CHAPTER 35: The Avengers

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‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍La X-Mansion era situata a Westchester e la strada da lì fino a Manhattan si sarebbe potuta percorrere in una cinquantina di minuti circa.
Era già più di mezz'ora che Wade stava guidando e Kate dedusse che mancasse poco al momento in cui sarebbero giunti a destinazione anche se non sapeva ancora di preciso dove fossero diretti.
Il fatto che stessero andando a Manhattan era un'informazione troppo generica.
Non sapeva nemmeno perchè avessero lasciato la scuola di Xavier.
Ricordava solo che quando lei e Deadpool erano arrivati, gli X-Men erano intenti a combattere contro qualcuno, poi il vuoto.
Per quanto si sforzasse, la sua mente si rifiutava di rammentare cosa fosse successo in seguito.
Aveva provato a chiedere al mercenario, ma lui si era tenuto vago nella sua spiegazione e alla fine non le aveva detto nulla che lei non sapesse già.
Pensò quindi che non fosse successo niente di importante.
La spia del carburante si accese con un breve suono che echeggiò nella vettura silenziosa.
Poco dopo Wade avvistò un distributore di benzina e si fermò.
Scese dall'auto per fare il pieno e guardò la giovane attraverso il finestrino semiaperto della macchina. La vide osservare il suo cellulare con aria assente.
Ripose la pistola della pompa nell'apposita sede sul distributore e aprì la portiera dei sedili posteriori sedendosi accanto alla ragazza.
Si stava facendo tardi e la strada era quasi deserta.
Ritenne che non fosse necessario spostare con urgenza l'auto da dove si trovava in quel momento.
- Mi sembra giusto che tu sappia dove stiamo andando. - esordì Wade facendo un grosso respiro, guadagnandosi l'attenzione della rossa, che alzò gli occhi dal display del telefonino per portarli sulla sua maschera.
- Stiamo andando dai Vendicatori, alla torre di Stark. - confessò con un mezzo sorriso.
Kate annuì e tornò a guardare il suo cellulare.
- Non mi sembri molto entusiasta. - disse il mercenario.
- Mi aspettavo un'altra reazione. Tipo, non so..."Oh, ma stiamo parlando di Stark? Ma Stark il miliardario?" oppure "Andiamo a incontrare dei veri supereroi finalmente!". Qualcosa del genere. - continuò lui facendo una voce stridula nel vano tentativo di imitare il tono della giovane.
La rossa si lasciò sfuggire una risata.
- Wade...non mi interessa dove andremo finchè tu starai al mio fianco mi va bene stare ovunque. -
L'uomo le sorrise dolcemente accarezzandole il volto.
- Grazie, dolcezza. - rispose, poi tornò al posto di guida riaccendendo i motori, pronto a continuare il viaggio.

Fu questione di minuti prima che giungessero davanti alla grossa torre.
Wade prese un respiro profondo, prima di afferrare il borsone e la mano di Kate ed entrare.
Sapeva che i Vendicatori non erano alla sua altezza.
Loro erano eroi...a differenza sua.
Sapeva che la sua presenza non era gradita e le occhiate che le persone del luogo gli lanciavano non lo lasciavano indifferente.
Quegli sguardi dicevano tutto.
Loro...tutti, lo vedevano come un mostro, e seppur avesse provato a cambiare, nulla sarebbe riuscito mai a cancellare la sua reputazione da assassino spietato.
L'uomo chiese di poter parlare con Stark a una signora seduta dietro a una scrivania e lei acconsentì dicendo loro di accomodarsi in una stanza nella quale avrebbe riferito al suo capo di raggiungerli.
I due entrarono nella stanza che era stata mostrata loro e presero posto su un divanetto candido color neve.
Kate si guardò intorno, notando che ogni oggetto in quel luogo era prezioso, quasi come se il proprietario avesse voluto ostentare in quel modo il suo enorme partimonio.
Sicuramente anche il divano su cui erano seduti era costato fior di soldi.
La porta era rimasta aperta e il suo sguardo si posò al di là della stanza, osservando ciò che si trovava fuori.
Vide un corteo di persone che indossavano una speciale tuta nera con un casco e una scritta bianca sul petto, attraversare il salone principale.
Tra loro c'era un uomo che attirò la sua curiosità.
Il suo vestiario color verde scuro era differente da quello degli altri, i capelli corvini erano sistemati all'indietro con del gel e gli occhi erano puntati verso il basso, come se il pavimento in marmo fosse degno della sua attenzione più di quanto non lo potessero essere le persone che lo circondavano.
La sua espressione era apatica, le sue mani legate insieme da pesanti manette di un freddo color grigio metallico.
Per un attimo alzò gli occhi incontrando quelli della ragazza.
I loro sguardi si incorciarono per una frazione di secondo e la giovane sentì comunque i brividi attraversale il corpo quando quelle iridi smeraldo la fissarono.
In quel momento un uomo entrò nella stanza, coprendole la visuale, e chiudendosi la porta alle spalle.
- Deadpool, spero tu non sia venuto a creare scompiglio. - esordì lui sedendosi su una poltrona davanti a loro, accavallando le gambe.
La rossa analizzò lo sconosciuto per qualche secondo.
I suoi capelli mori erano scompigliati e gli occhi color legno fissavano Wade con spossatezza.
Il suo volto era provato e stanco, quasi come se non dormisse da giorni.
Un livido violaceo colorava la sua guancia sinistra.
A dispetto del lusso in cui aleggiava, non indossava vestiti ricercati o di marca, aveva un semplice paio di jeans scuri, delle scarpe da ginnastica e una maglietta dalle maniche arrotolate fino al gomito.
- Dipende cosa intendi con la parola "scompiglio", Tony. - ribattè il mercenario con un sorriso accennato.
L'altro sospirò ma non aggiunse nulla.
- Ho bisogno...anzi, abbiamo bisogno di un favore. - disse Wade accennando a Kate e solo allora il moro sembrò accorgersi della sua presenza.
La guardò e fece cenno all'antieroe di continuare a parlare.
- Lei è Kate ed è in pericolo. Ho bisogno che rimanga in un luogo sicuro finchè non avrò sistemato l'uomo che la cerca. Speravo di poter fare affidamento su di te. Non si tratterà di molto tempo. - disse Wade guardandolo.
Tony spostò lo sguado dalla ragazza al mercenario.
- Questa è forse la prima volta in tutta la mia vita che ti vedo serio. - disse al mercenario con un sorriso di scherno, poi annuì.
- Potrà restare qui finchè non avrete risolto il problema. Vi prego solo di non creare casini, ne abbiamo già abbastanza. - decretò e Wade annuì con un sorriso.
- Bene, Kate giusto? Come avrai già capito, io sono Tony Stark. - disse l'uomo alzandosi e porgendo la mano alla ragazza che l'afferrò sorridendo.
- Dovresti trovare la mia segretaria dietro alla scrivania nel salone principale. Chiedile di darti una stanza vuota. Buon soggiorno. -
- Grazie mille. - disse la giovane in tono riconoscente.
- Di nulla. - concluse lui prima di uscire dalla stanza e sparendo nuovamente dalla loro vista.
Deadpool si fece dare le chiavi di una camera vuota e vi accompagnò la rossa.
Aprì la porta.
La stanza era ben arredata e anche molto grande.
Aveva un grosso letto centrale, un armadio, una scrivania e una porta che la collegava al bagno.
Wade si tolse la maschera e si gettò sul letto con aria esausta mentre Kate andò in bagno per farsi una doccia.
Quando uscì, con indosso un accappatoio rosa, si sedette sulla sedia davanti alla scrivania con l'intento di scrivere qualcosa su quello che era diventato il suo inseparabile diario segreto.
Lo prese dal loro borsone e poi guardò fuori dalla finestra.
Ormai era già notte, le stelle alte nel cielo illuminavano fievolmente quel manto scuro.
Aprì il libricino dalla copertina rossa e cercò una penna.
- Kate...- la chiamò Wade, seduto sul letto.
- Sì? -
- Mi sento solo, mi manchi. Vieni a farmi compagnia. -
- Ti sto facendo compagnia. Siamo nella stessa stanza. - ribattè la ragazza alzando un sopracciglio.
- Sei troppo lontana. Tutta questa distanza mi ferisce. - disse lui in tono drammatico.
La rossa roteò gli occhi senza replicare e riportò la sua attenzione all'agenda davanti a lei.
- Non mi ignorare. Non mi piace quando lo fai. -
La giovane rimase in silenzio, mentre faceva scorrere la punta della penna su di una pagina bianca, macchiandola d'inchiostro blu con lettere e parole.
- Vuoi la guerra? - domandò lui senza ottenere risposta dalla ragazza.
- Che guerra sia! - disse.
Passarono una manciata di secondi prima che Kate sentisse la sedia girevole voltarsi con uno scatto, trovandosi l'uomo davanti.
Rimase a guardalo confusa, ancora tenendo la penna fra le mani.
Il mercenario le mise le mani sui fianchi e la sollevò mettendosela in spalla.
- Wade?! Ma che diamine fai?! - sbottò lei.
- Ti rapisco! - ribattè lui portandola al letto e adagiandola sul materasso.
- Ma quanto sei idiota? Questo non è "rapire", dato che siamo nella stessa stanza. Io lo chiamerei "rompere le scatole con massima insistenza". -
- Mi stai dando del rompiscatole? - domandò Wade sedendosi accanto a lei.
- E dell'idiota. - rispose la giovane a tono incrociando le braccia.
- Ma allora vuoi proprio la guerra! Preparati a una lotta a colpi di solletico! - disse lui avvicinandosi alla ragazza. Le mani alzate in maniera minacciosa.
Ma prima che potesse raggiungerla un cuscino lo colpì al viso.
Il mercenario sbattè le palpebre un paio di volte mentre Kate rideva divertita.
Tra i due iniziò un vero e proprio combattimento a cuscinate, che si concluse con la vittoria di Wade, che riuscì a bloccare la ragazza con la schiena al materasso, senza più nulla fra le mani da tirargli addosso.
- Ah, ah! Chi ride adesso? - chiese l'uomo, mettendo le mani sui fianchi con aria superiore.
La giovane scoppiò a ridere divertita.
- Va bene, campione, hai vinto. - disse lei dandogli una pacca sul petto. - Se solo ti alzassi adesso, magari potrei tornare alla mia agenda. -
Preso com'era dalla sua vincita, non si era nemmeno accorto di trovarsi seduto a cavalcioni sulla giovane e per un attimo rimase a guardarla con aria assorta, il cuore che iniziava a battere con più insistenza del solito nel petto.
- Wade? - lo chiamò la ragazza cercando di attirare la sua attenzione posando le mani sulle sulle sue braccia.
L'uomo le afferrò i polsi con delicatezza e li bloccò contro il materasso chinandosi sulla bocca della ragazza.
La baciò con dolcezza, poi passò a posare le sue labbra sul collo, lasciando scivolare una mano sotto l'accappatoio della giovane, accarezzandole la pelle.
Kate sussultò a quel contatto inaspettato, irrigidendosi subito dopo.
Dopo che entrambi avevano espresso i loro sentimenti, temeva che sarebbe arrivato quel momento.
Il momento in cui lui avrebbe voluto spingersi oltre ma lei non se la sarebbe sentita.
Non ancora.
Non finchè le sarebbe venuto in mente che Hector era stato il primo a farlo contro il suo volere.
Wade percepì che qualcosa non andava e si fermò, guardandola negli occhi.
Si morse un labbro.
- Non voglio obbligarti. Capirò, se mi dici che non vuoi. Non a tutti è gradito amare un mostro. -
- Cosa...? No Wade, non dire così. - disse lei accarezzandogli il volto con delicatezza.
- L'ho capito che non ti senti a tuo agio. -
- Non...non è per colpa tua. - rispose lei abbassando lo sguardo.
- È solo che...-
- ...la mia faccia ha rovinato il momento, lo so. Avrei dovuto tenere la maschera. -
- No! Non è quello, io amo il tuo viso. Il fatto è che...-
Kate faticò a trovare le parole.
Anzi c'era una sola parola che proprio non voleva uscirle dalla bocca.
Non voleva dire al mercenario cosa le aveva fatto Hector.
Certo non era colpa sua e sapeva che l'unico a doversi vergognare per quel gesto era lo scienziato e non lei, ma non poteva non provare un sentimento di disagio e imbarazzo.
Non sarebbe riuscita a confessarlo.
-...io...ho paura. Tutto qui. -
Non era proprio così, ma non sapeva come giustificarsi.
- Non devi averne. - disse lui accarezzandole il volto.
- Mi prenderò cura di te, sei la donna che amo, non devi temere nulla. - continuò tornando a baciarla.
La ragazza ricambiò il bacio che questa volta fu carico di passione da parte di entrambi.
Al diavolo i ricordi.
Wade non era Hector.
Non aveva motivo di frenarsi.
- Non esitare a fermarmi se dovessi andare troppo oltre. - le sussurrò l'uomo e lei potè sentire le sue mani scorrere lungo il suo corpo.
In fondo con Wade era diverso, non era una costrizione, c'era amore da parte di entrambi.

Il mercenario si lasciò cadere di fianco alla ragazza. Ormai i suoi vestiti erano finiti tutti sul pavimento a parte i suoi boxer bianchi a cuori e unicorni, per i quali si era guadagnato una risata da parte della ragazza che li aveva definiti "estremamente buffi".
Avvolse un braccio attorno alla giovane accanto a sè, passando una mano fra i suoi capelli e guardando il soffitto con aria pensierosa.
- A cosa pensi? - chiese lei accarezzandogli il petto e rivolgendogli un sorriso.
- A noi. -
- E questo dovrebbe essere positivo o negativo? - domandò lei.
- In realtà mi sono semplicemente accorto di amarti ogni giorno di più. -
Kate si avvicinò al volto del mercenario e posò le labbra sulle sue.
Wade ricambiò il bacio con un sorriso, stringendola di più a sè.
Se avesse potuto, avrebbe fermato il tempo a quel momento.
Non avrebbe potuto chiedere altro.
E di nuovo ci fu silenzio nella sua mente.
Niente voci, niente commenti...solo il pensiero di voler stare per sempre con Kate.

~

Note:

E finalmente dopo più di trenta capitoli ci sono arrivati in questo posto sicuro!
Ma voi che dite...sarà davvero sicuro??
Beh, cari amici...
...direi che se volete proprio saperlo non vi resta che continuare a leggere.
La mia bocca è sigillata! Ah ah!
Voi che ne pensate? ( • ̀ω•́ )
Vi dico solo che i problemi non sono finiti e spero che non mi insulterete quando pubblicherò il prossimo capitolo (c'è il 99,9% di possibilità che lo facciate credetemi 🙂).
Byeee :)

❀ 𝑺𝒂𝒗𝒆 𝑴𝒆 ❀《𝒊𝒏 𝒓𝒆𝒗𝒊𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora