11 Capitolo

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Riaffioravano i ricordi e le parole di quella notte,ogni volta che le ripetevo nella mia mente mi sentivo trafiggere il cuore,era un dolore lancinante che però dovevo superare,questo vuoto,dovevo farlo mio e trasformarlo in qualcosa di buono per riuscire ad andare oltre.

<<Lilian...ci sei?>> Amanda mi stava parlando da qualche minuto ma non avevo sentito niente di ciò che aveva detto,ogni volta mi perdevo nei miei pensieri. <<Si,perdonami,stavi dicendo?>> dissi bevendo un sorso del mio caffè ormai freddo <<Ho detto che domani c'è una festa, e Nathan e Josh ci hanno invitate,Josh vuole rivederti,mi sembra veramente interessato a te>> peccato che io avevo ancora la testa ad un'altra persona <<Ci verrò>> le parole mi uscirono fuori di getto,non le controllai,forse il mio cervello aveva bisogno di una pausa,era già passata una settimana da quell'orribile serata,i giorni seguenti li passai a piangere ma dopo tre giorni e cinque pacchi di fazzolettini sentivo il bisogno di uscire,non potevo rovinarmi l'esistenza per una persona che non aveva neanche avuto il coraggio di provare a stare insieme.Lo evitavo in ogni modo,non uscivo mai a piedi per non incontrarlo per strada,la domenica in chiesa chiedevo sempre a mio padre se ci fosse Bill prima di scendere dall'auto.Una volta lo vidi nel bar dove mangiavo prima di andare alla mensa,il mio cuore mi diceva di entrare,di abbracciarlo,di dirgli che io lo amavo e importava solo questo per me,ma il mio cervello mi fece cambiare strada,corsi il più lontano possibile da lui,non volevo vederlo,non volevo neanche sentirlo nominare.
<<Ti passo a prendere domani alle nove,pronta mi raccomando!>> salutai la mia amica ed entrai in casa molto velocemente per non avere inconvenienti,la sua casa era a soli due isolati dalla mia e mia madre l'aveva visto spesso passare davanti casa nostra,non volevo rischiare,quando entrai buttai fuori un sospiro di sollievo,i miei genitori erano a lavoro così andai di sopra,misi la musica e cercai qualcosa da mettermi per la serata dell'indomani,nel mio guardaroba prevalevano le gonne per la domenica,jeans di qualunque tipo,magliette semplicissime,ma niente per una festa,dopo qualche minuto di ricerca trovai una gonna non troppo lunga stretta in vita che decisi di abbinare ad una camicetta nera con uno scollo abbastanza profondo,presi i miei soliti tacchi neri e misi l'outfit sulla sedia pronto per la festa e dopo iniziai a studiare,era quasi agosto e la scuola era alle porte.Era l'ultimo anno e dovevo assolutamente accumulare i crediti per il college quindi dovevo portarmi avanti,quando finì di studiare era già ora di cena,così scesi al piano inferiore e preparai la cena per me e i miei genitori che però sarebbero tornati molto tardi,non appena finì di mangiare pulì tutto e misi la cena dei miei
in forno,salì di sopra e mi buttai sul letto,mi addormentai subito quella notte.
***
<<Claire,Claire dove sei>> sentivo la voce di mia madre,ma intorno a me c'era solo il buio,non vedevo niente,provai a muovermi ma non riuscivo a capire in che direzione andare,ad un certo punto vidi una luce bianca,andai verso essa e mi ritrovai in una casa,non era casa mia,era molto più grande ed era tutto diverso,troppo diverso.Sentì nuovamente la voce di mia madre provenire dal piano superiore della casa,così salì le scale a chiocciola che avevo di fronte,c'erano una moltitudine di stanze in quel piano così provai a sentire qualcos'altro <<No,ma che fai,lasciala stare,lasciala!>> mi avvicinai alla stanza da cui sentivo le voci e vidi due bambine,la prima era bionda con dei bellissimi occhi verdi,stava vicino a mia madre e si nascondeva tra le sue gambe,mi spostai leggermente per vedere chi temevano così tanto,vidi un'altra bambina,anch'essa bionda ma con gli occhi marroni,teneva in mano qualcosa,mi sporsi di poco per vedere meglio,era una pistola,mi si raggelò il sangue,mi misi una mano davanti la bocca per trattenere l'urlo ma quando lo feci vidi la bambina voltarsi verso di me e puntarmi la pistola.
***
Quando mi svegliai mi ritrovai in un bagno di sudore,mi scoprì e mi misi seduta,mi tenni la testa perché avevo un dolore fortissimo alle tempie,sentivo uno strano fischio all'orecchio,stavo per impazzire?!...il sogno era fin troppo reale ma era così strano,non avevo mai visto quella bambina,che cosa poteva significare?

<<Lilian posso entrare?>> era mia madre,tirai un sospiro avevo bisogno di un suo abbraccio,quando entrò mi alzai dal letto e corsi ad abbracciarla <<Lili tutto bene piccola?>> disse ridacchiando e stringendomi forte a se <<Si ho solo fatto un incubo>> sentì il suo corpo irrigidirsi a quella frase,corrugai le sopracciglia e la guardai <<Tutto bene mamma?>> chiesi,lei annuì e si allontanò di poco <<La colazione è pronta>> disse,poi girò i tacchi e se ne andò,c'era qualcosa che non tornava,perchè aveva reagito così? Dopo tutto era solo un incubo.

Quando scesi di sotto mio padre si girò verso di me come se fossi un fantasma,mi avvicinai a lui fingendomi indifferente e lo salutai <<C'è del caffè?>> chiesi a mia madre sedendomi a tavola,mi porse una tazza di caffè e un piatto con dei pancakes ai mirtilli <<Grazie>> dissi,evitava il mio sguardo,al contrario di mio padre che mi fissava di continuo <<Va...tutto bene?>> chiesi ad entrambi,la situazione stava degenerando. <<Certo tesoro>> disse mio padre sorridendo mentre fingeva di leggere il giornale,io annuì e continuai a mangiare,mia madre stava lavando i piatti ma un bicchiere si ruppe e la sentì urlare dal dolore,si era tagliata la mano,mi alzai di scatto per andare da lei ma mio padre mi precedette e mi fermò <<Tranquilla Lilian ci penso io qui,tu va di sopra>> mi fermai per qualche minuto per metabolizzare le parole di mio padre,perchè erano così strani con me? cosa era successo?

Andai in camera mia e chiusi la porta,sentivo che mancava qualcosa,ma non sapevo cosa,nè dove cercare per avere delle risposte,iniziai a piangere per la frustrazione così decisi di uscire,avevo bisogno di aria,non volevo passare davanti ai miei però,così feci qualcosa che non avevo mai fatto prima,scavalcai la mia finestra,tramite dei pezzi di ferro che erano sulla parete esterna di casa mia,riuscì ad arrivare a terra senza rompermi qualche arto,scavalcai il cancelletto e mi misi a correre,non avevo una meta volevo solo andare il più lontano possibile da loro,volevo un posto solitario,dove non avrei incontrato nessuno,andai al lago,era il posto più vicino che conoscevo e quel lago era sempre abbastanza isolato,almeno di notte,sperai anche di giorno.Quando arrivai scavalcai le rocce stando attenta a non cadere perché se fosse successo non ci sarebbe stato Chad a prendermi.Repressi quel pensiero e mi sedetti su una delle rocce meno scivolose,presi dei sassolini e cominciai a tirarli in acqua,provai a scaricare un pò la tensione facendo dei respiri profondi ma ottenni scarsi risultati,ci riprovai,chiusi gli occhi e inspirai profondamente,sentì qualcuno sfiorarmi la spalla e mi girai di scatto rischiando di cadere,ma quella stessa persona mi prese dal cappuccio della felpa che indossavo e mi salvò,quando tornai sulla roccia mi girai per vedere chi fosse...Chad.

<<Dovevo aspettarmelo>> mormorai girandomi dall'altra parte,ero stupida,lui mia aveva fatto conoscere quel luogo,era ovvio che ci passava molto tempo e che ci fosse una buona probabilità di incontrarlo...ma forse era questo che volevo. <<Che ci fai qui,tutta sola?>> disse sedendosi accanto a me,ma io mi spostai <<Che ti importa>> dissi borbottando <<Lilian,non ho detto che non possiamo essere amici>> non capiva,essere sua amica era l'ultima cosa che volevo <<Io non voglio essere tua amica...non lo vorrò mai>> dissi con una smorfia di disgusto,lui mi guardò,sapevo che aveva il suo sguardo da cane bastonato ma non avevo la forza di guardarlo negli occhi.
<<Lilian...parlami,coraggio sono qui.>> avvicinò la sua mano e la posò delicatamente sul mio braccio accarezzandolo,io la guardai,stavo per mettermi a piangere,lo sentivo ma non volevo farlo davanti a lui.
<<È proprio questo il problema>> dissi guardandolo finalmente negli occhi,erano così
Rassicuranti,mi facevano stare bene,lui mi faceva stare bene,ma non potevamo stare insieme,o almeno così aveva detto lui.Mi alzai e il più velocemente possibile e andai via da lì,via da Chad,via da tutto.

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