Capitolo 21

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Danny's pov

Ci siamo. Il momento di partire è finalmente arrivato. Prima di varcare la soglia del grande edificio, mi volto per l'ultima volta verso la mia famiglia. Sono tutti li, fazzoletti alla mano e un triste sorriso sul volto. L'unica ad aver deciso di astenersi dal partecipare è Savannah. Non la vedo da quella sera, e una parte di me soffre al pensiero di non poterla più rivedere. 
La notte trascorsa con Cassidy non mi è servita per mettere a tacere quella parte di me che ancora si sente legata a Savannah. Non è servito a nulla bere, ridere fino a fare uscire le lacrime. Non è servito a niente e mai servirà a qualcosa.
I problemi e le insicurezze non spariscono, non è quello il modo per reprimere i propri sentimenti. Per andare avanti, bisogna volerlo. Ed io, in questo momento, non so se ci riesco. Non sono pronto per lasciar andare quella parte della mia vita. Parto per New York con un peso sul cuore che dubito se ne andrà mai via. Mi sforzerò di amare Mavis con tutto me stesso, costringerò il mio cuore a voltare pagina, ma mai e poi mai permetterò ai ricordi di abbandonare il mio corpo, la mia anima. 

Alzo una mano in aria, e la agito. I miei genitori fanno lo stesso, Alan invece preferisce accennare un lieve sorriso di circostanza. Ho mandato tutto a puttane con lui, non sono stato in grado di salvaguardare il nostro rapporto. Aveva ragione su tutto, ed io sono stato uno stupido ad agire d'impulso e a non ascoltarlo. Ma ormai è fatta e indietro non si può tornare. Oggi salirò su quell'aereo e sarà tutto diverso, io sarò una persona diversa. 

"Pronto per raggiungere il paradiso?", mi chiede Mavis, seduta al mio fianco. 

Distolgo l'attenzione dalla pista e mi volto verso di lei. Mi sforzo di sorriderle. "Si, sono pronto Mavis." Non riesco ancora a chiamarla amore. Ci ho provato, ma davvero non riesco. 

Lei mi sorride di rimando, prima di voltarsi e instaurare una conversazione con la madre. Suo padre, comodamente seduto al fianco della moglie, sta leggendo un giornale. Approfittando della disattenzione della mia ragazza, estraggo il cellulare dalla tasta dei jeans. Sto per fare qualcosa di cui poi potrei pentirmi in futuro, qualcosa mai fatta prima d'ora. Eppure il mio cuore mi sta gridando di farlo, di superare le mie paure e di confessare i miei reali sentimenti. 

Con il cuore in mano, inizio a digitare sullo schermo freneticamente. Zero ripensamenti, zero rimpianti. Una sola consapevolezza. L'amore.

Scusa. Scusa per aver dubitato del nostro amore, per aver scelto di non rimanerti accanto, per aver dimostrato al mondo intero di essere un emerito codardo. Ti chiedo scusa, amore mio, per questo e per molto altro. È vero, ho agito senza riflettere, senza fermarmi a pensare a te, a noi. Senza considerare le alternative. Avrei dovuto salire sul primo aereo diretto a Londra e venire da te, per soccorrerti, per supportarti, per amarti come meritavi. Invece non l'ho fatto, ho permesso al dolore di offuscare tutto il resto, di surclassare l'amore e di rovinare tutto ciò che di bello avevamo. Scusa. Non smetterò mai di chiederti scusa. Meriti il meglio Savannah Fisher. Meriti un amore che ti faccia ricominciare a vivere, che permetta a quel bellissimo sorriso di riaffiorare sul tuo viso. Meriti un ragazzo che per te farebbe i salti mortali, che affronterebbe tempeste, perfino coccodrilli, per raggiungerti e salvarti. Meriti una persona migliore di me, una persona che, con il suo amore, ti renda la ragazza più felice di questo mondo. Ti auguro tutto questo e molto altro ancora, con la consapevolezza di non poter essere io quella persona. Per favore, non dimenticarti di me, perché io di certo non lo farò. Ti amo, tuo per sempre Danny. 

Ti amo... L'ho scritto sul serio? Premo invio prima che possa pentirmene; osservo le spunte di Whatsapp passare da una a due, segno che il messaggio è stato ricevuto. Dagli altoparlanti, la voce della hostess ci intima di spegnere i cellulari e ci augura un buon viaggio. Faccio come dice, e mi rilasso sul sedile, mentre la mia ragazza continua ad ignorarmi. Si prospetta un viaggio lungo e stressante, non mi resta altro che provare a dormire e, chissà, a sognare una vita diversa. 

Il mio adorabile rimpiantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora