Capitolo 11

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Savannah's pov

"Mi ha confermato, per la millesima volta, di essere senza cuore. Non ha mai provato amore nei miei confronti, non sono stata importante per lui." finisco di raccontare alla psicologa gli eventi di sabato sera.

"Ed è per questo che domenica mattina hai chiesto a tuo padre di venirti a prendere?"

Annuisco.
"So di aver sbagliato, ma non potevo passare l'intera giornata con Mavis e fare finta di niente. È la ragazza di Danny, il mio Danny. Vederli baciare è stato...strano."

La sento sospirare. "Mavis non ha colpe, Savannah."

"Lo so." Eccome se lo so. La colpa è soltanto la mia. Sono stata io ad allontanare Danny e a gettarlo tra le braccia di un'altra. Ha fatto esattamente quello che gli avevo detto di fare e adesso ne sto pagando le conseguenze.

"Sono sicura che per Danny sei stata importante. Non permettere alla rabbia di prendere il sopravvento sulle altre emozioni." mi consiglia, saggiamente.

L'alternativa però sarebbe lasciarsi andare al dolore. Ed io sono così stanca di soffrire, non faccio altro da cinque lunghi mesi.

"Grazie, dottoressa." la ringrazio, non sapendo bene per cosa.

"Non devi ringraziarmi." sorride. "Adesso parliamo di un altro argomento. I tuoi attacchi di panico."

Posso sottrarmi?
Giammai.

"Un attimo prima stavo osservando la mia figura allo specchio, e un attimo dopo non riuscivo a respirare. È successo... all'improvviso." spiego.

"Deve esserci stato un fattore scatenante."

"I miei capelli. Il colore rosso, in particolare." confesso a denti stretti. "Mi ha fatto ricordare gli eventi di quella maledetta notte, era come se Cameron fosse lì, con me, a sussurrarmi parole senza senso."

La dottoressa Jane, dopo aver ascoltato in silenzio il mio racconto, si alza dalla poltrona posta dietro la scrivania e viene a sedersi accanto a me. "Passeranno, Savannah. Il tempo guarisce ogni ferita, basta volerlo. Gli attacchi di panico non devono spaventarti, devi soltanto imparare a controllarli. Farò del mio meglio per aiutarti, e mi aspetto che tu faccia lo stesso."

Annuisco per la seconda volta. "Glielo prometto."

Non appena metto piede in camera mia, sento vibrare il telefonino nella tasca posteriore dei jeans. Lo estraggo, infastidita. Non appena leggo il nome del mittente, sbuffo per la frustrazione.

Ciao bellissima, come stai?

E adesso questo cosa vuole? Avevo sperato fino all'ultimo di non ricevere più sue notizie. Non sono dell'umore giusto per una civile conversazione con uno sconosciuto.

Ignoro il messaggio, lancio il cellulare sul letto e vado a chiudermi in bagno. Una bella doccia fresca è quello che ci vuole dopo una seduta con la psicologa. Ho bisogno di relax, di rimanere da sola con i miei pensieri. In macchina, quando stavamo ritornando a casa, papà ha intrattenuto una conversazione con il padre di Danny, e il mio umore è precipitato in picchiata. Stavano parlando del processo, di Cameron e del fatto che il giudice ha stabilito la data della prima udienza. Non sono pronta per rivederlo, e non sono nemmeno pronta a raccontare la mia storia davanti a delle persone estranee. Non so cosa fare, tuttavia non posso tirarmi indietro proprio adesso. Cameron e Bret meritano di pagare per tutto il male che mi hanno fatto, così come merita Jacob di scontare una pena per avermi minacciato tramite dei messaggi anonimi.

"Savannah, sei qui dentro?" sento bussare alla porta.

"Si, sono qui." rispondo a Leah. Esco dalla vasca da bagno e mi affretto ad avvolgere un asciugamano intorno al corpo.

Il mio adorabile rimpiantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora