Capitolo 19.

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"Certo, non ci sono problemi, ci vediamo nel pomeriggio alla caffetteria dell'università." Sorrido al ragazzo davanti a me.
"Quindi ti servono gli appunti di letteratura di lunedì?" Chiede per la terza volta. Io annuisco e noto che il suo sguardo è fermo sulla mia scollatura.
Io mi schiarisco la gola e lui torna a guardarmi negli occhi.
"Si, Diego, ero assente e mi servono gli appunti." Dico con un tono di voce più severo.
Diego è il secchione della mia classe di letteratura e pensavo di fare una cosa intelligente venendo a chiedere gli appunti a lui, ma a quanto sembra è interessato a ben altro.
"Quindi ci vediamo oggi pomeriggio?" Domanda sistemandosi la camicia.
Io annuisco e lui sorride.
"Angelo." Due braccia mi circondano la vita e sorrido spontaneamente quanto riconosco il tocco di Damián.
"Dam." Mi volto per lasciargli un bacio a fior di labbra e lui mi sorride.
"Sei fidanzato?" Mi domanda sbigottito Diego. Io lo osservo e poi inarco il sopracciglio.
"Si, perché?"
"Mi hai chiesto di uscire!" Dice lui aprendo le braccia con fare teatrale.
Io sbarro gli occhi. "Cosa?" Diciamo all'unisono io e Damián.
"Si, poco fa mi hai chiesto di vederci alla caffetteria." Dice ovvio Diego.
Io mi mordo il labbro inferiore e trattengo una risata.
"Diego, ti ho chiesto di vederci per prendere gli appunti dato che non li hai con te. Non ti ho chiesto di uscire." Dico cercando di essere il più gentile possibile, ma allo stesso tempo di far arrivare forte e chiaro il messaggio che non sono minimamente interessata a lui.
"Io pensavo che fosse solo un pretesto per uscire." Balbetta.
"Mi spiace, hai frainteso." Dico sorridendogli. "Ci vediamo dopo." Afferro la mano di Damián e lo trascino letteralmente via.
"Che imbarazzo!" Dico quando siamo lontani il più possibile da Diego.
"Poverino, ci aveva sperato." Dice Damián trattenendo un sorriso.
"Non pensavo si sarebbe fatto un film per degli appunti!" Dico passandomi una mano tra i capelli.
"Angelo, non è colpa tua se sei irresistibile." Mi prende in giro e io alzo gli occhi al cielo.
"Ma come sei simpatico, amore. Non te l'hanno mai detto?" Dico dandogli una spinta scherzosa.
"Oh si, me lo dicono spesso." Mi provoca, scompigliandomi i capelli.
Io metto il broncio e lui si abbassa alla mia altezza per darmi un bacio.
Prendo il suo viso tra le mie mani e approfondisco il nostro contatto.
"Che fai oggi?" Gli domando quando ci stacchiamo.
"Devo studiare, tra quattro giorni ho un esame." Mi lascia un altro bacio sulle labbra. Ci mettiamo seduti su una panchina e iniziamo a chiacchierare del più e del meno.
"Leo come stai?" Chiedo mettendo le mie gambe sopra le sue.
"Meglio, Reina non lo lascia mai solo." Dice sorridendomi. "Penso abbiano fatto più sesso in questi ultimi quattro giorni che in cinque anni che si frequentano." Scoppia il una sonora risata.
"Dam!" Dico scoppiando a ridere.
"È vero. La tua amica è abbastanza rumorosa." Dice inclinado la testa. Io gli tappo la bocca con la mia mano e lui me la lecca.
Io lancio un gridolino di disgusto e lui scoppia nuovamente a ridere.
Istintivamente sfilo il mio telefono dalla tasca, e senza pensarci gli scatto una foto. Damián mi toglie il telefono dalle mani, osservando la foto che gli ho appena fatto e io faccio di tutto per riprendere il telefono.
"Non eliminarla!" Lo minaccio.
"Vieni qui." Mi prende in braccio e mi fa sedere sulle sue gambe. Mette la fotocamera interna del mio telefono, e mi lascia un bacio sul collo per poi scattare la fotografia.
"Non amo le foto, ma non mi dispiace averne qualcuna con te." Mi sorride.
Con la mano gli afferro la bocca e gli lascio un bacio. Scatta nuovamente la foto e poi riprendo il telefono.
"Sorridi!" Gli ordino. Damián fa come gli ho detto e quando vedo spuntare le sue adorabili fossette ai lati della bocca, sorrido anch'io e scatto la foto.
"Se un giorno mi lascerai, guardandole penserai a quanto siamo stati felici insieme."
Poso il telefono nella tasca e lo osservo.
"Perché già pensi al fatto che ci lasceremo?" Domando rattristandomi.
"Perché un giorno aprirai gli occhi e ti renderai conto che un diavolo non può stare con un angelo." Mi posa una mano sulla guancia e la accarezza dolcemente.
Appoggio la testa sulla sua spalla, Damián posa le sua mani intorno alla mia vita e mi culla.
"Smettila, non sei un diavolo. E anche se fosse così, io voglio stare con te, punto." Mi volto e unisco le mie labbra alle sue.
Metto la mia mano sulla sua guancia e approfondisco il bacio, insinuando la mia lingua tra le sue labbra e cercando la sua.
"Che signor bacio!" Sentiamo battere le mani ed entrambi ci stacchiamo dalle labbra dell'altro.
Volto la la testa e davanti a me c'è il ragazzo che gioca a basket con Damián, Raul.
"Ciao, Torres." Il suo tono è tranquillo e ne sono felice dato che è lo stesso che lo ha aiutato quando c'è stata la rissa all'ultima partita.
Lui ricambia il saluto con un cenno della testa.
"Questo fine settimana non sarò presente agli allenamenti." Dice grattandosi la nuca.
"Domenica abbiamo la partita." Gli ricorda Damián.
"Lo so e sarò presente, ma devo tornare a casa perché mia sorella ha avuto un incidente." Damián annuisce e lo guarda circospetto.
"Come mai hai avvisato me e non Matías o Gonzalo?"
"Perché il capitano sei tu e devo avvisare te se non ci sono agli allenamenti." Fa spallucce. "Tienila stretta, il ragazzo dell'altra squadra è molto arrabbiato." Dice indicandomi per poi andarsene.
Damián serra la presa intorno alla mia vita, e io sbarro gli occhi.
"Dam, sta tranquillo." Dico sorridendogli.
"Quel tizio mi odia, ma la cosa non deve riversarsi su di te." Il suo tono è freddo e distaccato, fa quasi paura.
"Stai tranquillo, non sa nemmeno il mio nome." Damián sembra tranquillizzarsi e poi mi prende in braccio facendomi scoppiare a ridere mentre si alza dalla panchina.
Un urlo ci fa smettere di ridere, ci guardiamo negli occhi e poi Damián mi fa scendere.
Poco distanti da noi, nel parcheggio ci sono Zoe e Julio che stanno discutendo.
"Basta! Te lo chiedo per favore, Julio!" Zoe ha la voce spezzata e guarda supplicante Julio.
"Tu mi nascondi qualcosa!" Le urla contro e la mia amica abbassa la testa.
Parla Zoe, non avere paura di lui, non ti abbandonerà.
"Quando capirai che non voglio stare con te?" Dice lei con tono tagliente.
Julio fa un passo indietro, come se le sue parole lo avessero colpito in pieno volto.
Damián fa un passo avanti ma io lo blocco.
"Aspetta."
"Quando i tuoi occhi diranno la stessa cosa delle tue labbra." Julio guarda un'ultima volta Zoe e poi si volta, andando verso la sua macchina.
"Accidenti!" Damián inarca il sopracciglio e io chiudo gli occhi per poi riaprirli subito.
"Ci sentiamo dopo, tu va da Julio." Gli lascio un bacio a fior di labbra e vado dalla mia amica.
Zoe è poggiata alla macchina, con lo sguardo fisso sul ragazzo che se n'è appena andato via con Damián.
"Non se ne va. Non riesco ad allontanarlo." Dice senza nemmeno voltarsi nella mia direzione.
"Non farlo!" Le urlo contro.
"Sono incinta, Blanca!" Urla con le lacrime che le rigano il viso. "Sono incinta."
Resto paralizzata al suono di queste parole e una lacrima solca il mio viso.
Zoe scivola, attaccata alla macchina, fino a terra e si porta le gambe al petto.
Mi siedo accanto a lei e la stringo tra le mie braccia.
"Saliamo in macchina." Lei annuisce continuando a piangere.
La aiuto ad alzarsi e la faccio mettere dalla parte del passeggero, mentre io vado dalla parte del conducete.
"Di quanto sei incinta?"
"Sei settimane." Dice asciugandosi una lacrima sotto l'occhio.
Sei settimane, quindi dall'inizio delle lezioni.
"Di chi è, Zoe?"
Lei abbassa lo sguardo e tira su con il naso.
"Non lo so." Scuote la testa. Io strabuzzo gli occhi.
"Come?" Domanda incredula.
"Sono stata sia con Samuel che con.."
"Julio." Termino io la frase per lei.
Zoe annuisce.
"Perché sei andata a letto con Samuel?" Domando con disprezzo.
"Ci siamo risentiti e non mi sarei mai immaginata che potesse finire così, soprattutto dopo essere andata a letto con Julio."
Mi passo una mano sul viso e mi volto verso di lei.
"Quindi potrebbe essere figlio di Julio."
Zoe annuisce.
"Devi fare il test del DNA."
"Cosa?" Chiede allarmata.
"Per forza, Zoe. Alla nona settimana lo potrai fare, hai tre settimane per dirlo a Julio e soprattutto sperare che sia suo figlio e non di Samuel." Attesto mettendo in moto la macchina.
"Julio non lo deve sapere!" Mi urla contro.
"E se fosse il padre?" Le dico ringhiando. Le si fa piccola contro il sedile, continuando ad asciugarsi le lacrime.
Ha appena diciannove anni, un figlio alla sua età non sarà una cosa facile, ma conosco Zoe e non abortirà mai.
Io le starò sempre accanto, avrà noi.
Spero che il padre sia Julio, potrebbe dare a quel bambino tutto l'amore del mondo, insieme a tutta la famiglia Vega.
Julio ama Zoe, non la lascerebbe mai sola.
"Dove andiamo?" Mi domanda non riconoscendo la strada.
"Non lo so nemmeno io." Ho il cuore che mi scalpita nel petto. Dentro il corpo della mia migliore amica sta crescendo una vita, assurdo.
"Voglio sapere chi è il padre prima di dirlo alle altre. Parlerò con Julio, te lo prometto." Posa la sua mano sulla mia e mi rivolge un dolce sorriso.
"Zoe mi dispiace essere stata dura con te."
"No, hai ragione. Diventerò mamma e devo imparare ad affrontare le situazioni." Scuote la testa.
Zoe non è una ragazza superficiale, si è sempre nascosta dietro una maschera per non far vedere agli altri quanto lei in realtà sia una bravissima ragazza.
Ha come l'assurda convinzione che mostrarsi dolce, possa essere qualcosa di malvagio.
"Devi fare quello che ti senti." Le sorrido.
Zoe prende la mia mano e la stringe.
"Portami da Julio." Dice di punto in bianco.
Io sbarro gli occhi, voltandomi incredula verso di lei.
"Sei sicura?" Chiedo cautamente.
"Si, lui mi vuole bene e sono certa che mi aiuterà." Annuisce convita.
Faccio inversione e silenziosamente prendo la strada verso casa Vega.
Il vialetto è occupato dalle macchine dei ragazzi, così sono costretta a parcheggiare fuori.
Io scendo dalla macchina e noto Zoe che fissa la casa intimorita.
"Zoe, non devi farlo ora se non te la senti." Dico prendendole il viso e voltandola per guardarmi.
I suoi occhi sono pieni di timore.
"E se non dovesse accettare la situazione? È un bambino, non un giocattolo!" Una lacrima le riga il viso.
"Andiamo, vieni." La trascino fuori dalla macchina e percorriamo tutto il vialetto.
"Sei sicura?"
"Ti ama." Suono il campanello, mentre lei abbassa la testa guardando a terra.
"Angelo." Damián apre la porta, abbastanza sorpreso nel trovare me e la mia amica.
"Julio è in casa?" Domando.
"Si, sta in camera sua." Dice indicando con un cenno della testa il piano superiore.
Entriamo dentro casa e Zoe si precipita nella stanza di Julio.
"Che succede?" Mi domanda Damián inarcando il sopracciglio.
Io mi mordo il labbro inferiore e faccio spallucce.
Damián mi afferra per la vita, spingendo la mia schiena contro il suo petto.
Si abbassa all'altezza del mio orecchio. "Farò finta di non aver notato che mi stai nascondendo qualcosa."
Faccio un sospiro e mi volto verso di lui.
"Non riguarda me, altrimenti te lo direi." Gli sorrido dolcemente.
"Lo so." Posa le sue labbra sulle mie e mi lascia un dolce bacio a stampo.

***
"Che stai facendo?" Mi domanda Damián dalla scrivania.
Io sono due ore che sono sdraiata sul suo letto, ho già visto un film e ora mi sto annoiando da morire.
"Ti guardo." Dico alzando le braccia con ovvietà.
Indossa una tuta grigia per stare in casa con una maglietta bianca che aderisce perfettamente al suo corpo.
Indossa anche un paio di occhiali da lettura ed è davvero sexy così.
"Sembra che tu voglia mangiarmi, angelo." Sghignazza. Io divento rossa fino alla punta dei capelli.
Mi alzo dal letto e vado verso di lui.
Damián mi prende per la vita, mi fa sedere sulla scrivania e divarica le mie gambe.
Alza leggermente la mia maglietta e lascia dei dolci baci sulla pancia, scende sempre più giù e mi sbottona i jeans.
Con un gesto veloce mi abbassa i pantaloni fino a levarmeli, lanciandoli a terra.
Le sue mani percorrono le mie gambe, ormai nude, e la sua bocca percorre l'interno delle mie cosce, facendomi genere.
Il suo solo tocco, mi manda in paradiso.
Damián sorride sulla mia pelle, mi toglie le mutante e sospira guardando la mia intimità.
Sul suo volto si forma un ghigno perverso e potrei venire solo a guardalo.
Quando la sua bocca arriva al mio punto sensibile gli afferro i capelli e li strattono.
La sua lingua giocherella con il mio clitoride, mi mordo il labbro inferiore per non urlare dal piacere e dopo qualche minuto, vengo.
Damián mi lascia un altro bacio sull'interno della coscia e poi incastrai suoi occhi nei miei.
"Ti stai ancora annoiando, angelo?" Domanda sarcastico mettendosi nuovamente gli occhiali.
Gli afferro il viso con le mani e lo faccio alzare per baciarmi.
La sua bocca sa di me, ed è una sensazione impagabile.
Gli sfilo la maglietta, lascio un bacio sul tatuaggio con la scritta "encontraras tu ángel" e torno a baciarlo.
Sorrido durante il bacio e abbasso le mie mani su tutto il suo busto fino a quando non arrivo all'elastico della tuta.
"Damián!" Qualcuno apre la porta e io urlo dallo spavento.
Damián mi si piazza davanti per coprirmi.
"Oh mio dio!" La voce di Felipe ci arriva alle orecchie e io vorrei solamente sotterrarmi dalla vergogna.
"Esci immediatamente!" Urla severamente Damián. La porta sbatte, segno del fatto che Felipe l'abbia chiusa e Damián si sposta.
"Che vergogna!" Dico passandomi una mano sulla faccia e scendendo dalla scrivania per riprendere i miei vestiti.
"Io lo uccido!" Dice Damián digrignando i denti.
Si infila la maglietta e mi guarda mentre mi infilo i jeans.
"Mi dispiace." La sua voce è mortificata.
"Pensi che mi abbia vista?" Chiedo strabuzzando gli occhi.
"Non penso, ero davanti a te."
"Avrà pensato che stessimo facendo sesso."
"Sarebbe successo." Ghigna Damián.
"Già." Scoppio a ridere.
"Torna a studiare." Lo spingo verso la sedia e mi sdraio nuovamente sul letto.
"Dormi un po'."
Prendo il cuscino di Damián e faccio come mi ha consigliato.

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