Uscito fuori vengo investito da una profumata ondata d'aria fresca. Mi fermo un po' sulla soglia a respirare, chiudo piano gli occhi e il tempo sembra dilatarsi.
Conto i battiti ed i respiri, sento il vento sfiorare la mia diafana pelle e agitare i lunghi capelli corvini.Avverto tutto molto calmo seppur nel suo folle caos fatto di sogni, ricordi, idee e speranze, stringo un poco l'elsa della spada, nera come le mie ali e gli occhi, ora socchiusi, scivolano fin sopra la punta ancora grondante sangue.
"Permesso." Qualcuno alle mie spalle mi chiede strada, rovinando indissolubilmente l'attimo di stabile tranquillità che mi sto godendo ma mi scanso di lato girando la testa nella sua direzione per guardarlo e mi trovo affianco ad un giovanotto mascherato da un non meglio definito guerriero che porta seco spada e scudo, rigorosamente finti.Sono riproduzioni di armi vere o comunque realistiche, che vengono usate per duellare, da ragazzi del terzo millennio che imitano combattenti del primo.
Elfi che incrociano le lame con cavalieri templari, ninja contro pirati e personaggi di manga giapponesi che si battono fra loro, qui dentro la fantasia ha soppiantato la realtà e gli incantesimi hanno più dignità di un voto scolastico o una bolletta da pagare.
I miei occhi rapidi guizzano da destra a sinistra e da sopra a sotto per capire dove si sposterà la folla nel momento dell'attacco.
Sicuramente grazie alla confusione generale non ci si accorgerà presto di ciò che accade e se sarò abile potrò facilmente uccidere una dozzina di umani, da quel momento in poi dovrò cominciare a pensare a scappare e se la fortuna mi assisterà di nuovo, durante la fuga ne potrò ammazzare qualcun'altro.
Da quel momento però dovrà pensarci Am hore a tirarmi fuori dalla situazione se non vorrà che il suo araldo finisca male.
Proattivamente focalizzo istante per istante, azione dopo azione per essere preparato al meglio, poi all'improvviso mi si para di fronte un ragazzo che complimentandosi per il costume mi invita a mettermi in lista per un duello cosplay, quello che volevo. Accetto e lo seguo fino al banco dove la ragazza che organizza mi dice di aspettare tre minuti. Il prossimo sarò io quindi mi sistemo in fila e vedo quello che plausibilmente sarà il mio avversario sta scherzando e ridendo con i propri amici.
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Si aggira ancora tra la folla, fiutando l'aria come un segugio.
Entra ed esce dai padiglioni seguendo un immaginario walzer che lo sposta prima a destra, poi a sinistra.Nota d'un tratto con sospetto una leggerissima carica elettrica passare attraverso il corpo delle persone. Un brusio, una fretta inconsueta, delle espressioni interrogative lo portano dentro all'ennesimo padiglione dove vede tre o quattro addetti al servizio d'ordine scendere frettolosamente le scale che conducono al piano inferiore, quello dove sono gli stand e dove c'è la maggior concentrazione di gente.
Pensa sia parecchio strano che gli addetti alla sicurezza si radunino in così tanti, poiché è nella natura della loro professione coprire la maggior superficie possibile col minor numero di addetti e vederli riuniti significa che stanno lasciando degli spazi scoperti e per fare ciò significa che devono avere una più che valida motivazione.
Si getta al loro inseguimento ma le scale sono piene di ragazzi e ragazze che deve spintonare avendo cura di non cagionare loro dei danni. Ha una fretta del diavolo e sembra che tutti quei ragazzi siano li per impedirgli di sbrigarsi.
Scende uno scalino per volta e riesce a vedere che la squadra degli addetti al servizio d'ordine si condensa di fronte alla porta dei bagni pubblici.Nel suo incedere diventa più energico, con non poche proteste ma nulla di che, poi finalmente riesce ad arrivare e si direziona subito verso i bagni dove si è assiepata una piccola folla tenuta d'occhio dai vigilanti.
In capo a qualche momento esce un tizio che comunica ad un altro che nei bagni dev'essere successo qualcosa di grave e che è necessario che venga qualcuno a dar loro una mano.
Nota che lascia a terra un'impronta scura, rossa.
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Quella cantina
Mystery / ThrillerÈ un racconto fosco, nero, dove tutto si mescola senza poter dare la possibilità di capire nulla fuorché ciò che si vede alla luce della torcia. Tutto il resto si può solamente percepire. In una Roma quotidiana e consueta ci sono storie che mai avre...