Con mano tremante cerco di prendere la matita ma mi cade dalle dita e si scheggia la punta, non mi sento tranquillo, so che qui intorno aleggia uno spirito.
Mi chino per raccoglierla e sento dietro la nuca un alito freddo, mi giro di scatto ma non vedo nulla, mi colpisco dietro al collo con uno schiaffo come volessi spiaccicare la spettrale zanzara.Ho una paura pazzesca, tremo come una foglia, poi una piccola, leggera e flautata voce mi sussurra lievemente all'orecchio: "Disegna".
"Oddio". Impreco mentre salto sul letto poggiando la schiena al muro. Guardo a destra e a sinistra ma non vedo niente, sudo freddo e il cuore mi batte a mille poi sento un piccolo e basso rumore, ritmico, leggero e delicato; viene dal pavimento, abbasso lo sguardo e vedo che la matita sta rotolando verso di me come ad invitarmi a
prenderla. Mi faccio coraggio, punto i talloni sul materasso e mi do lo slancio per scendere, la raccolgo e le pagine del blocco immediatamente cominciano a sfogliarsi da sole, come ballassero. Le fisso come fossi ipnotizzato, mi siedo di fronte a loro e poggio la punta rotta della matita sul foglio e comincio a disegnare.Non so quale arcaica forza guidi la mia mano ma va da sola, guizza, vola, corre, si stoppa, sembra che io abbia una mano elettrica che funziona senza la mia approvazione.
Solamente una piccolissima scheggia di coscienza è rimasta sveglia nella mia anima ma è schiacciata da una forza incredibile che soggioga il mio corpo e la mia mente obbligandomi a rimanere seduto davanti al foglio, incidendolo con la punta rotta.
Poi la mano si placa, rallenta e lascia la matita che cadendo rotola sulla scrivania; sembra affaticata.
D'incanto mi sento risvegliato, come se fino ad ora avessi avuto gli occhi bendati e poi li avessi aperti.Guardo il disegno che sembra più una ragnatela di graffi e mi accorgo di aver creato qualcosa di oscuro, qualcosa di storto, di iniquo.
Rabbrividisco, possibile che io abbia creato un'opera così cupa e maligna?Improvvisamente un'onda emotiva mi sommerge e la mia volontà ancora una volta viene relegata in un angolo; vedo la mia mano prendere la boccetta con l'inchiostro, la stappa, ci immerge uno dei miei innumerevoli pennini e comincia a tracciare scuri segni sulla pagina.
Segue i graffi inferti dalla matita, li annerisce, e ad ogni tratto che vergo sento oscurarsi sempre di più la mia anima.
Non sono più nella mia stanza, seduto alla scrivania, ora vedo fiamme, il cielo brucia e la terra è marcia, putrida e malevola, cammino nel fango e ad ogni passo schiaccio ossa e vermi.
Lamenti e urla sono le uniche cose che posso sentire, mi sento impazzire, il puzzo che appesta l'aria è nauseabondo, muovo qualche passo incerto davanti a me sempre guardandomi intorno spaventato, credo d'esser morto, poi poco distante sulla mia destra vedo una scena orribile; due cani stanno sbranando una donna.La povera è incinta, vedo perfettamente il pancione e urla disperata.
Faccio per muovermi, voglio aiutarla ma i piedi affondano nel fango, sembra siano sabbie mobili, le mie gambe non riescono a muoversi e cado in ginocchio.
Non posso che osservare impotente l'orribile scena delle zanne affilate di uno dei cani affondare nel ventre indifeso della donna che urlando chiede il mio aiuto.
Allunga una mano nella mia direzione mentre le mie stringono furiosamente la terra, urlo, impreco ma tutto è inutile, sono bloccato.Il buco nella pancia della donna è ormai una caverna da dove la bestia strappa violento il bambino.
Lo stringe tra le fauci bavose, mentre il piccolo piange e urla " Mamma, aiuto."Bollenti lacrime mi ustionano gli occhi e mi scorticano le guance, urlo con tutta la voce che ho in gola, il secondo cane in quel momento si avventa sulla piccola preda e gli morde la morbida testa, ora il bambino non urla più. La madre giace a terra con il ventre e la gola squarciati.
Poi si gira verso di me tenendo la testa del bambino in bocca, con un morso la schiaccia facendo cadere un piccolo occhio a terra.
Provo a tirarmi su, disperatamente tolgo una gamba dal fango e giro il corpo, voglio scappare da tutto questo orrore.
Poi una mano, grande, forte e nera mi agguanta il viso coprendomi completamente gli occhi, il naso e la bocca, le sue nodose dita mi stringono forte le tempie e sento gli occhi schizzarmi fuori dalle orbite. Farò la stessa fine del bambino, lo sento. Sono bloccato, in balia della mano e aspetto solo di morire, poi la presa si allenta leggermente e torno a respirare.
Poi un rombo, lento, stabile e basso, quella che potrebbe dirsi una voce che sembra eruttata dal centro della terra mi dice: "Benvenuto Giuseppe, io sono la tua opera e tu la mia."
Svengo.

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Quella cantina
Mystery / ThrillerÈ un racconto fosco, nero, dove tutto si mescola senza poter dare la possibilità di capire nulla fuorché ciò che si vede alla luce della torcia. Tutto il resto si può solamente percepire. In una Roma quotidiana e consueta ci sono storie che mai avre...