Così vicini e allo stesso tempo così lontani

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Sono sdraiata sul mio letto, da ormai  un' ora con le cuffie alle orecchie e alcune lacrime che mi bagnano il volto. Quando ad un certo punto, sento un rumore insistente è diverso dalla musica. È quando capisco che questo rumore è quello del campanello mi tolgo le cuffie uscendo dalla mia stanza e mi dirigo al piano di sotto.

Una volta davanti alla porta mi asciugo le lacrime e facendo un bel respiro per calmare i singhiozzi, apro la porta sapendo già chi mi ritroverò davanti

‹Ciao› è questa l'unica persona che  pronuncia. E dopo vari minuti di silenzio durante il quale i nostri sguardi si sono incontrati per un breve lasso di tempo,i sposto di lato per farlo entrare e ritorno ad evitare il suo sguardo.

‹Papà mi aveva avvisato del tuo arrivo› dico continuando a non guardarlo, perché so che se lo farei i miei tentativi di nascondere il mio dolore ai suoi occhi andrebbe a quel paese, e poi ho deciso che continuero a non guardarlo ‹si certo, allora vado sul retro›

Dopo ieri e dopo le parole che mi ha rifilato con cattiveria, mi sono confidata con le mie amiche, e Letizia mi ha detto che non né vale la pena perdere tempo con lui che non mi merita e non ne vale la pena soffrirci sopra.

L'ho ringraziata e ho cominciato a piangere, lei mi ha abbracciata cercando di consolarmi.

Per questo le sono molto grata.

Mi ha detto che per lui sono una bambina, e che sono ridicola comportandomi in questo modo, che non ottengo nulla ad attirare l'attenzione dei ragazzi su di me. E che se non fosse per l'amicizia che lo lega con mio fratello, se ne sarebbe andato a divertirsi con qualche ragazza bella.

Un colpo al cuore, molto forte mi ha colpita.

Ecco perché stavo piangendo pure prima.

••••

FRANCESCO

Ho finalmente finito di riparare quel maledetto cancello, è veramente dura ma alla fine c'è l'ho fatta ci ho messo tutto il pomeriggio è infatti fuori è già buoi. Ma almeno ne è valsa la pena, è venuto meglio anche di prima.

Mi pulisco le mani con un Manno di stoffa già sporco poi lo ripongo della cassetta degli attrezzi, mi alzo in piedi e poi mi incammino verso l'entrata di casa.

Appena apro la porta sento rumore e quando entro, noto che si tratta della TV. Anastasia la deve star guardando.

Infatti quando mi avvicino noto che lei è seduta sul divano e le gambe al petto. Sembra assorta nei suoi pensieri, la tv ma sembra che non la stia guardando veramente, sembra assorta nei suoi pensieri.

Ieri le ho detto veramente delle cose brutte e che non penso assolutamente, cose che ho detto perché ero arrabbiato. E che ora però me ne pento è anche tanto. Perché adesso lei non mi parla più come prima e non solo mi evita pure.

Voglio che torni tutto come prima, voglio che torniamo ad essere amici come prima, a prenderci in giro, a scherzare ridere e tutto il resto.

Faccio un profondo respiro, e mi avvicino al divano dove è seduta. Devo parlarle e rimediare prima che sia troppo tardi.

TUTTO QUESTO DEVE FINIRE

Questa è l'unica cosa che mi dico a me stesso. E così deve essere.

‹Ehi.. possiamo parlare?› chiedo cauto avendo paura della sua reazione. ‹non abbiamo nulla... da dirci noi due› lo dice neanche guardarmi in faccia, e questo mi dà fastidio insomma lo di aver sbagliato, però almeno potrebbe guardarmi. Così mi fa sentire ancora più uno schifo di prima.
‹e invece si› disso con voce decisa, cercando di trattenere il nervosismo.

La mia vita in un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora