Capitolo 20.

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Julio è rimasto sconvolto dalla notizia che Zoe gli ha dato, ma è pronto a prendersi le sue responsabilità se dovesse essere il padre del bambino.
Zoe gli ha detto che se il padre dovesse essere Samuel non lo chiamerebbe per dirglielo, non vuole averlo nella vita di suo figlio. All'inizio non ero d'accordo con la sua decisione, ma quello che porta in grembo è suo figlio e io non sono nessuno per decidere della sua vita. Mi fido di lei.
Julio ha deciso di portare a cena Zoe, sono usciti circa un'ora fa.
Tra poco più di una settimana farà ventun anni e sicuramente non si aspettava un regalo del genere da parte di Zoe.
Io me lo sento fin dentro le ossa che il padre sia lui, deve esserlo per forza, Samuel non potrebbe dare nulla a Zoe e al bambino.
"A cosa pensi?" Sono seduta al bancone della cucina e Damián è dal lato opposto, sta preparando la cena per tutti.
"A Zoe." Dico sincera.
"Non me lo sarei mai aspettato." Dice tagliando i pomodori per l'insalata.
"Nemmeno io." Dico rubando un pomodorino.
"Ehi!" Felipe scende le scale, venendo nella nostra direzione.
Lascio che i capelli mi coprano il viso, dato che sono ancora imbarazzata dalla figuraccia fatta qualche ora fa in camera di Damián.
"Metti giù le mani!" Lo rimprovera Damián quando Felipe ruba anche lui un pomodorino.
"Frustrato, cugino?" Domanda con sarcasmo.
"Si, a causa tua, cugino!" Lo addita. Felipe alza le mani con innocenza e ci ammicca.
"Vi rifarete stanotte."
"Cosa?" Urlo e Damián alza gli occhi al cielo.
"Non vi sopporto." Borbottò facendo ridere Felipe. Il biondo viene nella mia direzione e mi abbraccia.
"Ah angioletto, guarda com'è geloso Damián?" Lo prende in giro e noto gli occhi del mio fidanzato in fiamme.
"Toglile le mani di dosso." Gli ringhia contro.
Io e Felipe scoppiamo a ridere e Damián se ne va arrabbiato.
"Non ci credo!" Dico ridendo.
"Vai, prima che rompa qualcosa."
Scendo dallo sgabello e vado nell'unico posto in cui andrebbe Damián in un momento del genere, il campetto da basket.
Quando esco dalla portafinestra infatti, lo trovò che tira il pallone verso il canestro.
"Dam." Lo richiamo avvolgendo le mie braccia intorno al suo busto e poggiando la guancia sulla sua schiena.
"Entra dentro, Blanca." Dice con voce dura.
Mi stacco, ferita dalle sue parole e assottiglio lo sguardo.
"Sei serio, Damián? È tuo cugino e mi stava abbracciando!" Gli urlo contro indignata.
"E tu non vedevi l'ora, vero?" Chiede con la rabbia che gli invade il corpo.
Faccio un passo indietro e quando i suoi occhi incontrano i miei, una coltellata mi arriva allo stomaco.
"Io me ne vado." Mi volto.
"Forse è meglio." Lo sento borbottare.
Cammino a passo svelto verso l'entrata e vado subito al piano di sopra per prendere le mie cose dalla camera di Damián.
"Blanca, che succede?" Mi domanda Mateo uscendo sul corridoio.
"Niente. Sto tornando a casa." Mi metto la borsa in spalla e scendo velocemente le scale.
"Resta a cena."
"No, devo andare. Ci si vede." Gli rivolgo un sorriso di circostanza e quando passo davanti a Felipe, quest'ultimo mi ferma per il braccio.
"Che succede?"
"Vallo a chiedere a tuo cugino." Molla la presa sul mio braccio e me ne vado da quella casa.
Una lacrima mi riga il volto e lo stomaco mi si chiude in una morsa dolorosa.
Odio discutere con Damián, ma con lui le discussioni sembrano essere all'ordine del giorno, come se non ne potessimo mai fare a meno.
Sento di essere legata a lui in un modo profondo, qualcosa che non riesco nemmeno a spiegare a parole ma è come se fossimo destinati a farci del male.
Infilo le chiavi e metto in moto la macchina, sta iniziando a piovere, fortunatamente in poco tempo sono a casa e appena arrivo mi chiudo nella mia stanza.
Zoe è con Julio a cena fuori. Reina sta da Leo. E Helena e Ana sono andate da alcune loro compagne di corso per ripetere dato che domani hanno un esame.
Odio stare a casa da sola, soprattutto quando piove.
Chiudo la porta della mia stanza a chiave e dopo essermi messa il pigiama mi corico sotto le coperte.
È presto, sicuramente non è ora di dormire, ma non ho nemmeno più fame.
Il mio telefono inizia a squillare e lo prendo, notando una chiamata da parte di Zoe.
"Blanca, dove sei?" Mi chiede allarmata.
"Sono a casa." Rispondo cercando di non far sentire la mia voce spezzata dal pianto. Non voglio rovinarle la serata con Julio.
"Sei sola?" Chiede quasi urlando.
"Si, ma stai tranquilla." Come ho già detto odio la pioggia, mi spaventa a morte e Zoe lo sa benissimo.
"Non eri da Damián?"
"No, sono tornata a casa."
"Sto arrivando." Dice borbottando qualcosa di incomprensibile a Julio.
"No! Zoe stai tranquilla, mi sono chiusa in camera e sto per mettermi a dormire, non mi sento bene. Godetevi la serata." Cerco di rassicurarla. Un tuono squarcia il cielo e io inizio a tremare nel mio letto.
"Blanca.." Inizia a parlare Zoe, ma io le attacco il telefono in faccia presa da un attacco di panico.
Scalcio via le lenzuola, le gocce di sudore mi scendono fino al collo e tremo ininterrottamente mentre i tuoni continuano ad echeggiare nella mia stanza.
La voce di mia mamma mi arriva alle orecchie e il mio battito accelera, sento le mani che mi sudano e stringo il più forte possibile le dita in un pugno.
Il respiro mi si mozza, non riesco più a fare respiri regolari, sento di stare per soffocare da un momento all'altro.
Un tonfo e poi la luce della mia stanza di accende.
"Blanca!" L'urlo di Zoe mi fa voltare nella sua direzione e lei corre verso di me.
Prende le mie mani, i suoi occhi sono colmi di paura e le lacrime le rigano il viso.
"Ti prego, Blanca, respira." Dice balbettando.
"Ci penso io, Zoe." Julio si mette davanti a me e cerca di farmi respirare.
"Vattene via." Sussurro. "Va via." L'azzurro dei suoi occhi, diventa improvvisamente verde e sento le lacrime rigarmi il viso.
"Tu mi odi! Vattene via." Urlo.
"Cosa dici, B, io non ti odio." Due mani, estranee, mi stringono le spalle e io sbarro gli occhi.
Per un secondo ho scambiato Julio per Damián.
"Damián! Damián! Dov'è il mio Dam?" Urlo iniziando a singhiozzare. "Lui mi odia! Mi odia come mia mamma!" Julio mi prende tra le sue braccia e mi culla.
Dice qualcosa a Zoe, ma io non capisco nemmeno cosa le dice perché continuo ad urlare il nome del mio diavolo.
"Mi odia!" Dico iniziando a battere i pugni contro lo sterno di Julio. "Mi odia, J! Lui mi odia! Io lo amo e lui mi odia!" Continuo ad urlare.
Julio cerca di tranquillizzarmi passando la sua mano sulla mia schiena, ma il suo tocco mi fa solo agitare di più.
"Non ti odia, B. Damián non ti odia." Dice dolcemente.
Lui mi odia.
"Dov'è?" Un urlo mi arriva fritto alle orecchie ma lo scaccio dalla mia testa.
"Angelo." Damián entra nella mia stanza e quando mi vede, si inginocchia davanti a me.
I suoi occhi verdi mi guardano, vuoti e colmi di paura.
Prende le mie mani e mi invita a respirare regolarmente.
"Non piangere, angelo e respira insieme a me." Damián mi mostra come tranquillizzarmi ed io cerco di andare a tempo con il suo respiro, regolarizzando il mio.
"Bravissima." Si alza da terra e mi posa un bacio sulla fronte.
Non mi sono nemmeno resa conto che Julio si sia alzato e ci stia guardando dalla porta, insieme a Zoe.
"Tu mi odi." Sussurro abbassando la testa sulle mie mani.
"Cosa?" Chiede Damián facendomi alzare la testa e facendo scontrare i nostri occhi.
"Noi andiamo." Zoe chiude la mia porta e insieme a Julio se ne vanno.
"Tu mi odi." Ripeto.
"Non ti odio, angelo, non potrei mai odiarti." Damián incrocia le mie dita con le sue, facendo dei giri circolari con il pollice sul palmo della mia mano.
Un altro tuono rimbomba per la stanza e io spalanco gli occhi dallo spavento.
"Vieni qui." Damián mi afferra per i fianchi e mi mette seduta in braccio a lui. Le sue mani avvolgono i miei fianchi, mettendomi al sicuro tra le sue braccia.
"Ho solo te." Gli sussurro all'orecchio.
Mi accoccolo contro di lui e sento gli occhi farsi sempre più pesanti.
"Dormiamo." Gli sento dire mentre mi solleva dolcemente.

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