Capitolo XXVIII

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Per giorni attendo il suo ritorno.
Passo il tempo ad essere furente e confuso; mi sento abbandonato.
Ho catturato uno scarafaggio poco fa, uscito da sotto il frigo, lo schiaccio tracciando con le sue viscere arancioni un grossolano pentacolo sul pavimento chiaro della cucina e poi appongo il palmo della mano sopra.
Rimango con gli occhi chiusi fino a sentire che i suoni intorno a me diventano via via più flebili fin poi a sparire.
Li schiudo e scorgo una bruma marroncina che offusca tutto quello che mi circonda.
Laconiche suppliche di anime estinte serpeggiano dietro la mia schiena, sul collo fra l'orecchio e la spalla e in mezzo alle gambe.
Lo chiamo a voce alta, lo invoco e dopo qualche istante, con un rumore secco come quello di una dozzina di carote spezzate a metà, si manifesta qualcosa, un corpuscolo nero, indefinito, xenomorfo e ambiguo.
Si crea davanti agli occhi miei assorbendo la parte oscura che compone l'aria intorno a me, aggrumando l'ammasso informe che è il suo corpo.
"Non appartieni a ciò." Mi dice e mi intima di presentarmi poiché sto pronunciando un nome altisonante e pericoloso e nel luogo dove ci troviamo non è consigliabile farlo.
Non gli presto ascolto, lo ignoro, mi volto e continuo la mia ricerca, camminando fra i fluttui della scura nebbia.
"Continui ad invocare ciò che di più antico esista. Di il nome tuo, corpo!"
E detto questo si snodula avvicinandosi minaccioso.
Scatto fulmineo e lo prendo per quello che sembra essere il suo collo e mi stupisco che non svanisca fra le mie dita.
Lo stringo e sento sulla pelle del palmo una vibrazione che credo debba essere descritta come "sorpresa". Non mi teme questa nera anima ma certamente viene colpita dalla mia reazione e dalla capacità di interagire fisicamente con lei in questo piano dimensionale ma rimane ferma, aspettando che la lasci andare, allora allento la presa e poi la spingo lontana da me.
"Avverto che la tua anima sta passando qui da noi ma il tuo corpo non lo sa ancora." Prosegue, sibilando come una vipera.
Con uno sforzo faccio sfoggio di tutta la maestosa presenza di cui sono capace, apro le grandi ali nere, mostro le corna oblunghe sulla fronte e i miei occhi gialli devono averla colpita poiché diviene più deferente. Ma quello che più la colpisce è il libro d'oro che fluttua innanzi a me, che reca la vergatura del contratto che mi lega ad Am hore.
Rimane immobile poi sussurra che una lunga storia la lega al demone e che è stata evocata da egli stesso qualche tempo fa chiedendo notizie circa un'anima ribelle che deve aver stretto un patto con la Legione.
"Poi con la vibrazione delle fiamme mi ha trasferito in questa dimensione." Aggiunge, sottraendosi alle altre domande che avrei voluto porgerle.
La sostanza della sua presenza viene risucchiata da un punto posto dietro di lei, snodulandosi e spargendosi come fosse sabbia.
I miliardi di granelli di cui è composta si liberano dall'ammasso nero, cadendo quasi come se la gravità si fosse spostata per sistemarsi dietro la sua schiena e come se dietro ci fosse un pavimento di finissimo cristallo.
Resto solo, è ora di tornare nel mio mondo.
Basta un attimo di concentrazione e sono nuovamente nella mia cucina.
Dovrò solamente aspettare che il demone termini la sua ricerca. Manolo, lo spettro, si è dimostrato un temibile avversario e se vorrò avere la meglio su di lui dovrò stare più attento a non sottovalutare le innumerevoli scappatoie di cui è capace.

          ~~~   

Osserva la raccapricciante scena di fronte a sé, il cadavere di una bambina impiccata gli ha appena detto che lui ha bisogno del suo aiuto.
Lo osserva con occhi grigi, annaquati, spenti eppur con qualcosa di vivo li in fondo.
Il nano interviene dicendo che è tutto a posto e che non c'è nulla di cui preoccuparsi perché lassù qualcuno si è accorto di cosa sta accadendo quaggiù; indica prima il cielo e poi la terra mentre
Manolo alza piano il viso per seguire la linea immaginaria tracciata dal tozzo indice del nano, come ad aspettarsi di trovare la risposta fra le nuvole, poi la bambina prosegue:
"Avrai bisogno di una mano Legione. Am hore è potente e spietato; consegnerà la tua anima alla condanna dell'eterna solitudine se riesce a toccartela appena. Io sarò al tuo fianco per aiutarti a sconfiggerlo."
Manolo pensa come potrà mai una bambina mezza cadavere e impiccata, aiutarlo?
Lei deve aver intuito i suoi interrogativi perché prosegue dicendogli che al momento opportuno saprà rispondergli e lo convincerà.
Detto questo, chiude gli occhi, piega la testa di lato e il nano se la ricarica dietro alle spalle come fosse una bambola di pezza.
Poi fischiettando le note del bolero di Ravel gli da una pacca sulla coscia, si volta e se ne va in direzione di Castel Sant'Angelo.
Improvvisamente la bolla dimensionale intorno a lui sembra disciogliersi e svanisce in un amen mentre di colpo la voce di Roma ricomincia ad abbracciarlo, calda e isterica come al solito. Mette un piede davanti all'altro e comincia a camminare, sente ancora le sirene della polizia in lontananza, sarà meglio evitare le strade principali, sgattaiola fra due palazzi dirigendosi verso piazza Cavour così da evitare il Lungotevere e le forze dell'ordine che mano mano si affollano in ogni propria possibile declinazione d'appartenenza. Polizia e carabinieri la fanno da padroni ma ci sono anche moltissimi Vigili Urbani e qualche auto della Guardia di finanza che plausibilmente è stata dirottata in loco per prestare ausilio ai colleghi degli altri corpi, inoltre ci sono ambulanze e Vigili del Fuoco che fra poco faranno giungere il reparto fluviale per dragare questo tratto di fiume per cercare il corpo della persona che vi si è poc'anzi gettata.
I palazzi del Lungotevere vengono impietosamente schiaffeggiati dal blu dei lampeggianti delle dozzine di auto che si assiepano caoticamente sotto a quello che i romani conoscono col nome di Palazzaccio.
È tempo di entrare nella pancia della capitale e sparire per un po'.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 22, 2018 ⏰

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