ALEXANDER MAHONE (NICOLE)

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"Ho finito" mormoro dopo quasi un'ora e mezza trascorsa a tentare di ricucire la mano sinistra ed il polso di Teddy al resto del suo braccio; nonostante gli asciugamani che ho posizionato sopra la superficie del tavolo il legno si è impregnato di sangue e lo stesso vale per il mio vestito.

Mi volto a fissare T-Bag con un'espressione preoccupata: per tutto il tempo dell'operazione nessun suono è uscito dalla sua bocca, ma il suo volto ha assunto una sfumatura grigiastra innaturale; osserva per qualche istante le cuciture e poi si piega in avanti, vomitando tutto il contenuto del suo stomaco sul pavimento.

Scivola a terra esanime ed io m'inginocchio a suo fianco; lo chiamo per nome, ripetutamente, fino a quando apre di nuovo gli occhi e riprende in parte conoscenza.

Lo conduco nella mia camera e lo aiuto a sdraiarsi sul mio letto per riposare.

Trascorro il resto della giornata a preparare continui impacchi di acqua fredda per pulire il sudore dal viso di T-Bag e nel tentativo di abbassare la febbre.

Quando cala la notte mi sdraio a suo fianco; non riesco ad addormentarmi e così trascorro le ore ad osservare i suoi lineamenti e ad accarezzargli i capelli bagnati: sono contenta di averlo finalmente a mio fianco senza essere costretta a trascorrere con lui qualche fugace minuto all'interno dell'infermeria di Fox River, ma allo stesso tempo sono terrorizzata dalla prospettiva reale e concreta di perderlo a causa di un arto infetto.

Teddy mi ha salvato la vita durante la rivolta nel Braccio A, non posso non fare lo stesso.

Il giorno seguente le sue condizioni non sono migliorate, ma neppure peggiorate.

Non voglio lasciarlo da solo nel mio appartamento, ma sono costretta ad uscire per comprare delle garze nuove ed altre medicazioni; quando esco dalla farmacia con una busta marrone in mano, si avvicina a me una donna vestita in modo elegante, che si presenta come un'agente dell'F.B.I.

"Agente Felicia Lang" dice, mostrandomi un distintivo "lei è la dottoressa Nicole Baker?"

"Si, sono io" rispondo, mordendomi il labbro inferiore.

"Deve venire con me. Abbiamo bisogno di rivolgerle alcune domande"

"Non posso seguirla... Io... Io ho molte cose da fare..."

"La prego, non mi costringa a fare qualcosa di cui potrei pentirmene" insiste lei, continuando a fissarmi con i suoi occhi scuri e freddi; sposto il peso del corpo da un piede all'altro e poi la seguo all'interno di una vettura nera.

Non posso tentare la fuga perché è un'idea stupida, ed attirerei solo l'attenzione su di me.

L'agente Lang si mette alla guida del mezzo ed accosta solo una decina di minuti più tardi; mi fa scendere e mi scorta all'interno della centrale di polizia, in una di quelle stanze sprovviste di finestre, utilizzate per gli interrogatori.

Chiude la porta alle mie spalle ed io mi ritrovo in compagnia di un uomo che non ho mai visto prima: indossa un completo nero, elegante, ed ha gli occhi di un azzurro così chiaro da essere quasi bianchi, proprio come quelli di Michael Scofield.

"La prego, dottoressa, si sieda... Si sieda..." mi dice subito, indicandomi una sedia vuota posizionata di fronte ad un tavolo; accetto l'invito senza mai staccare gli occhi dal viso dello sconosciuto, che suscita in me una forte diffidenza.

"Che cosa volete? Per quale motivo mi trovo qui?".

Non risponde subito.

Prende in mano una cartellina, l'apre, ed inizia a disporre con cura sopra al tavolo otto foto segnaletiche, descrivendole una ad una.

"Michael Scofield, condannato a cinque anni di reclusione per rapina a mano armata. Lincoln Burrows, condannato alla sedia elettrica per l'omicidio del fratello della vicepresidente degli Stati Uniti. Fernando Sucre, condannato a cinque anni di reclusione per rapina a mano armata. John Abruzzi, Capo dell'omonima famiglia mafiosa, condannato all'ergastolo per associazione a delinquere. David Apolskis, condanno a cinque anni di reclusione per furto aggravato. Benjamin Miles Franklin, condanno a otto anni di reclusione per possesso di beni impropri. Charles Patoshik, condannato a sessant'anni di reclusione per omicidio di secondo grado. Theodore Bagwell, condannato a due ergastoli per il rapimento, lo stupro e l'omicidio di sei boy-scout in Alabama" fa una breve pausa prima di riprendere a parlare, presentandosi per la prima volta "io sono l'agente speciale Alexander Mahone e sono stato incaricato di catturare questi otto uomini prima che possano ferire o uccidere degli innocenti"

"Perché mi sta dicendo queste cose?"

"Perché, signorina Baker, lei ha lavorato nell'infermeria di Fox River negli ultimi due mesi e sono sicuro che abbia delle informazioni molto importanti. Informazioni così preziose che non può tacere"

"Io non so nulla" rispondo, aumentando la presa sulla busta marrone "non so nulla e non ho mai visto niente di sospetto in questi due mesi, altrimenti lo avrei riferito subito al direttore Pope"

"Ne è sicura?" mi domanda Mahone, fissandomi con i suoi occhi glaciali.

Afferra la foto segnaletica che ritrae Teddy e l'avvicina al mio viso; la prendo in mano e stringo i denti.

"Il volto di quest'uomo dovrebbe dirmi qualcosa?"

"Nelle ultime ventiquattro ore ho già interrogato diverse persone che appartengono allo staff di Fox River. Tra loro c'erano anche il Capitano Bellick ed un'infermiera dai capelli rossi di nome Karla, se la memoria non m'inganna. Sa che cosa mi hanno detto entrambi, signorina Baker? Mi hanno confidato che lei ha una relazione con il signor Bagwell che va ben oltre al semplice rapporto tra dottoressa e detenuto. Mi è stato riferito anche di un episodio in particolare, in cui siete stati visti in atteggiamenti molto intimi"

"Tutto questo è ridicolo. Forse ho visto questo detenuto qualche volta in infermeria... Forse ho medicato alcuni lividi che aveva sul viso, ma di certo non ho mai intrapreso una relazione sentimentale né con lui né con un altro detenuto. In verità, se proprio vuole saperlo, due sere fa sono uscita a cena con una guardia".

Mahone continua a fissarmi senza rispondere alle mie parole; poi si avvicina ad uno scaffale, apre un cassetto e prende un'altra cartellina, da cui estrae una seconda serie di foto che dispone nuovamente sopra al tavolo: ritraggono diversi corpi martoriati, quasi impossibili da identificare, le immagini sono così cruente che sono costretta a girare il viso da un'altra parte per non vomitare.

"No" mormora Alexander, costringendomi a guardare di nuovo quegli orrori indescrivibili "deve guardare queste fotografie. Deve imprimerle nella sua mente. Queste sono alcune delle vittime di Bagwell. Sa che in alcuni casi la violenza carnale è avvenuta dopo l'omicidio?"

"Perché mi sta dicendo queste cose?" domando, senza riuscire a trattenere un singhiozzo.

Non voglio sentire altro, ma non riesco a muovere un solo muscolo e così continuo a stringere la busta.

"Le sto dicendo queste cose, signorina Baker, perché ho motivo di credere che lei stia mentendo riguardo ciò che la lega a Bagwell. Che cosa nasconde in quella busta?"

"Non sono intenzionata a rispondere ad un'altra delle sue domande, agente Mahone. Lei non ha alcun diritto di tenermi rinchiusa qui dentro. Me ne torno a casa".

Riesco finalmente ad alzarmi dalla sedia e raggiungo la porta; appoggio la mano destra sul pomello, ma la voce autoritaria di Alexander mi spinge a voltarmi: non si è mosso di un solo millimetro, è ancora seduto dall'altra parte del tavolo ed i suoi occhi esprimono una calma inquietante, la stessa di un predatore che sa di essere sulla pista giusta per mettere in trappola la sua preda.

"Ho svolto alcune ricerche su di lei, mentre l'agente Lang la cercava. Sa che cosa ho scoperto? Nulla, assolutamente nulla. La dottoressa Nicole Baker sembra non esistere. Mi dica... Dove ha conseguito la laurea in medicina?".

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