Capitolo 23

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Sono passati sei mesi da quando Zoe ha tentato di suicidarsi alla casa al mare di Reina. In questi due mesi il rapporto tra noi cinque si è rafforzato tantissimo, ma ho dovuto lasciare andare Damián. Abbiamo provato a resistere, a vederci nonostante tra di noi ci fosse sempre quel velo di tristezza e preoccupazione, così alla fine abbiamo deciso di lasciarci. Sono esattamente cinque mesi che lo vedo, ma faccio finta di nulla, di non amarlo.
Reina è l'unica che ha ancora contatti con la famiglia Vega, nonostante le ragazze abbiano cercato di mantenere i rapporti, i fratelli non vogliono avere più niente a che fare con Zoe.
Nonostante il gesto estremo di Zoe, il bambino è sopravvissuto e tra qualche settimana partorirà il figlio di Julio. Ho tirato un sospiro di sollievo quando abbiamo letto l'esito dell'esame del DNA, e quindi presto nascerà Ander Vega.
È inutile anche spiegare che Zoe non parla più con nessuno, se non per lo stretto indispensabile. Si è chiusa nel suo guscio di odio, rancore e tristezza. Si accarezza costantemente il pancione, piange, ma si rifiuta di parlare.
Io sono andata avanti con la mia vita, ho provato ad uscire con qualche ragazzo, ma è stato un fallimento continuo. Addirittura a un'uscita abbiamo incontrato Damián, e ho abbandonato quel povero ragazzo ancora prima di ordinare la cena. Quella è stata l'ultima volta che ho provato ad uscire con qualcuno. Sono felice del fatto che Reina sia riuscita a far durare la sua relazione con Leo, anche se litigano spesso per Zoe e Julio.
"Dove vai?" Domando a Zoe quando la vedo mettere il giacchetto e prendere le chiavi della sua auto.
"Esco." Risponde prima di chiudere la porta dietro di se. Sospiro, chiudendo il libro davanti a me. Ho cercato in questi mesi di farla aprire in tutti modi, ma non ha intenzione di aprire bocca, mai.
Dopo pochi minuti la porta si apre e Ana entra.
"Ho visto Zoe salire in macchina si Julio!" Urla senza neanche salutarmi. Io sgranò gli occhi, senza parole.
"Cosa?"
Lei mi afferra per il braccio, trascinandomi alla finestra. Ci affacciamo e anche se da lontano, riesco a vedere la macchina che si allontana.
"Ma che sta succedendo?"
"Non ne ho idea." Scuoto la testa. "Forse dovranno parlare del bambino."
"Parlano solo per telefono, almeno questo è quello che ci ha sempre detto." E ha ragione. Zoe non ha mai accennato al fatto che si vedesse con Julio.
"Vado a fare una passeggiata." Le sorrido, seppur forzatamente.
Appena metto piede fuori, il mio telefono suona.
È mio papà.
Ignoro la sua telefonata, la quinta della settimana. Sono mesi che ho deciso di non rispondere più alle sue telefonate, ovvero nell'esatto momento in cui mi sono resa conto che mi telefonava solo quando mamma non era a portata di orecchio. Ho perso le speranze con mia mamma anni fa, ora sto iniziando a lasciare andare anche mio padre. La vita non sempre è facile, soprattutto con le decisioni difficili che dobbiamo prendere.
Mi mancheranno sempre i miei genitori, mi sentirò sempre incompleta, ma non posso fingere di essere amata da qualcuno che non lo fa davvero.
Dopo mezz'ora, sospiro rendendomi conto di essere arrivata qui. Casa Vega.
Non è raro per me ritrovarmi qui, ma è la prima volta che fermandomi, lui esce in quell'esatto momento. Appena i nostri occhi si incrociano, il mio stomaco si ribalta e inizio a camminare velocemente, sperando di dimenticare presto la sua espressione sconvolta.
"Blanca!" Mi richiama e io mi blocco. Non mi volto, non ce la faccio, ma lui mi si para davanti.
"Ehi, tutto bene?" Mi guarda, ma io tengo lo sguardo basso.
"Si."
"Perché sei qui?"
"Zoe è salita in macchina con Julio."
Alzo lo sguardo e lui mi guarda con la fronte corrucciata.
"È da tre settimane che si vedono." Rivela. Una pugnalata mi arriva dritta al petto.
"Ah, grazie." Lo supero. E lui non mi ferma. Le lacrime mi solcano il viso, sentendomi ferita dalla mia migliore amica. Perché Zoe non ce l'ha detto?
Odio il fatto che l'unica cosa che io e Damián ci siamo detti dopo mesi sia questa. Odio il fatto che la mia relazione con lui sia finita, perché eravamo così felici prima che succedesse il casino. Odio il non essere più indispensabile per la mia migliore amica, e che non si fidi più di sfogarsi con me.
Una macchina mi affianca.
"Sali!" Reina mi sorride, facendomi riscaldare il cuore. Salgo in macchina.
"Zoe e Julio si rivedono e lei non ci ha detto nulla."
"Lo so, ce l'ha confessato Damián poco fa." Annuisce tristemente. Sospiro sollevata nel constatare che nemmeno lei sapesse nulla.
"Non capisco perché non ce l'abbia detto."
"Zoe è arrabbiata con se stessa, ma Julio è il padre del suo bambino, non può eliminarlo dalla sua vita."
Reina sta per continuare, ma io la blocco, urlandole di fermarsi.
Siamo ferme davanti a un parco, e da qui posso vedere Zoe e Julio seduti su una panchina che chiacchierano. Lui le avvolge le spalle con il braccio e lei ride per qualcosa che lui le ha detto. E poi succede, le loro labbra si sfiorano, per poi unirsi in un tenero bacio. I miei occhi non si staccano dalla mano di lui che accarezza il pancione di Zoe.
"Sembrano felici." Sussurra Reina, ipnotizzata anche lei dalla scena.
"Si, lo sono." Mi schiarisco la voce. "Dove stavi andando?"
"Ero da Leo quando Damián mi ha detto di averti incontrata, così ti ho raggiunta. Ti accompagno a casa e poi torno da lui."
"Non voglio tornare a casa. Vengo con te."
"Sei sicura?"
"Si." Lei annuisce, mettendo in moto e tornando verso casa Vega.
Non sarò mai pronta per passare del tempo con loro, ma questo non vuol dire che io non senta la mancanza della loro compagnia. Spero che Damián sia uscito, ma a questo punto mi gioco tutto. Ci incontreremo altre volte, soprattutto dopo che Zoe avrà partorito, e non voglio che ogni volta per me sia un colpo al cuore.
"Blanca, lo ami ancora?" Mi domanda Reina quando parcheggia nel vialetto.
Mi volto, per guardarla e annuisco senza pensarci.
"Non pensi che potrebbe farti star male?"
"Peggio di così?" Sorrido amaramente. "Sono cinque mesi che non ci parliamo. E in questo momento ho bisogno di lui."
Lei mi abbraccia, e io la stringo fortissima a me.
"Segui il tuo cuore e non sbaglierai mai."
Leo ci viene ad aprire, e mi rivolge un sorrisino quando mi vede entrare.
"Ehi, come va?" Mi domanda mentre ci dirigiamo verso il salotto.
"Bene, penso." Lui annuisce, sicuramente capendo a cosa io mi riferisca. Siamo stati tutti travolti da quello che è successo a Zoe e Julio, trascinandoci giù con loro due.
"Blanca?" Mateo entra nella stanza, con un libro in una mano e una ciotola di pop corn nell'altra.
"Ciao."
"Vieni, è un sacco che non ci vediamo." Mi fa segno di mettermi comoda sul divano, ma non posso evitare l'inevitabile.
"In realtà vorrei parlare con Damián." Mi mordo il labbro inferiore.
Entrambi i fratelli mi guardano e poi mi sorridono.
"Era ora!" Esclama Mateo euforico. "È di sopra." Mi da una spintarella.
Passo per la cucina, salendo per le scale e quando arrivo davanti alla porta chiusa, trattengo il fiato. È solo Damián, non devo essere così agitata.
Busso alla porta e dopo aver avuto il permesso da parte di Damián di entrare, mi blocco vedendolo seduto sul letto con il computer sulle gambe, gli occhiali e senza maglietta mentre studia. Lui ha gli occhi bloccati sullo schermo, sicuramente aspettando che qualcuno parli, ma io resto in silenzio. Lui alza lo sguardo e mi guarda sorpreso.
"Dobbiamo parlare." Sputo fuori, prima che lui riesca a dire qualcosa.
"Va bene." Chiude il computer, alzandosi e poggiandolo sulla scrivania. Io ne approfitto per togliermi la giacca e posarla sulla sedia.
"Vieni." Mi fa segno di avvicinarmi al suo letto. Mi siedo, incerta su come iniziare la conversazione. Ho le gambe tremanti, ma cerco di non darlo a vedere.
"Mi dispiace averti detto di Zoe e Julio in quel modo." Sospira passandoci una mano tra i capelli biondi. "Non volevo turbarti."
"Non hai colpe, Dam. Sono solo delusa da Zoe." Accavallo le gambe, cercando di calmarmi. "Le siamo state vicine questi mesi, nonostante lei ci trattasse male. Avrei voluto che ci avesse detto che aveva ripreso i rapporti con Julio."
Lui annuisce alle mie parole, e so che sta pensando alla risposta da darmi.
"Julio la ama, farà di tutto per lei e Ander."
"Non ho alcun dubbio su questo." Ho solo paura che Zoe non ricambi il suo amore, che si stia costringendo ad amarlo per suo figlio.
"Andrà tutto bene, angelo. Devi lasciarli alle loro decisioni e fidarti." Mi afferra la mano e la chiude tra le sue. I miei occhi diventano lucidi nel sentirlo chiamarmi così, non lo faceva da troppo tempo.
"Lo farò."
Tolgo goffamente la mano dalla sua e cerco uno spunto per poter cambiare argomento.
"Tra quanto ti laureerai?" Domando guardando i libri sul suo letto.
"Tra tre mesi, mi manca un solo esame." Sgrano gli occhi e mi alzo per riprendere il suo computer.
"Dai, ti aiuto a ripetere."
"Sei sicura?"
"Ti vergogni?" Lo provoco, ma so benissimo che non è così.
"Sai benissimo che non è così." Alza gli occhi al cielo divertito, prendendo anche gli appunti sparsi sul letto e lanciandomeli.
Io mi tolgo gli stivali e mi metto a gambe incrociate sul letto, davanti a lui.
"Allora, iniziamo." Leggo velocemente quello che c'è scritto sui suoi appunti e gli pongo la prima domanda. Lui ci pensa per qualche secondo poi mi espone tutto alla perfezione. Andiamo avanti così per circa un'ora, e alla fine mi sdraio stremata. Sa tutto, è inutile che andiamo avanti con altre domande.
Sento un peso sopra di me, e quando apro gli occhi, Damián è a pochi centimetri da me. Le sue labbra sfiorano le mie, facendomi fremere sotto di lui.
"Angelo, ho bisogno di te."
La sua bocca si posa sulla mia, baciandomi dolcemente. C'è urgenza e bisogno nei suoi gesti, con le mani gli accarezzo i capelli, avvicinandolo ancora di più a me.
"Dam." Lo spingo via da me, posando le mani sul suo petto e allontanandolo. Mi alzo dal letto, con il cuore che batte a mille.
"Non possiamo. Noi non stiamo più insieme." Mi porto una mano sul cuore, respirando a fatica.
"Hai ragione." I suoi occhi perdono il calore che mi hanno sempre trasmesso, diventando freddi e vuoti.
"È meglio che tu te ne vada."
Deglutisco, ingoiando le lacrime che mi pizzicano gli occhi.
Mi volto, correndo letteralmente via da casa.
Appena arrivo a casa, mi accascio per terra con la schiena sulla porta, iniziando a singhiozzare.
Due braccia mi avvolgono.
"Shh, smettila di piangere. Che succede, B?" Alzo gli occhi incredula, quando quelli della mia migliore amica mi guardano per la prima volta dopo mesi.
"Zoe." I miei singhiozzi si amplificano. Mi aiuta ad alzarmi e ci sediamo sul divano.
Appena mi calmo le inizio a raccontare tutto quello che è successo oggi pomeriggio, compresa la verità su lei e Julio.
"Non vi ho detto nulla perché volevo essere sicura di star facendo la cosa giusta." Mi guarda dispiaciuta. "Io amo Julio da sempre. Sei mesi fa, ero disperata nel buio della mia testa, e quando ho detto di amare Samuel era perché sapevo che restando con Julio gli avrei fatto solo del male se poi si fosse venuto a sapere che il padre del bambino non fosse lui." Mi asciugo le lacrime, mentre le continua a parlare. "Tre settimane fa gli ho chiesto di uscire a prendere un caffè per parlare di Ander, e ho capito che reprimendo i miei sentimenti avrei continuato a farci soffrire. Sai, Julio ha quel modo di guardarmi che mi fa sentire amata e giusta." Osservo i suoi occhi, limpidi e senza più alcuna ombra. Alla fine Julio è riuscito a salvarla da se stessa.
"Quindi ora state insieme ufficialmente?" Le domando. Lei arrossisce e annuisce.
"Si, meritiamo di essere felici entrambi." Si accarezza dolcemente la pancia, e vederla felice per me non ha limiti.
"Mi dispiace per avervi trattate così. Voi mi avete dato tutto l'amore del mondo e io non l'ho apprezzato, ma da oggi rimedierò." La abbraccio, trovando un rifugio tra le braccia di colei che per me è l'emblema dell'amicizia.
"Sei perdonata solo perché mi farai diventare zia." La prendo in giro e scoppiamo entrambe a ridere.
"B, promettimi di ritrovare la felicità. Tu hai bisogno di Damián nella tua vita e lui di te."
"Finiamo sempre per farci del male, Zoe."
"Se io e Julio ci siamo dati un'altra possibilità, tu e Damián dovete perché non esiste nessuno di più giusto di voi due."
In quel momento Ana, Helena e Reina entrano nel salotto.
"Quando sei tornata?" Domando a quest'ultima.
"Poco fa." Mi sorride tristemente.
"E comunque diamo ragione a Zoe, tu e Damián dovete tornare insieme."
"Ma voi non eravate quelle che avevano paura di lui?" Le guardo una ad una.
"Infatti non siamo noi che dobbiamo stare con lui." Sorride divertita Helena. Ana le da una gomitata scherzosa e mi guarda. "Quando stava con te faceva meno paura." Commenta anche lei, facendomi alzare gli occhi al cielo.
"Ragazze, non penso di avere più molte possibilità, mi ha baciata e sono scappata." Mi metto le mani davanti alla faccia.
"Cosa?" Ana mi fa uno schiaffo sulla testa e io la guardo male.
"Okay, domani c'è una serata in discoteca devi farlo impazzire." Asserisce Reina.
"Si!" Dicono all'unisono Helena e Ana.
"Cosa? No!"
"Si!"
"No!"
"Si!" Urlano in coro tutte e quattro.
"Io non potrò venire, ma tu devi assolutamente andare e riconquistarlo." Zoe mi guarda, incoraggiandomi a fare questa cosa, ma io non ne sono molto convinta.
"Seducendolo?"
"Si!" Urlano di nuovo tutte insieme, guadagnandosi una mia occhiataccia.
"Potrai prendere i miei vestirti." Mi punzecchia Zoe.
"Ah! Ora me li presti, eh." La guardo male dato che non vuole mai prestare i suoi vestiti a nessuno, ci tiene troppo e ha sempre paura che si possano rovinare.
"È una buona causa." Fa spallucce. "E poi io non posso metterli per il momento, stanno facendo la polvere nel mio armadio."
Mi guardano tutte e quattro in attesa che io decida cosa fare e alla fine annuisco.
"E va bene. Ma se non vorrai più avere nulla a che fare con me dopo domani sera, basta." Loro iniziano ad urlare e a batte le mani come delle bambine e mi rendo conto che sono mesi che non siamo tutte così felici insieme.

Il mio destino sei tu Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora