
I miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che bussa alla porta ed io mi metto a sedere.
"Avanti." Urlo.
"Ehi, B." Julio entra nella sua stanza e viene a sedersi vicino a me.
"Mi dispiace veramente tanto per quello che ha detto Damián." Si scusa.
"Non è colpa tua, assolutamente. Anzi, è stato irrispettoso anche nei tuoi confronti."
Ed è vero. Ha insinuato che il fratello verrebbe a letto con me nonostante sappia del suo interesse verso la mia amica.
"Damián non è cattivo, B."
"Lo so. So che non è cattivo, ma io mi sono stufata di cercare di essere gentile con lui per poi riceve questi insulti per una semplice battuta. Ho avuto solo un ragazzo in tutta la mia vita e sono stata a letto solo con lui. Non vado con il primo che passa!" Spiego indignata.
"B, ti conosco da poco ma da praticamente tutta la vita. Ti vedevo a scuola, sei sempre stata una bella ragazza ma non davi confidenza a nessuno. Sei sempre stata una brava ragazza, con bei valori." Le parole di Julio mi sorprendono, ad anche tanto.
"Grazie, J." Lui si avvicina e mi abbraccia.
"So che non varranno molto le mie scuse, ma è come se te le avesse fatte lui. Ora preparati per stasera." Chiude la porta della camera e mi avvicino al mio trolley.
Prendo il vestito che ho scelto per stasera e lo poso sul letto osservandolo.
È un tubino bordeaux con un profondo scollo sulla schiena. Lo indosso e mi arriva sopra il ginocchio.
Per stasera ho deciso che mi metterò anche un paio di tacchi e così prendo un paio di décolleté nere, e le indosso.
Prima di uscire mi sono fatta la doccia e mi sono fatta i capelli, devo solo truccarmi.
Opto per qualcosa di semplice: metto un po' di mascara per accentuare i miei occhi verdi, un po' di cipria e un rossetto rosso scuro.
Mi guardo allo specchio e devo ammettere che mi piaccio. I capelli neri li ho lasciati liberi e leggermente mossi, molto naturali.
Prendo il telefono e noto che le ragazze mi hanno mandato un messaggio per avvisarmi che sono già arrivate.
Quando esco dalla stanza di Julio, la musica mi arriva dritta alle orecchie.
Inizio a scendere le scale e faccio il più piano possibile, dato che ho indosso questi trampoli.
Arrivo in cucina e trovo una decina di ragazzi, i quali si voltano tutti a guardami.
"Che c'è, non avete mai visto una ragazza?" Domando loro.
Alcuni spalancano la bocca il sorriso mi muore sul volto quando vedo Andrés.
Raddrizzo le spalle sicura di me e gli passò accanto, superandolo ed andando in salone.
Con lo sguardo cerco le mie amiche e trovo sedute che chiacchiera con i fratelli.
"Eccoti!" Reina si alza e viene a salutarmi.
I ragazzi mi guardano con un sorriso dispiaciuto ed io faccio finta di nulla, non è colpa loro se Damián è un cretino.
"Ciao ragazze!" Dico sorridendo.
Loro ricambiano il mio saluto, poi Zoe ed Helena si alzano e mi trascinano nella pista da ballo improvvisata. Io scoppio a ridere e le seguo.
Julio ci raggiunge e quando parte una baciata, afferra Zoe per i fianchi ed iniziano a ballare insieme.
Io e Helena fischiamo, battendo le mani. Sono davvero bravissimi e poi sarebbero davvero una bella coppia.
Julio non distoglie i suoi occhi azzurri da quelli castani di Zoe nemmeno un secondo, si sente l'elettricità dei loro sguardi fino a qui.
Un sorriso spontaneo mi nasce sul volto e presa dall'euforia prendo Helena e ci mettiamo a ballare anche noi, ovviamente più goffamente dei nostri amici.
Dopo qualche canzone, mi allontano dalla mia amica e vado a prendere qualcosa da bere.
Fa caldissimo qua dentro, meglio che vada a prendere una boccata d'aria prima di tornare a ballare.
Prendo un bicchiere di birra ed esco fuori.
Mi avvicino al campetto da basket, lascio le mie scarpe ed il bicchiere ormai vuoto sul muretto, e prendo il pallone.
Inizio a fare qualche tiro ed ovviamente non faccio nemmeno un canestro.
Poi vedo il pallone entrare nel canestro, ma io ho il mio ancora in mano.
Mi volto ed incontro un paio di occhi verdi. La sua figura è coperta dall'oscurità ma quando si avvicina a me, non posso fare a meno di restare senza fiato.
Ha un paio di jeans neri che gli fasciano le gambe perfettamente ed una camicia bianca che gli sta come una seconda pelle.
Deglutisco e poi scuoto la testa, ricordando ciò che mi ha detto qualche ora fa.
Lascio il pallone per terra e mi avvicino al muretto per riprendere le mie scarpe.
Sento il suo sguardo su di me, e senza dirgli nulla entro.
Mi affaccio verso la cucina ed è vuota. A piedi nudi entro e vado verso le scale.
Quando arrivo al piano di sopra, qualcuno mi afferra per i fianchi e mi prende in braccio come un sacco di patate. Trattengo un urlo e non so nemmeno io perché.
Anzi lo so, riconoscerei questo tocco ovunque.
Una porta si apre e quando entra nella sua stanza, con le gambe chiude la porta alla sue spalle.
Mi afferra per i fianchi e dolcemente mi butta sul suo letto.
Mi ritrovo sdraiata sotto di lui, con i suoi occhi verdi che mi guardano lussuriosi mentre mi osserva.
"Damián, lasciami andare." Dico in un sussurro. I suoi occhi incontrano i miei e poi con i denti si morde il suo labbro inferiore.
"Tu fai uscire il mio lato cattivo, ma io non ti odio, angelo. Io odio me stesso, per l'effetto che mi fai." Mette una mano sul mio fianco e lo stringe.
I brividi mi pervadono la pelle e con le gambe circondo il suo busto.
Lui si avvicina di più a me e posa le sue labbra sul mio collo.
Il contrasto tra il mio collo rovente e le sue labbra ghiacciate mi fa arricciare le dita dei piedi dal piacere.
Le sue mani vagano sul mio corpo e si fermano sulle mie gambe, prendendole con forza, sicuramente mi resterà qualche segno.
Con un impero di coraggio, gli slaccio la camicia e la butto via.
Lui torna a darmi baci sul collo fino al seno coperto dal vestito, sono sempre più bagnati e meno casti, penso mi abbia lasciato qualche succhiotto sopra il seno.
Le mie mani vagano sul suo busto nudo e noto che ha cinque rose sul petto ed una scritta che non riesco a leggere sotto la costola. Lo avvicino di più a me e la sua mano mi alza pian piano il vestito, e mi stringe una natica.
Le mie labbra fremono dalla voglia di baciarlo, ma lui non sembra volersi avvicinare alla mia bocca.
Poi si avvicina al mio orecchio e le sue parole si imprimono nella mia testa.
"Quando il diavolo bacia l'angelo, lo condanna all'inferno."
Lascia un casto bacio dietro il mio orecchio e poi si stacca da me.
Io boccheggio come se non avessi più fiato e mi alzo subito dal letto.
"Damián!" Una voce da fuori la porta mi fa rizzare le orecchie. È Linda.
Il ragazzo dagli occhi smeraldo, mi guarda e poi mi fa segno di andare in bagno.
Io faccio come mi dice e vado a chiudermi subito nel suo bagno.
Mi guardo allo specchio e non posso credere a ciò che vedo.
Ho i capelli scompigliati, un succhiotto sopra il seno destro e vari segni sul collo.
Mi tiro giù il vestito e noto che ho dei segni violacei anche lì.
Non mi ha nemmeno baciata, ma io mi sento come dopo una notte di sesso.
Non abbiamo parlato, ma io già non lo odio più.
Mi do un colpo in testa e ripenso alle sue parole.
Lui non mi odia, odia se stesso per l'effetto che gli faccio.
Un diavolo non bacia un angelo.
Prendo un respiro profondo e quando lui entra nel bagno insieme a me, i miei occhi cercano i suoi.
"Ci stanno aspettando giù. Andiamo, angelo."
Damián Vega, se tu sei il diavolo, io voglio finire all'inferno.
Un piccolo sorriso spunta sul suo volto ed io gli sorrido di rimando.
Lui si è già rimesso la camicia ed io devo ammettere che un po' mi dispiace.
Quando stiamo per uscire, chiudo la porta di scatto e lo afferro per la camicia.
Mi alzo sulle punte e con forza lo avvicino a me, per poi far scontrare le mie labbra con le sue.
Sono piene e dolci, come se fossero zucchero sulle mie.
Lui all'inizio non realizza, poi si spinge verso di me. Resta un bacio casto e a stampo.
Quando mi allontano da lui i suoi occhi verdi bruciano nei miei.
"E se fosse l'angelo a baciare il diavolo?"

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