Sono nervoso come un gatto selvatico, non capisco perché il demone non si faccia vedere né sentire da ore e mi sento tradito, preso in giro e defraudato.
Cammino incessantemente avanti e indietro nella mia stanza, poi all'improvviso mi balza in mente un'idea.
Non sarà risolutiva né brillante ma spero mi faccia guadagnare un vantaggio e soprattutto spero mi possa distrarre un po' da questa maledetta inquietudine.Prendo il cellulare, lo sblocco e accedo alla rubrica; e il suo è uno dei primi contatti che ho in lista.
Lo seleziono e quindi spingo il tasto per avviare la chiamata.
Tuuuuuuuu....tuuuuuuuuu....
Tuuuuuuuu...
"Pronto Giusè, bello...che dici?"La sua voce è sempre carica di leggerezza e allegria, ha proprio un bel carattere. Quelli come lui sono i più malleabili a patto che non li si porti a sospettare qualcosa.
Dovrò fingermi leggero e tranquillo."A oh Cantí, ciao. Niente, tutto a posto. È 'n po' che 'n se sentimo eh? Comunque te devo solo chiede 'na cortesia. Poi magari se vedemo p'annà a cena 'na sera de queste."
Non ci sentiamo da qualche settimana ma la spontaneità e la confidenza fra di noi non sono mai messe in pericolo e posso permettermi di andare dritto al punto senza perdermi in troppi convenevoli.
"Come no, se posso. Lo sai, tranquillo. Dimme tutto."
"Senti Angiolè, me servirebbe de contattà quell'amico tuo, quello della cantina a Bracciano. Te ricordi?"
Faccio un po' la parte per rimanere sul vago. Non vorrei dare l'idea di essere troppo interessato e correre il rischio così di insospettirlo.
"Ma chi, coso...Manolo dici?"
"Ah si, lui, Manolo, quell'amico tuo. Me servirebbe de contattallo pe' sapè 'ndo' bazzica. Je volevo chiede 'na cosa."
Generalmente invece di chiedere l'indirizzo si chiede il numero di telefono, anzi del cellulare da quando la tecnologia ed il progresso hanno dato la possibilità pressoché a chiunque di possederne uno. Ma "spingo sull'acceleratore" sperando che non si insospettisca così da toglierlo con la guardia abbassata.
Sembra che il mio piano sia riuscito, non sospetta nulla, chiacchieriamo ancora qualche secondo poi una volta salutato e terminata la chiamata mi spedisce il contatto via whatsapp e vedo che oltre il cellulare mi ha inviato pure quello di un fisso.
Dopo lo 06, che è il prefisso di Roma, leggo che il numero comincia per 63.Faccio un rapido calcolo; il mio comincia con 65 e "abbraccia" una bella porzione di Roma che va dal Trullo, passa per Casetta Mattei e Corviale fino a Ponte Galeria arrivando addirittura a Fiumicino.
Se ci si spinge invece verso il centro, si passa per la Magliana dove il numero cambia in 55 e più giù a Ostiense diventa 57, Trastevere e Monteverde 58.
Dunque bisogna tornare indietro e passare per un'altra strada.
Ricordo che Bravetta e Pisana cominciano con il 66 e se si va giù al Vaticano il numero comincia col 68.
Ancora più giù, in Prati comincia il 37 quindi bisogna rimanere nell'area circoscritta fra la fine della Pisana, fino a San Pietro considerando che a sinistra comincia il quartiere Prati e invece a destra comincia Monteverde, ci sono buone possibilità che Manolo sia di Gregorio VII.Registro un vocale recitando:
"Grazie bello. Ma sta sempre a Gregorio VII, giusto?"Cerco di fargli credere che l'argomento fra me e Manolo era già stato toccato ma che me ne fossi dimenticato, così da tranquillizzarlo e magari farlo aprire ancora di più.
"Si. A Pio XI." Mi risponde.
Bingo! È ora che vada a fare due chiacchiere con Manolo.
~~~
Passa tutto il pomeriggio sul letto. Dalla strada sente salire i clacson e i rombi dei motori delle auto molestano e offuscano ogni altro suono. Una livida luce si affaccia tenue dalle fessure della persiana, ricordandogli che Ottobre seppur a Roma, è comunque un mese autunnale.
Le giornate si stanno inevitabilmente accorciando e questo non aiuta certamente il suo umore.
Pensa che se fosse estate il suo animo sarebbe più forte e saldo, come se il sole potesse donargli la forza necessaria per affrontare questa brutta situazione.Si sente grigio e bagnato come i muri di cemento durante la pioggia, la stessa che vede aprendo le tapparelle.
Le luci dei lampioni e quelle dei fari delle auto si riflettono nelle pozzanghere.Ma qualcosa si agita dentro, come una spinta che lo obbliga ad uscire di casa e pensa sia meglio assecondarla, così si infila un giacchetto ed esce.
Scende le scale, poi arrivato al piano terra scopre la propria immagine riflessa nel grande specchio dell'androne condominiale; è dimagrito e pallido, anzi, diafano, cinereo quasi. Somiglia sempre più ad uno spettro.
Apre il portone e l'ozono nell'atmosfera lo assale, ne saggia ogni minuscola molecola, si guarda intorno e sceglie di voltare a destra, verso il Mc Donald, poi da li ancora a destra e poi sempre dritto. Il suo proposito è arrivare a Piazza degli Eroi, Balduina.
Forse la pioggia sulla pelle gli darà una calmata.Non si accorge che alla fermata dell'autobus sulla corsia preferenziale, al centro di Via Gregorio VII, quella proprio di fronte al portone del palazzo da cui è uscito, c'è qualcuno che lo tiene d'occhio.
Qualcuno che appena lo vede svoltare verso via Anastasio II scatta fulmineo e comincia a seguirlo.
Cammina svelto, il traffico distrattamente serpeggia al suo fianco, la gente torna a casa dopo una giornata di lavoro. Se le persone sapessero che la vita come la conoscono, anche con le sue noie e le sue difficoltà è messa in grave pericolo magari non si lamenterebbero, non si aggredirebbero e si godrebbero ogni secondo di vita che gli è dato da vivere.
Se l'oscurità continua ad avanzare e se dovesse prendere il sopravvento la terra verrebbe minacciata in modo concreto. La vita verrebbe annichilita, ingoiata dal buio.
Continua a camminare fra mille elucubrazioni, pensieri, congetture e timori e si accorge che è arrivato davanti alla fermata della metro, Cipro ma una voce nella sua testa gli dice di voltarsi.
Lo fa e quello che vede gli fa decidere di mettersi a correre.
Con un vigore mai provato prima corre per un centinaio di metri, fino all'ospedale oftalmico, poi gira a destra per via Angelo Emo dove c'è una scalinata che porta sotto alle mura vaticane.
La sale di corsa, col cuore in gola e una volta in cima si volta di nuovo.
Alla base delle scale vede Giuseppe che sorridendo gli chiede:
"Manolo, dove vai di bello?"
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Quella cantina
Mystery / ThrillerÈ un racconto fosco, nero, dove tutto si mescola senza poter dare la possibilità di capire nulla fuorché ciò che si vede alla luce della torcia. Tutto il resto si può solamente percepire. In una Roma quotidiana e consueta ci sono storie che mai avre...