"Nonna, sono arrivato troppo tardi ed è morta un'anziana signora per questo." Scrive sul foglio poco prima di metterlo nella scatolina.
Lo spirito della nonna gli risponde che le dispiace e che l'anima di quella donna sicuramente andrà in paradiso ma che ora è arrivato il momento di fermare questo scempio e gli dice che nel piano dimensionale in cui si trova lei ha la facoltà di osservare e ascoltare le persone con cui ha avuto un legame o un contatto e che quindi "sente" i pensieri di Giuseppe.
Il demone tutt'oggi tiene la sua anima prigioniera, da quando tanti anni prima ne entrò in contatto eseguendo una seduta spiritica che non andò come previsto facendola sprofondare in una lunga e penosa depressione che l'ha portata poi alla morte.
Ma la potenza di Am hore è talmente grande che riesce a trattenere ancora la sua anima in questa agonia non permettendole di andare in paradiso e l'ha infine obbligata ad adescare il povero Giuseppe al fine di usarlo per i propri iniqui e diabolici scopi.
All'inizio, quando Giuseppe era ancora troppo inesperto agiva d'istinto, non poteva anticipare le sue mosse ma ora che pianifica le sue azioni può sicuramente fare di più.
Cosi gli scrive che il primo sabato di ottobre dovrà recarsi alla Fiera di Roma a Ponte Galeria per evitare un massacro e aggiunge che Giuseppe vive in via Affogalasino, vicino al Trullo e che sarebbe opportuno intercettarlo a casa, prima di quel giorno.
"Ma sta' attento, di qua si dice che sia cambiato, che abbia per così dire, subito un'evoluzione. È già da un po' che i suoi pensieri sono confusi e non riesco più a sentirli nitidamente come prima."
La strana connessione epistolare si conclude con la promessa di risentirsi presto poi esce di casa mentre ha già cliccato sull'icona del navigatore sul display del telefono.
Parte alla volta di Via Affogalasino, quadrante Sud Ovest della città sperando di riuscire a scovare la casa dell'assassino che fino a qualche giorno prima era Giuseppe, l'amico di Angelo.
Durante il viaggio mille idee lo inseguono, lo mordono e lo confondono; non sarebbe meglio avvertire la polizia? Già ma con quale motivazione?
"Pronto polizia? Salve mi scusi, sono un onesto cittadino che contribuisce al benessere del paese pagando le tasse e non compiendo delitti e giusto appunto le volevo dire che lo spirito della mia defunta nonna mi sta aiutando a fermare chi ne sta commettendo molti ultimamente. Sa, io conosco personalmente un serial killer, anzi il pazzo furioso che sta terrorizzando Roma, che negli ultimi giorni ha massacrato donne, bambini e vecchi in giro per la città aiutato dal suo demone di fiducia. Come, non mi crede? Anzi, mi denuncerà per oltraggio, falsa testimonianza e procurato allarme se non la smetto? Salve, gentilissimo. Arrivederci."Come può fare? Non crederebbero ad una sola parola, dovrebbe dirlo allora ad Angelo che l'amico suo è stato posseduto da un demonio e che ora scanna innocenti per hobby? Non gli crederebbe mai e lo prenderebbe per pazzo.
L'unica soluzione praticabile è andare ad occuparsi personalmente della questione, sperando non si trovi davanti un Hellboy in versione Hannibal Lecter.
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Una scintilla, piccola, gialla e rapida, saetta fra le fiamme della sua corona. Qualcosa non va e sta succedendo proprio ora.
Un impercettibile cambiamento nel tessuto cosmico sta avendo atto in questo preciso momento, qualcosa che va affrontato e corretto immediatamente, sa che si tratta di un tradimento.Basta un secco gesto della mano per creare un vortice scarlatto intorno a sé stesso, poi un nugolo di migliaia e migliaia di piccole farfalle rosse si stacca dalle sue membra fuoriuscendo dallo spacco che gli divide il corpo continuando a vorticare sempre più veloce fino a diventare un tornado per poi alzarsi in volo in mille direzioni diverse; presto gli diranno chi tradisce.
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La luce fosforescente dell'unica lampadina accesa dello specchio del bagno mi illumina fiocamente dall'alto acuendo le ombre che mi solcano il viso. Ogni spigolo scava un spaccatura nel incavo adiacente deformandone i lineamenti.
La notte appena trascorsa non mi ha donato alcun riposo, sono stanco morto e lo sembro pure, morto.
Un cinereo colore dipinge la mia diafana pelle, sto impallidendo tanto da sembrare un attore di quei vecchi film in bianco e nero.
Ho un lancinante dolore alla testa, alla bocca e alla schiena. Non posso muovere le dita senza che un milione di stelle mi offuscano la vista.
Sto male, credo di essermi preso una brutta influenza, tremo e sento freddo. Giro la manopola sulla mia sinistra e dal rubinetto comincia a sgorgare acqua e continua ad uscire fino a che non vedo leggero e sbarazzino velo di vapore che in un attimo si appoggia allo specchio davanti a me appannandolo. Immergo le mani nel lavandino pieno poi me le porto energicamente al viso, strofinando forte.
Spero che il calore dell'acqua e l'energia con cui mi lavo la faccia porti via il malessere. Proseguo ritmicamente con il mio improvvisato rituale per un paio di volte, poi alzo il viso grondante calde gocce, respirando affannosamente e la figura seppur offuscata che si riflette nello specchio non risponde a quella mia, ormai familiare.
Riesco soltanto a scorgere una grossa massa nera, con dei bozzi oblunghi in testa e con qualcosa di altrettanto grande prendere il posto di quelle che so essere le mie spalle. Ma la cosa più inquietante sono gli occhi; due braci rosse, quasi spente ma ancora ardenti, brillano li in mezzo alla mia faccia, o almeno credo debba esserlo.
Rimango qualche istante a fissare quel me stesso così diverso e così lontano da ciò che sono sempre stato.
La mente fa strani balzi e lunghi giri per trovare una sorta di parallasse per equilibrare ciò che vedo e ciò che so di essere ma senza risultati, poi faccio l'unica cosa sensata che un umano possa fare in una situazione simile; poggio il palmo della mano e traccio un arco lungo l'intera superficie dello specchio, togliendo la condensa creata dal vapore caldo.Passo proprio all'altezza del viso, cancellandone metà e ciò che rimane da vedere è parte della mia faccia come l'ho sempre avuta, liscia, normale, umana e l'altra parte, quella ancora offuscata e confusa, con un obliquo corno sulla fronte, un occhio rosso e qualcosa dietro alla schiena di nero e grosso.
Una vertigine mi coglie di sorpresa, esco dal bagno e schizzo in camera. Decine di piccole farfalle rosse girano ininterrottamente al centro della stanza, un capogiro mi costringe al suolo.
Buio.

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Quella cantina
Mystery / ThrillerÈ un racconto fosco, nero, dove tutto si mescola senza poter dare la possibilità di capire nulla fuorché ciò che si vede alla luce della torcia. Tutto il resto si può solamente percepire. In una Roma quotidiana e consueta ci sono storie che mai avre...