CHAPTER 14: Past

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‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍Kate aprì gli occhi e vide che si trovava ancora seduta sul sedile dell'auto accanto al posto di guida occupato da Deadpool. Erano passate almeno due o tre ore da quando erano usciti dal locale in cui avevano mangiato. La giovane sbuffò, ingoiando una mentina e portando lo sguardo fuori dal finestrino. Il suo riflesso sul vetro mostrava il volto di una ragazza stanca, solcato da due grosse occhiaie sotto gli occhi. Dormiva poco e dormiva male.
Ma ci era abituata ormai.
Era sempre stato così. Abbassò per metà il vetro del finestrino, schiacciando un pulsante sulla portiera. Un getto d'aria fresca le investì il volto scompigliandole i capelli. Le piaceva viaggiare in macchina, vedere il paesaggio scorrerle davanti. Quel paesaggio che, quando era in cella, le era sempre sembrato così piccolo, ridotto alle dimensioni della finestrella dalle sbarre di metallo che osservava spesso. Lo stesso che, invece, da piccola le sembrava così grande visto sulle spalle del papà. Ricordava che le era concesso salire sulla macchina del padre solo in occasioni speciali, ad esempio se la domenica egli avesse deciso di portarla da qualche parte.
Eppure lei si divertiva un sacco quando saliva sull'auto del papà. Si metteva accanto a lui, allacciava la cintura di sicurezza e inseriva il loro CD, quello che lei gli aveva regalato per il suo trentaseiesimo compleanno.
E insieme cantavano a squarciagola le loro canzoni preferite.
Sorrise inconsciamente a quel ricordo.
Quanto le mancavano queste piccole cose...
Wade liberò una mano dal volante per appoggiarla su quella della giovane.
- Dormito bene? - domandò.
Gli occhi fissi sulla strada davanti a lui.
Kate osservò la mano guantata appoggiata sulla sua e decise di mentirgli, annuendo.
Non voleva farlo preoccupare.
- Mi fa piacere. Comunque, nel caso ti servissero, ci sono delle pastiglie in borsa che ti potrebbero aiutare. Sono nella tasca interna. - disse l'uomo, tornando a posare la mano sul volante dell'auto.
La rossa fece nuovamente un cenno d'assenso. Aveva capito che non le aveva creduto, e molto probabilmente se fosse stata al suo posto non l'avrebbe fatto neanche lei.
Nel vano portaoggetti notò alcuni fogli e le due agendine, una rossa e una nera, che erano state date loro insieme alla valigetta con i soldi.
Ne prese una. L'aprì e ne sfogliò le pagine con cura sebbene fossero ancora tutte vuote.
Wade le lanciò un'occhiata.
Il piccolo libricino gli ricordò che era stato così indaffarato da scordarsi di buttarlo via insieme all'altro.
- Ah, per quanto riguarda quelle, avevo intenzione di...-
- Possiamo usarle? -
- Ehm....immagino di sì. - rispose l'uomo colto alla sprovvista - Se proprio vuoi...-
Kate annuì appoggiando l'agenda sulle sue ginocchia.
- Mi è sempre piaciuto scrivere. Era l'unico modo che avevo per sfogarmi. Ma da quando....- la giovane serrò i pugni e fece un grosso respiro - ...da quando sono diventata una delle cavie da laboratorio di Hector non l'ho più fatto. Mi piacerebbe ricominciare. -
- Fa pure. - disse Wade osservando la Megane nera sulla strada davanti a sè.
Era da un po' che la stava seguendo a debita distanza. Dentro quell'auto si trovava Larrie, l'avversario in affari del signor Daniel, e tutto ciò che avrebbe dovuto fare era ucciderlo nel momento più opportuno.
Il mercenario lo vide posteggiare l'auto davanti a un grattacielo in vetro, per poi scendere dalla vettura con una cartelletta in mano.
Quando si fu allontanato abbastanza, Wade lo imitò e ruotando il volante, con un'unica mano, si posteggiò alla perfezione in mezzo alle strisce bianche tracciate sul suolo.
{Ah, ma che bravi che siamo. Con una mano sola!}
["Alla perfezione, con una mano sola". A me sembra un po' esagerato...e sto parlando con te, autrice della storia.]
{Aww, sempre a rovinare tutto.}
Deadpool girò la chiave e spense il motore. Avrebbe aspettato che uscisse, poi...BANG. L'avrebbe ucciso e sarebbe felicemente andato a riscuotere i soldi che gli erano di diritto. Fece un respiro e lanciò un'occhiata a Kate il cui sguardo continuava a essere fisso fuori dal finestrino.
Chissà a cosa stava pensando...
- Ti va di ascoltare un po' di musica? - chiese Wade per rompere il silenzio che si era creato all'interno della vettura. La giovane annuì voltandosi a guardarlo con un sorriso accennato e lui premette un pulsante accendendo lo stereo.
La prima canzone che partì dopo la voce dello speaker della stazione radio fu "Careless Whisper" di George Michael.
Il mercenario guardò la ragazza e cambiò rapidamente canzone, ma sembrava che non ci fossero altro che musiche che parlassero d'amore.
{POSSIBILE CHE PARLINO SEMPRE E SOLO DELLA STESSA COSA?!}
[....]
- Wade...- lo chiamò Kate e l'uomo smise di schiacciare freneticamente il bottone per cambiare frequenza sulla radio, puntando la sua attenzione su di lei.
- Sì? -
- Dato che non abbiamo nulla da fare. Mi chiedevo se ti andasse di...raccontarmi il tuo vissuto. Sì, insomma la tua storia. - disse la rossa guardandosi le mani.
- È giunto il momento dello scambio di storie? - domandò Wade con un tono leggermente sarcastico mentre spegneva la radio - Credevo non ti andasse di parlare del tuo passato. -
La giovane annuì.
- Non mi sentivo del tutto a mio agio a espormi quando me l'hai chiesto la prima volta. Se ti va posso cominciare io, poi ti passo il testimone. Così siamo pari. -
- Va bene. - acconsentì lui, sistemandosi meglio sul sedile dell'auto. - Vai con la storia. -
Kate fece un respiro profondo prima di cominciare.
- Quando mio padre e mia madre si sposarono tentarono molte volte di avere un figlio, ma inutilmente. Mio padre, quindi, affascinato dal gene dei mutanti, riuscì a convincere mia madre a un trattamento speciale che le permise di avere me. Lei, però, non mi vide mai come una bambina normale...credeva che le abilità mutanti che avevo mi rendessero un mostro. Così, quando ebbi compiuto il quarto anno d'età i miei si separarono. Da allora vissi solo con mio padre. Mi curò amorevolmente finchè un giorno semplicemente non tornò più a casa. Era un mercenario, non mi raccontava del suo lavoro perchè mi riteneva troppo piccola ma lo sentivo spesso parlare al telefono e una volta capii che in una delle sue missioni doveva aver scoperto qualcosa che ad alcuni non doveva essere andato a genio. Doveva essere a conoscenza di qualcosa di grande importanza. E immagino...morì per questo. -
La giovane si prese un attimo di pausa, il labbro inferiore tremò per qualche secondo finchè lei non lo fermò affondandoci gli incisivi. Gli occhi chiusi, mentre faceva un respiro prima di riprendere, per ricomporsi.
- Quando mi lasciò, mi sentii persa e non sapendo che fare tornai da mia madre in cerca di conforto. Bussando alla sua porta, scoprii che aveva avuto una relazione con un altro uomo e che grazie ad essa ne era nata una bambina di nome Melanie. Una bambina che mia mamma non vide mai, come appresi dal suo compagno, Brandon, quando mi ragguagliò su cosa era successo. Il parto di Melanie era stato un miracolo che l'aveva portata alla morte. Per un breve periodo Brandon mi concesse di rimanere con lui e io finii con l'affezionarmi molto a Melanie. Avevamo pochi anni di differenza e mi fu facile legarmi a lei. Non passò molto, però, prima che la mia presenza iniziasse a diventare insopportabile per Brandon che decise di spedirmi in un orfanotrofio. Non sono sicura che fosse stato davvero lucido quando prese quella decisione...aveva problemi di lavoro e spesso lo sorprendevo a bere intere bottiglie di whisky da solo. -
Kate si prese un'altra pausa e una manciata di secondi di silenzio avvolse l'interno della vettura prima che riprendesse il racconto.
- Passai qualche anno in orfanotrofio, finchè mio nonno non decise di adottarmi. Aveva bisogno di qualcuno che vendicasse il figlio, ovvero mio padre, e mi addestrò per questo. Voleva che diventassi una macchina omicida ma a quanto pare non riuscii a rendere fiero nemmeno lui. Una volta uscita dall'orfanotrofio, scoprii che mia sorella era morta e suo padre dopo di lei. Fu mio nonno a raccontarmi di Melanie e per quanto riguarda Brandon dedussi, invece, che la sua morte fosse legata al fatto che fosse indebitato fino al collo e che non sapesse come poter saldare i propri conti. Anche se questo non posso saperlo con certezza. Dopo avermi allenata, mio nonno decise che era arrivato il momento della sua fatidica vendetta e mi mandò nel laboratorio dove sapeva si trovavano gli aguzzini di mio padre. Ma, come puoi immaginare, il piano non andò come previsto e io finii prigioniera di quel luogo. Non ne uscii più. Non dissi mai nè a Hector nè ai suoi collaboratori dove si trovasse mio nonno, ma sapevo che delle pattuglie erano state inviate nei boschi vicini per delle ricerche. Rimasi due anni sotto tortura...e a quanto pare divenni uno dei pazienti preferiti di Hector. Voleva vendetta, mi disse, anche se non capii mai a cosa si riferisse. Sapeva che ero una mutante e fece molti esperimenti su di me, per poter annullare i miei poteri. Con il tempo riuscì a cancellare la mia capacità di rigenerazione ma nient'altro. Mi disse molte volte che ero speciale. Non ho idea del perchè ma so che poco prima che riuscissi a fuggire mi ha iniettato un siero, una sostanza che a suo dire mi avrebbe resa un'arma potentissima nelle loro mani...qualcosa in grado di darmi abilità speciali, se solo si fosse attivata nelle mie cellule. Cosa che non è successo e motivo per cui mi sta cercando ora. -
Un sospiro, tremante, si intromise in quel torrente di parole.
- Questi ultimi due anni sono stati un tormento. Ogni giorno in quel laboratorio era sempre peggio. Ero così stanca di essere picchiata, abusata, sperimentata e...e...- la giovane non trovava più le parole per descrivere quell'inferno, ma guardando Wade capì che in qualche modo anche lui sapeva cosa si provasse.
- Speravo che...- Kate si morse nuovamente il labbro inferiore e combattè per non far vincere le lacrime che volevano sgorgare dai suoi occhi. - Speravo che tutte quelle sevizie mi avrebbero portato presto alla morte. Dopo chissà quanti tentativi di fuga inconcludenti era l'unica via d'uscita in cui avevo riposto la mia fiducia. Non avevo più alcun interesse...volevo solo raggiungere la mia famiglia. -
La ragazza chiuse gli occhi per ricacciare quel fiume in piena che voleva rigarle le guance.
Sentì una mano accarezzarle dolcemente la testa. Aprì gli occhi. Si passò una mano sul viso, sentendolo umettato. Non avrebbe voluto mettersi a piangere, ma non riusciva farne a meno.
- Ehi...- disse Wade prendendole il volto tra le mani e asciugandole le lacrime.
- ...gliela faremo pagare a quel bastardo. È una promessa. -
Kate era colpita dall'empatia che il mercenario le trasmetteva. Era come se per la prima volta nella sua vita qualcuno la potesse davvero capire e fosse interessato veramente a cosa lei avesse dovuto passare. Gli sorrise.
Un sorriso che lo fece sciogliere; il primo che il mercenario potè sentire sincero.
{Avanti! È la tua occasione! Devo forse cantarti la canzone della *Sirenetta quando Ariel è nella barca con il principe??? Su, su.}
[Direi che non è il momento. E poi è troppo presto.]
Il mercenario guardò la ragazza, e i suoi occhi per un attimo si posarono sulle sue labbra.
{Avanti! Kiss the girl!}
[Non farlo.]
- Non mi siete d'aiuto, ragazzi. - disse Wade, all'improvviso, indeciso sul da farsi.
Kate inclinò leggermente il capo con aria confusa. L'uomo ritirò le mani dal viso della ragazza e indietreggiò, sistemandosi sul suo sedile con imbarazzo.
- Ricordi che ti avevo detto di avere delle voci, no? Ecco, ogni tanto mi capita di rispondere ad alta voce a quello che dicono. - borbottò lui guardando fuori dal parabrezza; le sue mani tornarono a stringere volante nonostante l'auto fosse spenta e parcheggiata.
- Posso sapere di cosa stavano discutendo le tue voci? - chiese la rossa sporgendosi verso di lui con un sorriso quasi divertito.
- Ehmm....- il mercenario arrossì e per una volta ringraziò il fatto di dover portare una maschera.
{[NON DIRLE LA VERITÀ!!!]}
{CHIMICHANGAS! STAVAMO PARLANDO DI CHIMICHANGAS!!}
[PARLAVAMO DELLA MISSIONE!]
{DILLE CHE È BELLISSIMA!}
[STA ZITTO!]
- Nulla di importante in realtà. Stavano parlando dell'hotel in cui pernotteremo. Ho letto che ha una buona reputazione. - si giustificò Wade con un mezzo sorriso evitando lo sguardo della giovane.
[Bel recupero!]
{Già.}
La ragazza annuì e il mercenario tirò un sospiro di sollievo. In quel momento si accorse che l'uomo che doveva tenere sotto controllo era appena rientrato nella sua macchina.
{Dannazione abbiamo perso l'occasione per coglierlo di sorpresa e ucciderlo!}
[Non importa, tanto non scappa. La prossima volta sarà l'ultima.]
Wade riaccese il motore dell'auto, uscendo dal parcheggio subito dopo Larrie. Dopo qualche minuto, però, si accorse della presenza di tre grossi Van neri che occupavano la strada attorno alla Jeep che stava guidando.
Quei furgoni non promettevano nulla di buono.

~

Note:

Fiuuuu....questo capitolo è stato un vero e proprio parto!
Per fortuna l'ho finito. (T▽T)
Eccovi svelato il passato di Kate, finalmente! Che ne pensate? :)
*La canzone di cui parlava la vocina "idiota" di Wade era "Baciala" del cartone della Disney della Sirenetta (in inglese il titolo originale della canzone è "Kiss The Girl").
Beh, credo conosciate la storia e il famoso patto che Ariel fa con la Strega Del Mare per avere le gambe, no?
Vi risparmio ulteriori inutili spigazioni. Comunque...attendo le vostre recensioni! E se avete un attimo per cliccare sulla stellina in basso, fatelo per favore <3
Grazie per aver letto e dedicato parte del vostro prezioso tempo alla mia storia anche oggi! Love ya all. :)
Bacioni! ^3^

❀ 𝑺𝒂𝒗𝒆 𝑴𝒆 ❀《𝒊𝒏 𝒓𝒆𝒗𝒊𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora