Capitolo 13

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"Che ne dici se pranziamo fuori?" mi domandò Lauren e io annuì.
Mi preparai e andammo nell'auto di Lauren.
"Oggi sarà una lunga giornata" sorrise e io abbassai il finestrino dell'auto.
"E pensare che fino a poco fa eravamo ancora arrabbiate a causa del nostro litigio" risi e lei fece lo stesso.
"Voglio conoscerti, a parte da oggi"
Sentì di nuovo il mio stomaco contorcersi piacevolmente.
Lauren guidò fino ad un ristorante e aprì la portiera con cortesia prima di entrare nel ristorante. Mi tenne con forza la mano, come per indicare che fossi sua e io sorrisi a quel contatto.
Era successo tutto così velocemente che mi sembrò persino strano. Dinah, Normani ed Ally non sapevano che avessi chiarito con Lauren e che mi fossi persino dichiarata perché era successo tutto così velocemente che non avevo trovato il momento per riferirlo. Questa strana velocità e cambiament drastico per un attimo mi insospettì.
"Cosa vuoi?" domandò Lauren, con il suo menù fra le mani e il mio tra le mie.
"Umh. Non ho voglia di pasta quindi prendo una Pizza capricciosa" dissi e lei annuì.
"Nemmeno io. Non amo molto la pasta" sorrise e in quel momento si avvicinò un ragazzo in cravatta.
"Avete deciso?" domandò e Lauren annuì.
"Due pizze. Una capricciosa e una margherita"
Lui annuì e ritirò i menù.
"Bene, Camila" appoggiò il suo viso su una mano mentre mi guardava con interesse "Parlami di te" chiese.
"Umh. Beh, mi chiamo Karla Camila Cabello Estrabao" iniziai e lei alzò un sopracciglio.
"Karla?"
"Non pronunciarlo, ti prego. Odio il mio primo nome" lei rise ma non si azzardò a provocarmi grazie a Dio "Poi, ho diciott'anni, sono figlia unica, fino a poco tempo fa vivevo a Cojimar ma poi mi sono trasferita a Miami da non molto"
"Capisco. Voglio sapere qualcos'altro di te"
"So suonare il pianoforte e la chitarra" dissi e lei sgranò gli occhi.
"Uao! Io volevo imparare a suonare la chitarra. Poi beh, anche io so suonare il pianoforte, ne ho uno in casa" si mise composta e fece scivolare la sua mano sul tavolino, stringendo la mia. Un altro salto da parte del mio stomaco "Da quando suoni?"
"Da quando avevo circa sei anni"
"Devi essere molto brava! Chi ti ha insegnato?"
"Mi ha insegnato papà" il mio tono si abbassò istintivamente.
"Oh, devi essere molto brava e sicuramente avrai avuto un bel rapporto con tuo padre; come mai hai lasciato la tua famiglia e sei venuta qui a Miami?" io sospirai.
"Mio padre è morto per una malattia rara quando avevo dieci anni" dissi, sentendo gli occhi già lucciarmi "Mia madre è stata rinchiusa in un manicomio solo dopo due settimane dalla morte di mia madre. Era totalmente impazzita" fissai un punto vuoto e ricordai quei brutti momenti "Vedeva mio padre ovunque e sembrava in un altro mondo dove esisteva solo lei e mio padre. Io non esistevo più per lei. Lei non esisteva più per nessuno"
"Oddio... mi dispiace" i suoi occhi luccicarono e io sorrisi debolmente.
"Così mia zia mi ha adottata ma quando ho compiuto diciassette anni ho lavorato da commessa e a diciott'anni con i soldi che ho guadagnato ho trovato casa qui a Miami. Prima vuvevo in Tallahassee" finì.
"Deve essere stato davvero orribile" disse con un'espressione di pena sul viso.
"Beh, sì" dissi freddamente, cercando di apparire indifferente all'argomento quando invece mi stava uccidendo più di quanto pensassi "Tu cosa mi racconti di te?" cambiai discorso.
"Io sono Lauren Michelle Jauregui Morgado" iniziò "Ho vent'anni e sono nata a Miami. Con la mia famiglia è sempre andato tutto bene finchè poche settimane fa mio fratello venne infetto da una malattia piuttosto rara" io sgranai gli occhi a quel particolare : sembravano così simili "I miei genitori improvvisamente sono diventati distaccati con me, ma lo comprendo perchè... il dottore dice che non riuscirà..." una lacrima scese sul suo viso e mi occupai di asciugarla con tenerezza. Stavo per piangere anch'io "Non ci riuscirà" terminò con voce tremante a causa del procinto pianto che non tardò ad arrivare.
"Hey, tranquilla" dissi, ritornando al mio posto "Sono sicura che tuo fratello ci riuscirà" dissi, afferrando la sua mano sul tavolo e lei strinse la mia.
In quel momento arrivò il cameriere con le due pizze e Lauren asciugò le lacrime e mangiammo.
Io continuai a guardarla con tenerezza.
Non merita di stare così male. Non merita di piangere; invece meritava di più, meritava molto di più, ma io ero troppo cieca e innamorata di lei per capirlo.

The temptress ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora