CHAPTER 39: Torture

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‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍‍Wade fermò la macchina davanti alla torre dei Vendicatori‍ e scese di corsa senza preoccuparsi di spegnere il motore o chiudere la portiera.
Corse all'interno e a ogni passo che faceva, macerie e fumo lo circondavano sempre di più.
Si fece largo tra le rovine e giunse al salone principale, dove Tony stava parlando con Steve Rogers.
Entrambi erano feriti e sembravano messi male.
L'armatura di Stark era rotta in più punti, della parte superiore non c'era nemmeno più traccia.
Alla vista di quell'uomo un senso di irrefrenabile rabbia si impossessò di Wade.
Come aveva potuto fidarsi di lui e lasciare Kate da sola, credendo che loro potessero proteggerla?
Era stato un idiota.
Il mercenario prese la sua pistola, tolse la sicura e la puntò contro Tony.
- Dov'è Kate...? - ringhiò.
Qualcosa in lui sperava ancora che gli dicessero che lei era al sicuro da qualche parte, ma sapeva che era una cosa improbabile.
- Deadpool, calmati. - disse Steve nel vano tentativo di fargli abbassare l'arma.
- Calmati un cazzo! Dov'è? Rispondimi! - gridò l'uomo minacciando di premere il grilleto da un momento all'altro.
- Lei non è qui, Deadpool. Ci hanno attaccato e l'hanno presa. Abbiamo provato a combatterli ma non siamo riusciti a fare nulla per impedire che la portassero via. - confessò Tony con tristezza.
- Ci hanno colto alla sprovvista, ma in questo momento sto radunando i Vendicatori per andare a salvarla. -
- Col cazzo che mi fiderò ancora di voi! - disse Wade voltandosi verso l'uscita.
- Dove credi di andare da solo? - gli gridò Tony.
Il mercenario si fermò a un passo dalla porta principale.
- Abbiamo localizzato il suo rapitore. Sappiamo dove si trova. -

~ "Wade...farai come tutti gli altri?"
"Che stai dicendo, Kate?"
"Mi abbandonerai anche tu?"
"Non ti abbandonerò, è una promessa.
Finchè tu lo vorrai, rimarrò per sempre
al tuo fianco." ~

Un getto d'acqua gelida investì Kate, che aprì gli occhi di scatto.
Si trovava in una stanza buia, davanti a lei Hector, seduto al contrario su una sedia con un secchio in mano.
- Ti sei svegliata finalmente, 418. - disse l'uomo appoggiando un braccio alla spalliera con aria divertita.
I suoi capelli neri erano scompigliati, la camicia bianco latte, sbottonata di qualche bottone sul davanti, i jeans scuri di un blu tendente al nero.
La fissò assottigliando gli occhi color ghiaccio, senza far sparire il ghigno dal suo volto.
La ferita all'occhio che Wade gli aveva fatto tempo fa era sparita.
Molto probabilmente si era iniettato qualcosa per guarire, era così che aveva sempre risolto i problemi.
La giovane cercò di alzarsi ma cadde all'indietro. Si trovava inginocchiata a terra, i polsi erano legati con delle corde alla fredda parete in mattoni alle sue spalle.
- Ricordi il siero che ti ho iniettato, bambola? Ha iniziato ad agire, ma non completamente. Sicuramente ne avrai visto gli effetti. Nuovi poteri, capacità e potenza straoridinare...ah, stavo quasi per dimenticarmene, sapevi che sei in grado di annullare i poteri degli altri mutanti se passi molto tempo con loro? Magari tu non l'avevi notato, ma penso che qualcun altro l'abbia fatto. Che mi dici di quel mercenario da quattro soldi che ti aveva salvata? Perchè pensi che ti abbia abbandonata? - disse l'uomo con un sorriso derisorio sul volto.
La ragazza fissò il pavimento con rabbia.
Ecco cos'era successo.
Non era stata colpa sua, nè del destino.
Ancora una volta era stata colpa di Hector.
Quello stronzo si divertiva a rovinarle la vita e non c'era nulla che potesse fare per impedirglielo se non ucciderlo.
- Che c'è non parli? - disse lo scienziato e si alzò dalla sedia per abbassarsi al suo livello, afferrandole i capelli e dandole uno strattone per farle sollevare il viso.
- Come ti ho detto la mutazione non è completa, quindi io e te passeremo molte ore insieme, come ai vecchi tempi. Sei mia, 418 e questa volta non scapperai, anzi, presto tornerai a parlare...o meglio, a gridare. - disse lui con un sadico sorriso.
- Tu sei pazzo...io non sono tua e non lo sarò mai! - ringhiò la ragazza.
Per tutta risposta, Hector scoppiò in una fragorosa risata che echeggiò per la stanza vuota e poi la guardò divertito.
- Vaffanculo. - disse lei.
Un gancio colpì l'uomo in pieno viso.
Kate era riuscita a liberarsi dai nodi che le legavano le mani sfregando la corda su un mattone scheggiato alle sue spalle, fino a spezzarla.
La ragazza si alzò massaggiandosi i polsi e guardandolo con rabbia gli saltò addosso, puntando nuovamente a colpirgli il volto.
Il palmo dello scienziato chiuso attorno al suo pugno le fece spalancare gli occhi e sentì un dolore atroce al braccio quando lui glielo stortò con forza.
Cadde a terra su un fianco e l'uomo salì a cavalcioni sopra di lei tenendole il braccio girato in una posizione innaturale, bloccandolo insieme all'altro e premendole con la mano libera il viso contro il pavimento freddo in pietra.
- Lo credi davvero? Credi davvero di non essere mia? - ringhiò.
Kate sentì la presa sulla sua testa sparire ma non riuscì comunque a muoversi.
Hector sfilò un coltello dalla sua cintura in cuoio, puntando la lama affilata contro la pelle della ragazza.
- Lo penseresti ancora se ti lasciassi un marchio? - le sibilò nell'orecchio e la giovane non potè trattenere un grido nel sentire il freddo metallo infilzarsi nella sua pelle.
Il solo pensiero che stesse incidendo qualcosa che le ricordasse il suo possesso su di lei le fece venire le lacrime agli occhi.
Questa volta nessuno l'avrebbe salvata e da sola, lei, non sarebbe mai riuscita a sovrastarlo.
...Perchè?
Perchè quell'uomo ce l'aveva a morte con lei?
Cosa aveva fatto per meritarsi tutto questo?
Per meritarsi di avere a che fare con uno come lui?
Quanto avrebbe voluto che a tornare fosse stato Wade e non quel pazzo senza senno.
- Scommetto che stai pensando a lui vero? A quel mercenario da strapazzo. Credevi davvero che ti amasse? Povera illusa, quanto sei ridicola. - disse l'uomo ridendo mentre affondava per l'ennesima volta l'arma nella carne della giovane, soddisfatto nel sentire le sue grida di dolore.
- Cosa faceva? Ti diceva inutili cose sdolcinate? Promesse d'amore che non avrebbe mai mantenuto? Scommetto che ti dava anche un nomignolo. Qual'era? Amore? Tesoro? Micetta? - continuò lui in tono canzonatorio.
Infine dopo minuti che parvero interminabili, gettò il coltello osservando la sua opera con le mani intrise di sangue.
- Ci sono...-
Hector avvicinò nuovamente le labbra all'orecchio della giovane agonizzante al suolo.
- Era per caso dolcezza? - sussurrò, mentre la sua mano, ormai libera, si appoggiava sul corpo della ragazza.
La sua camicia sul petto, da bianca, era diventata completamente rossa.

Dolcezza.

Era bastata quella parola per far scattare qualcosa dentro di lei.
Un sentimento troppo forte per essere espresso a parole. Troppo forte addirittura da comprimere. Le faceva male solo il fatto di tenerlo nel petto.
Era bastata quella parola per farle vedere rosso.
Con un violento strattone riuscì a liberare le braccia, gocciolanti di sangue, dalla presa dell'uomo e lo afferrò per la gola.
Gli occhi le divennero gialli e una potente luce l'avvolse.
La porta si aprì e un'orda di soldati entrarono gettandosi su di lei, fermandola e bloccandola per le braccia.
La ragazza cercò di dimenarsi e liberarsi dalla presa degli uomini che la circondavano mentre Hector si avvicinava a lei tastandosi la gola.
Avrebbe voluto ucciderlo, farlo sparire dalla faccia della terra una volta per tutte ma l'unica cosa che fece fu assistere, impotente, allo scienziato che si avvicinava, la prendeva per il collo e ficcava in esso l'ago di una siringa iniettandole tutto il liquido blu che vi era al suo interno.
La testa iniziò a girarle vorticosamente, tutto intorno a lei si fece sfuocato.
La stanchezza la oppresse prendendo il sopravvento su di lei.
"Non è finita qui, bambola." fu l'ultima cosa che sentì prima di perdere definitivamente i sensi.

~

Note:

Poor girl parte 2.
Grazie per essere passati a leggere anche oggi, cari. :)
Vi lovvo tanto, tantissimo e ci si vede al prossimo chapter. (ˊ▽ˋ)

❀ 𝑺𝒂𝒗𝒆 𝑴𝒆 ❀《𝒊𝒏 𝒓𝒆𝒗𝒊𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora