Capitolo XV

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"Evolviti, creatura mia!" Ordina gridando e compiendo con la mano un gesto come se sollevasse, poi stringa qualcosa nell'aria.

Immediatamente una bomba nucleare deflagra nella mia testa e contestualmente tutta la forza abbandona ogni singolo muscolo.
Vado a terra e sparisce tutto quanto tranne il dolore.

Semmai il Vesuvio eruttasse farebbe esattamente quello che mi sta accadendo adesso nella testa.
Mi contorco in preda al più profondo e vasto dolore che abbia mai provato.

Un pensiero velocissimo come un lampo appare e subito dispare nella mia mente; un pitbull mi mangia il cervello.

Mi trovo schiena a terra con i palmi delle mani a stringere le tempie, non capisco se urlo o meno ma le mie orecchie percepiscono un lugubre grido; deve essere il mio corpo che si lamenta.

Mi sento come fossi un grosso secchio di vermi striscianti, sudici e affamati, che conoscono solamente un verbo, sopravvivere.
Devo sopravvivere a questo dolore, il cranio si deforma, le ossa scrocchiano come legno secco, si muovono, si allargano e infine si spezzano sotto le mie mani.

Terrore e agonia sono le uniche due cose che provo, poi sento una pressione poco sopra la fronte, all'attaccatura dei capelli.
Rami spezzati e fuoco di brace, sento caldo, brucio, la pelle scotta, mi sto ustionando, non posso resistere un istante di più.

La fronte si deforma, la pelle si squarcia e copioso il sangue comincia a scorrere fino ad accecarmi, mi entra nel naso e nella bocca, quasi affogo, tossisco, soffoco e ne vomito una grossa boccata sul pavimento.

Mi rotolo su un fianco, in posizione fetale, stringendomi la pancia, voglio sollevarmi, rimettermi in piedi e con uno sforzo disumano provo a posizionarmi con la faccia a terra, come se dovessi fare le flessioni.

Un conato mi sconquassa e tossisco ancora ma anziché sbattere il viso per terra lo colpisco con qualche altra cosa.
Qualcosa di alieno, di arcano, qualcosa di indebito, che non dovrebbe essere li.

Tremo e sudo, sono in ginocchio con i palmi per terra, vedo grosse gocce cadere nel vuoto e atterrare sul pavimento sotto di me mescolandosi al sangue.
Poi Am hore ordina di alzarmi e faticosamente eseguo. Alzo prima una gamba e poggio il palmo sul ginocchio per darmi forza e finalmente faccio lo stesso anche con l'altra.

Ora ci fronteggiamo, siamo l'uno di fronte all'altro, alzo entrambe le mani fino a toccarmi il viso.
Le guardo, la mia pelle è grigia come il cielo durante un temporale e sulla punta di ogni dito vedo che è cresciuta una tozza e appuntita unghia. Sembro una bestia, il mio sguardo passa dal dorso delle mie mani aperte alla creatura di fronte a me, poi le volto e piano, timoroso, mi tocco tremante il viso; comincio dal mento, le guance poi sollevo le labbra, sento che i denti sono smodatamente cresciuti, ora sono zanne, proseguo fino agli zigomi, poi gli occhi e le orecchie. Si sono trasformate anche loro, sono quelle di un orco, non più tonde ma ora una lunga punta le termina.
Poi salgo sulle tempie fino a giungere sulla fronte.

Già, la fronte. Quelli che sembrano due coni si ergono fieri e prepotenti, stagliandosi verso l'alto, appuntiti e duri.
Ho le corna ora.

Poi la sua melmosa e viscida voce interrompe la mia esplorazione.
"Ti ho regalato un nuovo corpo, creazione!" Poi si porta veloce alle mie spalle e prosegue:
"Ma ti farò altri doni..." E cosi dicendo mi solca la schiena con due profonde ferite.

È talmente repentino che non faccio in tempo ad urlare.
"Ora avrai altri poteri che ti permetteranno di servirmi nella maniera migliore."
Conclude toccando le mie palpebre.

"Da adesso hai il dono dell'ombra e potrai vedere la vera anima degli umani. Ma non dimenticare il nostro patto. Tu appartieni a me e per questo avrai sempre di fronte a te il contratto che ci lega."

Poi con passo lento torna di fronte a me, sussurra alcuni suoni incomprensibili muovendo lentamente gli artigli finché apre uno squarcio nel tessuto astrale da cui fa uscire un grosso specchio.

"Ora sei questo, questo è il tuo nuovo aspetto. D'ora in avanti vedrai questo riflesso nello specchio anche se gli umani continueranno a vedere il solito Giuseppe."

Davanti a me, nello specchio un nuovo me stesso. Spaventoso, lugubre, cupo, tetro e glorioso.
Non riesco a scollare lo sguardo dalle mie nuove, inumane membra, dalle mie corrotte e demoniache forme.

Un angelo caduto, con le corna sulla fronte, grigio, con i denti da belva e le unghie da rapace.
Trasudo tristezza e solitudine.
Di fronte a me fluttua nell'aria un libro dalle pagine d'oro; so che si tratta del contratto di cui parla, quello che mi lega a lui, quello in cui ha scolpito il mio destino, la mia eredità ed il mio retaggio.

"Ho un nuovo compito per te. Qualcosa che ci porterà ad un nuovo livello. Altro inferno sulla terra, nella città santa."

E prosegue:
"Il quattro ottobre ci sarà una manifestazione che richiamerà migliaia di umani, dove compirai uno sterminio. Andrai e porterai morte, paura e desolazione."

Mi sveglio di soprassalto, madido di sudore, col cuore a duemila e la testa piena di pensieri. Subito le mani volano sul mio volto ma non trovo nulla. Niente corna.
Poi le guardo e le trovo normali.
Che sia stato un sogno?
Mi alzo e vado allo specchio.
Riflesso vedo me stesso, poi guardo il calendario e vedo che il quattro ottobre è previsto alla fiera di Roma la manifestazione dedicata al mondo dei fumetti, chiamata Romics, ci saranno migliaia di ragazzini pronti per essere massacrati.

Esco dalla camera per andare a farmi una doccia. Nel letto, appiccicate alle macchie di sangue ci sono delle piccole piume nere.

Quella cantinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora