BAD DAY (T-BAG)

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Una giornata, all'interno di un carcere, può essere di tre tipi: buona, brutta o da dimenticare.

Tutto dipende da come un detenuto si pone nei confronti degli altri.

Tweener non lo sa, ma sta per trascorrere una giornata decisamente da dimenticare.

L'osservo in silenzio dalla mia tribuna, senza mai staccare gli occhi dalla sua figura, sorrido quando lo vedo avvicinarsi alla recinzione e scambiare qualche parola proprio con Bellick; solo quando si allontana in direzione del campo da basket mi alzo e lo raggiungo velocemente.

"Vieni, bellezza, noi due dobbiamo parlare" gli sussurro ad un orecchio, passandogli il braccio sinistro attorno alle spalle; lo conduco in una parte isolata del cortile e lo colpisco con un pugno allo stomaco "nessuno ti ha mai detto che non bisogna intromettersi negli affari delle altre persone?".

Lui si piega in avanti, cade sulle ginocchia ed il pallone da basket gli scivola dalle mani; quando solleva gli occhi per guardarmi è terrorizzato, eppure trova ugualmente l'arroganza di fronteggiarmi.

"Ti conviene lasciarmi andare prima che qualcuno di molto potente venga a sapere quello che stai per fare"

"Ti riferisci a Bellick? Che curiosa coincidenza! È proprio di lui che dobbiamo parlare" dico con un sorriso, mi appoggio alla parete alle mie spalle e continuo il mio discorso "ho notato che hai iniziato a frequentare molto spesso l'infermeria e..."

"Forse vado spesso in infermeria perché qualcuno continua a picchiarmi da quando Scofield è stato trasferito nel reparto psichiatrico".

Lascio a Tweener il tempo di finire la frase e poi gli sferro un secondo pugno, questa volta al naso.

Ho sempre odiato le persone che m'interrompono mentre sto parlando.

"Ho notato che hai iniziato a frequentare spesso l'infermeria durante il turno della dottoressa Baker. È una cosa normale dal momento che sei solo un ragazzo e lei ha appena qualche anno in più di te ed è molto, molto, molto carina. Però io sono a conoscenza di un altro particolare non indifferente: la stessa dottoressa mi ha confidato che Bellick ha il sospetto che ci sia qualcosa di tenero tra me e lei, ed è arrivato a minacciarla, dicendole che avrebbe fatto qualunque cosa per scoprire la verità. Sai che cosa penso? Penso che in cambio di qualche favore ti abbia ordinato di dirle che io ti stuzzico per vedere che cosa avrebbe fatto. Ho indovinato?"

"Tu sei pazzo, T-Bag" si limita a borbottare lui; si alza, prova ad allontanarsi, ma io lo spingo nuovamente a terra e gli faccio vedere il punteruolo che sono riuscito a procurarmi dopo aver smarrito il precedente.

"Sarò anche pazzo, ma non sono uno stupido. Ho quarantasei anni e non sarà un ragazzino di venti a fregarmi. Avanti, hai un'altra possibilità per parlare e se la sprechi di nuovo ti apro come uno scoiattolo"

"D'accordo... D'accordo... Si, è stato Bellick ad ordinarmi di dire quelle cose, ma non so il perché. Io mi sono limitato ad obbedire".

L'osservo in silenzio per qualche secondo e poi ripongo il punteruolo in una tasca dei pantaloni.

"Ti credo" gli dico "ma devi andare da quel grasso maiale a dirgli che non hai scoperto nulla. Che non hai avuto le palle. Non m'interessa se poco fa gli hai detto tutto, devi ritirare ogni cosa"

"Non posso farlo!" protesta subito Tweener, spalancando gli occhi azzurri "mi ha minacciato! Se non faccio quello che ordina, Bellick mi metterà in cella con Avocado!".

Avocado è un altro detenuto con cui condivido gli stessi gusti sessuali, ma la sua presenza è molto meno piacevole della mia.

Anzi, è praticamente disgustosa dal momento che può essere paragonato ad un enorme scimmione peloso.

Infilo la mano sinistra nella corrispettiva tasca dei pantaloni e rovescio la stoffa bianca, mostrandola a Tweener.

"Allora accetta la mia protezione"

"No"

"Perfetto. Goditi il tuo nuovo compagno di cella".

Ripongo la stoffa all'interno della tasca e mi allontano, ma David mi raggiunge, mi blocca la strada e mi rivolge uno sguardo supplicante: la sua paura per Avocado supera il disprezzo che prova nei miei confronti.

"Ti prego, T-Bag, non possiamo trovare un accordo?"

"Un accordo? Io faccio accordi solo con persone che possono offrirmi qualcosa in cambio. Tutto quello che posso volere da te, Tweener, è il tuo culo. E dal momento che tu non vuoi adattarti alla vita in carcere, non troveremo mai un punto in comune. Ti conviene andare da Bellick e ritirare tutto quello che hai detto, perché la minaccia di poco prima è ancora valida" rispondo con un sorriso; lo spingo con violenza ancora una volta e poi torno alla mia tribuna.



Qualche ora più tardi, durante la nostra seconda 'pausa', Sucre entra nella mia cella con un'espressione agitata, proprio mentre sto cercando di riposare per qualche minuto.

"T-Bag, T-Bag, ho bisogno del tuo aiuto!" sussurra, inginocchiandosi davanti alla mia brandina, perché non vuole essere sentito dagli altri detenuti o da qualcuno dei secondini.

Mi spiega velocemente che sa come arrivare nella stanza delle guardie, tramite il passaggio nella sua cella, e che sa come chiudere il buco, ma ha bisogno di un diversivo che solo io posso procurargli.

"E in che cosa consiste questo diversivo?" domando, sospettoso.

Sucre mi trascina fuori dalla cella, e con un cenno della testa mi indica la creatura indefinita che qualche giorno prima abbiamo avvistato in mensa: si tratta di un uomo al di sopra dei cinquant'anni, con il volto pesantemente truccato e con un comportamento piuttosto lascivo.

Sicuramente lo hanno rinchiuso qui dentro perché sorpreso a battere sui marciapiedi.

"Se voglio chiudere quel buco devo farlo di notte, e quando uscirò dal capanno le guardie sulle torrette mi scoprano subito. Mi devono trovare con della biancheria intima femminile, magari delle mutandine, così potrò dire che mi sono nascosto in cortile perché la mia ragazza voleva farmi avere un piccolo regalo da parte sua"

"E per puro caso quell'essere indossa un paio di mutandine femminili fin troppo visibili... Scordatelo, Fernando. Te l'ho detto: anche io ho dei limiti che non ci tengo a superare"

"Per favore, Theodore! Ti prego, ti prego, ti prego!".

Sucre inizia a supplicarmi con insistenza ed alla fine sono costretto a cedere alla sua richiesta.

"D'accordo, ma non lo faccio per te. Lo faccio per il piano, perché senza il mio aiuto non andreste da nessuna parte"

"Grazie, T-Bag, sono in debito con te".

Mi passo le mani nei capelli, prendo un profondo respiro e poi mi avvicino al mio obiettivo, lottando contro la nausea che continua a salire dallo stomaco.

Afferro l'elastico degli slip rosa e lo tiro scherzosamente.

"Ehi..." sussurro, dopo aver attirato la sua attenzione "nessuno ti ha mai detto che sei proprio una bambina cattiva?".



Torno da Fernando dopo una decina di minuti, e gli premo contro il petto la biancheria intima di cui ha tanto bisogno.

"Grazie, T-Bag, mi hai salvato la vita!"

"No, non ringraziarmi. Ricordati che sei pesantemente in debito con me e che l'ho fatto solo per l'evasione. Nessuno lo dovrà mai venire a sapere" gli rispondo a denti stretti, prima di sdraiarmi nuovamente sulla mia brandina.

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