Prologo

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Danny's pov

Cinque mesi.
Un mese di disperazione totale.
Due mesi di pianto ininterrotto e sensi di colpa.
Tre mesi di conflitti interiori.
Quattro mesi di rassegnazione.
Cinque mesi di rinascita.

Sono passati esattamente cinque mesi da quella sera, da quel messaggio.
Cinque mesi di lontananza, di promesse infrante e di dolore.
Cinque mesi che non la vedo e non sento la sua bellissima voce.
Mi ci è voluto del tempo, ma alla fine ce l'ho fatta. È stato quando ho scelto di abbandonarmi definitivamente al dolore, di lasciarlo entrare dentro di me, che ho ricominciato a vivere.

Adesso, la mia vita non potrebbe essere più perfetta di così. Ho una famiglia che mi ama e che accetta i miei talenti, e una borsa di studio per una delle migliori accademie di danza di New York. Il mio rapporto con Alan è migliorato tantissimo, cosi come quello tra me e Cassidy.
La sorella di Deborah mi è rimasta accanto, ha cercato di convincermi che prima o poi il dolore sarebbe passato, e così è stato.
Nonostante lei non abbia smesso di sentire Savannah, non mi ha mai fatto pesare la loro amicizia. Ha sempre cercato di tenere le due relazioni separate, e per questo gliene sarò eternamente grato.
Purtroppo l'amore che la legava a mio fratello è scomparso dal suo cuore, per lei non è stato facile accettare quello che era successo tempo fa tra il suo ex e Celeste, però col passare del tempo si è convinta del fatto che nulla accade per caso.

"Ehi fratello, tutto bene?"

Annuisco, mentre continuo a mescolare i cereali all'interno della ciotola. Fra meno di un'ora l'aereo di Savannah atterrerà all'aeroporto di Sandown, due giorni fa i signori Fisher ci hanno comunicato il loro  intento di riportare a casa la loro unica figlia.
Quello che le è successo ha segnato non soltanto lei, ma anche la sua famiglia.
Anche per me non è stato facile accettare quello che le era successo, tutt'ora provo un senso di rabbia nei confronti di Cameron e Bret, il mio ex migliore amico.
In parte, è stata anche colpa mia, me ne rendo conto. Se avessi raccontato la verità a Savannah, forse le cose sarebbero potute andare diversamente.
In questi mesi, però, ho imparato che non si può vivere di se e di ma. Ho imparato che, spesso, il destino non si può cambiare.
Tutto va come deve andare, e noi possiamo soltanto assistere senza far nulla. Come spettatori in un teatro.

"Tutto bene, sono soltanto un po' nervoso." confesso a Alan, dopo un attimo di esitazione.
Ho paura che rivedendola il mio cuore possa perdere un battito e che la mia mente possa offuscarsi di ricordi che credevo di aver rinchiuso in un angolo.
So di non essere innamorato di lei, ma se non fosse vero?
Se quel senso di benessere che sento nel petto in realtà fosse soltanto apparenza?

"Anche io, non vedo Savannah da mesi." sussurra Alan.

"Già, lo stesso vale per me."

"Non te l'ho mai detto ma...mi dispiace per come sono andate le cose tra di voi. È colpa mia se vi siete lasciati e..."

"No, tu non c'entri. È stata lei a decidere di mollarmi, di non riporre fiducia in noi. Ed io non ho fatto nulla per impedirglielo, avrei dovuto prendere il primo aereo e raggiungerla. Invece non ho fatto niente, ho aspettato con le mani in mano che il dolore si portasse via ogni parte di me."

Alan non risponde, si limita a scuotere la testa e ad alzarsi.
Faccio lo stesso, la fame mi è improvvisamente passata e la voglia di cancellare i mesi passati con lei è tanta.

"Ragazzi, il taxi è arrivato. La famiglia Fisher ha anticipato il volo, mi raccomando comportatevi bene." Papà entra in cucina, con un sorriso per niente rassicurante.
Sa perfettamente quello che è successo alla figlia del suo amico, così come sa quello che ho passato io in questi mesi. Sia mio padre che il signor Fisher sono due eccellenti avvocati, ma sarà soltanto mio padre a lottare in tribunale accanto a Savannah per far sì che la giustizia vinca sulla violenza. Il padre di Savannah non se l'è sentita di rappresentarla, troppo coinvolto emotivamente. E lo capisco pure, non deve essere facile per un padre sapere che la propria figlia è stata violata in un modo così orrendo e impronunciabile.
Io stesso per mesi mi sono chiesto come sarebbe stato se fossi stato io il primo ragazzo ad averla. Savannah meritava che la sua prima volta fosse speciale, e non una brutale violenza.

Quando raggiungiamo la porta, papà si volta verso di me per chiedere il permesso. Con un cenno del mento, lo rassicuro. Ha paura che rivedendola io possa ricadere nel vortice di dolore che per mesi mi ha inghiottito.

Quando la porta viene spalancata, impiego un attimo ad intercettare Savannah. Accanto a lei ci sono due ragazzi, credo si tratti di Leah e Ryan.
Il mio cuore inizia a battere all'impazzata, istintivamente mi porto una mano al petto per paura che possa scoppiare da un momento all'altro.

🔸🔶🔸🔶🔸

Savannah' pov

Cinque mesi.
Sono passati cinque mesi da quella maledetta notte.
Cinque mesi che non faccio altro che vivere dentro una bolla immaginaria.
Cinque mesi che non dormo bene la notte, che ho gli incubi.
Cinque mesi che non esco di casa la sera, da sola.
Sono passati cinque mesi, anche se per me sembra essere passato solo un giorno.

Mentre entro nel taxi, mi malefico mentalmente per aver accettato la proposta di papà di ritornare a Sandown.
Nonostante io abbia vissuto a Londra, la città in cui Cameron e Bret hanno abusato di me, non mi sono mai sentita così impotente come adesso.
Il solo pensiero di rivedere Danny è sufficiente a mandare in tilt il mio cervello. All'infuori di Leah, Ryan, Cassidy e Lawrence, non ho più permesso a nessuno di avvicinarsi a me. Perfino Benji ha deciso di lasciar perdere, dopo aver tentato invano di approcciarsi a me.

Non sono pronta per rivivere quel tipo di dolore che solo la fine di una storia d'amore può causare. Non sono pronta per lasciarmi alle spalle tutto e presentarmi in tribunale, con la consapevolezza di dover rivedere quei mostri.
Non sono pronta, eppure dovrò esserlo per forza. Per il bene mio e delle persone che amo.
Mamma e papà non hanno fatto altro che riempirmi di attenzioni, fin dal primo giorno, cosi come hanno fatto i miei amici più fidati.
Nonostante tutto, sento di aver perso una parte importante di me. A Londra, su quel letto, il mio cuore si è spezzato irrimediabilmente.
Cameron si è portato via tutto; non mi fido più della gente, ho paura perfino della mia stessa ombra.
So di dover ritornare me stessa, lo psicologo non ha fatto altro che ripetermelo durante le nostre sedute terapeutiche.
Eppure è così difficile mettere in atto le sue parole...

"Siamo arrivati." La voce di papà interrompe il flusso dei miei pensieri.
Apro gli occhi, che non mi ero accorta di aver chiuso, e guardo fuori dal finestrino. La casa bifamiliare in cui ho abitato per parecchi mesi si erge di fronte a me.
Scendo dal taxi, con l'aiuto dei miei amici,  e subito vengo invasa dai ricordi.
La prima volta che i miei occhi incrociarono quelli di Danny, la nostra prima litigata, i nostri innumerevoli addii.
Tutto ritorna, i ricordi si schiantano nella mia mente e li restano finché non vedo la porta principale aprirsi.

Non appena i miei occhi incontrano quelli di Danny, il mio cuore sussulta, cosi come il resto del mio corpo.
Il respiro diventa irregolare e le gambe si trasformano in due gigantesche gelatine.
Istintivamente afferro la mano di entrambi i miei amici, per sorreggermi.
Non sarò mai in grado di ricominciare daccapo finché il mio cuore non capirà di dover lasciare andare Danny Owen, il mio adorabile rimpianto.

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Buon pomeriggio, sono tornata!! 😂😂
Come state?
Vi erano mancate le vicende di Savannah e company?
L'attesa è finita, e spero che il prologo sia stato di vostro gradimento.
Savannah e Danny hanno sofferto molto, ma per loro non è ancora finita. Altri dolori, altre litigate li attendono. E soprattutto, nuove sorprese ed emozioni.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio e alla prossima. 😘

Il mio adorabile rimpiantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora