Promessa è altra possibilità

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‹Perché lo hai fatto?› sono in infermeria, con Francesco che ha lo sguardo basso ‹non so... di cosa tu stia parlando› mi risponde facendo il finto tonto, tenendo gli occhi puntati in basso. Certo come no, invece lo sa benissimo di cosa io stia parlando ‹e comunque non... non sono cose che ti riguardano› cosa? Come? NON SONO COSE CHE MI RIGUARDANO? ma è scemo o cosa?

Non avrei e poi mai immaginato che proprio lui, il ragazzo di cui mi sono innamorata mi avrebbe detto una cosa del genere. ‹Invece si... si che sono cose che mi riguardano, eccome se mi riguardano› siamo seduti uno di fronte a l'altra, ‹adesso stai fermo, così ti posso disinfettare le ferite› gli ordino dopo essermi alzata per avvicinarmi all' armadietto dei medicinali. Prendo del cotone, il disinfettante e dei cerotti, tutto sotto lo sguardo attento del ragazzo, una volta preso tutto torno a sedermi di fronte a lui.

Una volta seduta inizio a disinfettare le ferite cercando di non farli male. Mentre tra di noi regnava il silenzio più assoluto, nessuno dei due aveva il coraggio di parlare. O meglio e quello che credevo io dal mio punto di vista non so dal suo.

‹Senti... Mi chiedevo, perché ti stai preoccupando di così tanto adesso. Quando in questi giorni non hai fatto altro che evitarmi tutto il tempo› dal tono di voce sembra proprio arrabbiato. Con la coda dell'occhio, vedo che sta guardando la finestra tutto pur di non guardarmi. Così io alzo di poco lo sguardo verso di lui ‹per-perchè sei... sei mio amico e sei "ferito" e poi non è vero che ti ho evitato› perché balbetto, e perché continuo a mentire? lui non né stupido e se ne accorto ‹stai mentendo, e lo sai anche tu. Me ne sono accorto sai? ma non ho capito il perché› adesso il suo tono è calmo, e forse è dovuto al fatto che forse mi ha urlato contro senza volerlo. Finisco di medicarlo distogliendo lo sguardo dal suo e posando tutto al suo posto ‹Ho finito, ora è meglio se torniamo a lezione› detto questo mi alzo.

Ma la sua voce mi blocca, e un brivido mi percorre tutta la schiena.

‹Non scappare ancora, ti prego. Resta con me› quasi mi supplica e il mio cuore comincia a battere forte, come ogni volta che sono in sua compagnia.

Mi giro verso di lui, per poterlo vedere negli occhi.

‹Non sto scappando, ho lezione e dove tornare in classe› cerco di essere più naturale possibile, e spero che lui non senta il battito del mio cuore.

Mi guarda scettico alzando le sopracciglia, come per chiedermi se sono seria o se sto scherzando.

La verità, e che se sto ancora un altro momento insieme a lui, rischio di confessarli tutto oppure di urlarmi contro, urla la verità. Quella che purtroppo non vorrei che fosse.

Mi voltai di nuovo per poter uscire e andare il più lontano possibile, visto che non a intenzione di parlare.

Apro la porta e faccio qualche passo per uscire, che subito la sua voce mi blocca di nuovo. La sua domanda mi fa quasi ridere.

‹Perchè mi dici bugie. Perché scappi da me?›

Gli riderei in faccia, solo per questa sua domanda veramente stupida e veramente banale. Se solo provasse ad aprire gli occhi, capirebbe il perché del mio comportamento nei suoi confronti, e il perché del mio allontanamento da lui.

Faccio un bel respiro per cercare di calmarmi e per non prenderlo a schiaffi. Cosa che farei molto volentieri in questo momento.

‹Senti.. ora devo proprio andare. Sto facendo anche troppo tardi a lezione›
Dico in fretta e mi giro per uscire dalla porta.

‹No tu ora mi racconti tutto, e non te ne vai finché non mi hai detto tutto› mi tira per un braccio e mi blocca con le sue braccia. Quasi mi abbraccia.

La mia vita in un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora