ISOLATION (T-BAG)

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Me ne sto sdraiato sulla brandina e tengo gli occhi chiusi nella speranza di addormentarmi, ma non ci riesco.

E questo non dipende dal casino che stanno facendo gli altri detenuti, ma dal rumore della porta scorrevole della mia cella che si apre ed infatti, poco dopo, sento l'eco di alcuni passi avvicinarsi a me, seguiti dalla voce di quel grasso maiale di Bellick che mi ordina di alzarmi subito.

Apro solo l'occhio destro, lo guardo e gli sorrido.

"Capo, a che cosa devo l'onore di questa visita?"

"Alzati, Bagwell, noi due dobbiamo fare una bella chiacchierata"

"Desolato, temo che dobbiamo rimandarla perché questo è il momento del mio riposino pomeridiano".

Faccio appena in tempo a terminare la frase che Bellick mi afferra per la maglietta e mi sbatte con forza conto una parete; sento un dolore acuto per tutta la lunghezza della spina dorsale, ma non emetto un solo lamento perché non voglio dargli la soddisfazione.

"Non me ne frega un cazzo se questa è l'ora del tuo riposino pomeridiano o se è l'ora in cui ti diverti con qualcuno dei detenuti più giovani. Se io vengo nella tua cella perché ho bisogno di parlare con te per chiarire alcune cose tu devi limitarti a rispondere alle mie domande, d'accordo?"

"Si, Capo" rispondo e mi lascia finalmente andare "che cosa dobbiamo chiarire? Mi sono comportato bene oggi"

"Uno dei miei uomini mi ha detto che ti ha visto nel cortile, questa mattina, si può sapere che cazzo ci facevi lì e per quale motivo indossavi una delle tute da lavoro? Tu non fai parte del gruppo di Abruzzi, non sei uno di quelli che devono sistemare la stanza delle guardie. Ti do solo una possibilità per raccontarmi la verità, Bagwell, altrimenti giuro che ti troveranno di nuovo dentro un capanno e questa volta i soccorsi saranno inutili".

Le parole di quel grasso maiale mi procurano un brivido nella schiena; mi mordo il labbro inferiore per prendere tempo, per pensare a cosa dire ed a come giocarmela dal momento che non ci tengo a ritrovarmi con la gola tagliata in una pozza di sangue.

"D'accordo, mi ha scoperto" rispondo alla fine, emettendo un lungo sospiro "non sono rientrato per l'appello mattutino e mi sono nascosto in uno dei capanni. Lì ho preso una tuta e ho cercato di avvicinarmi alla recinzione senza farmi vedere perché dovevo parlare con urgenza alla nuova dottoressa. Lei aveva il mio cappello ed io lo volevo indietro"

"Quindi... Tu mi stai dicendo che hai fatto tutto questo, rischiando un aumento di pena, per uno stupido cappello?"

"Ci tengo a quel cappello e poi per me non avrebbe fatto alcuna differenza avere degli anni in più. Devo scontare due ergastoli".

Bellick mi colpisce allo stomaco con un manganello e resto letteralmente senza fiato.

È evidente che non gradisce la mia risposta.

Mi appoggio ad una parete, mi chino in avanti e sputo a terra quello che è un grumo di saliva mista a sangue.

"Sei proprio un animale, Bagwell, ti sei appena guadagnato un biglietto in prima fila per trascorrere dieci giorni in una delle celle d'isolamento"

"Ma io non ho fatto nulla, Capo! Ho semplicemente risposto alla sua domanda, le ho detto la verità!" protesto, offeso, perché i fatti si sono svolti esattamente in questo modo; lui, però, non è intenzionato ad ascoltare un'altra delle parole che escono dalla mia bocca e così mi afferra per il braccio sinistro e mi trascina fuori nel corridoio.

Tento ancora una volta di spiegargli che non mi sono preso gioco di lui ma non ottengo nulla, tranne di irritare Abruzzi, la cui cella si trova nel lato opposto al mio, nello stesso piano.

"Basta, T-Bag, smettila. Sei peggio di un bambino".



Bellick mi spinge all'interno di una cella d'isolamento; chiude la porta senza dire nulla e si allontana, lasciandomi da solo nel buio più totale.

Le celle d'isolamento sono un posto orribile e se un detenuto è furbo cerca di fare qualunque cosa per non finirci dentro: non c'è luce, non c'è una sola finestra e l'unica aria che entra è quella che passa dalla fessura che c'è sotto la porta blindata; sono anche claustrofobicamente strette perché quando ti siedi sul pavimento con i piedi tocchi la parete opposta, e l'umidità è quasi insopportabile.

Ci sono solo due modi per resistere in un posto simile senza impazzire: o sei già pazzo oppure trovi il modo per distrarti e per far passare il tempo il più velocemente possibile, anche se pure in questo caso le opzioni non sono molte.

O pensi, o dormi o ti distrai con la mano destra.

O con la sinistra se una persona è mancina.

Mi siedo sul pavimento sporco, appoggio la testa contro la parete alle mie spalle e chiudo gli occhi; nella mia mente si forma subito il viso della nuova dottoressa: tratti infantili, occhi azzurri, capelli biondi ed un collo alto, da cigno.

Sembra una bambina cresciuta troppo velocemente e questo la rende ancora più affascinante.

E poi ci sono i suoi occhi.

Si dice che dallo sguardo di una persona si possono capire molte cose che le labbra non dicono; ed il suo nasconde tanti segreti che nessuno ha mai colto.

Ed io intendo scoprirli uno ad uno.

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