fifteen

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Jimin afferrò la sua giacca, dopo essersi tolto il piccolo grembiule, e salutò Namjoon con un veloce bacio sulla guancia.

— Dove vai così di fretta, Jimin-ssi? — gli chiese il maggiore, facendolo bloccare sulla soglia dello spogliatoio.

— Yoongi mi riporta a casa. — disse semplicemente, rendendosi conto solamente ora del significato di quelle parole.

Yoongi si era davvero offerto di riaccompagnarlo a casa. Jimin non sapeva come interpretare quello e gli altri gesti del maggiore.

Namjoon fece un fischio allusivo, facendo arrossire il biondo. — Non farti strane idee. Non siamo niente, io e lui. —

— Non ancora! — urlò Namjoon per farsi sentire da Jimin che era già uscito.

Il biondo aveva pensato ad Hoseok e a come sarebbe ritornato, ma lui l'aveva rassicurato, dicendo che Taehyung l'avrebbe riportato a casa dei suoi genitori.

Jimin non aveva fatto molto caso alla sua espressione dispiaciuta, troppo preso dalle parole di Yoongi.

Così come lo era adesso, in realtà, mentre usciva dal casinò, prendendo finalmente una boccata d'aria fresca.

Esattamente come poche sere prima, trovò Yoongi appoggiato al muro a fumare una sigaretta. Ma non appena il maggiore lo vide, la sfilò dalle labbra e la gettò per terra, schiacciandola con la punta della scarpa.

Jimin gliene fu silenziosamente grato e si avvicinò a lui. — Hey... — disse piano guardando Yoongi, ma lui aveva lo sguardo concentrato su altro. O meglio, sulla sua testa.

Jimin spalancò gli occhi e si portò una mano ai capelli, rendendosi conto di ciò che aveva attirato la sua attenzione. Aish, ho dimenticato di togliere il cerchietto, pensò, cercando poi di sfilarlo.

— No, tienilo. — si affrettò a dire Yoongi, facendo bloccare le azioni del biondo.

— Ti piace? — balbettò insicuro il minore.

— Sì, ti sta benissimo. — Yoongi gli regalò un sorriso sincero che gli scaldò il cuore. Non lo vedeva sorridere quasi mai, nemmeno quando scherzava.

— Davvero? Me l'hai detto anche l'altra volta. — constatò Jimin. Per lui i suoi cerchietti erano davvero importanti.

— Sì, perché lo penso davvero. Ti donano. — E ti rendono dannatamente attraente, pensò Yoongi, ma decise di non dirlo ad alta voce per non turbare il minore.

Jimin arrossì di brutto, ed abbassò lo sguardo sulle sue Converse nere, trovandole estremamente interessanti.

— Dai, andiamo. Ti riporto a casa. — lo richiamò Yoongi con un tono stranamente dolce. Poi gli posò una mano sulla spalla e lo spronò a camminare.

A quel contatto, Jimin sentì la sua pelle formicolare sotto la leggera pressione delle dita di Yoongi. È sbagliato, è tutto sbagliato, continuava a ripetersi.

Camminarono un po' e ad un tratto Yoongi si fermò davanti ad un'auto. Era un'utilitaria nera, aveva i sedili in pelle però. Quando Jimin si sedette al posto del passeggero l'odore del materiale gli inebriò le narici. La macchina doveva decisamente essere nuova.

Il biondo appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi, rilassandosi.

— Sei stanco? — gli chiese Yoongi, dopo aver messo in moto. Jimin mugolò in risposta, senza aprire gli occhi.

In quel momento un sacco di domande gli affollavano la mente. Si diceva che era praticamente in macchina con uno sconosciuto. Non sapeva nulla di Yoongi, ed in quel momento avrebbe voluto fargli mille domande. Chiedergli della sua vita, della sua famiglia, dei suoi hobby. Ma non trovava il coraggio.

— Sei teso. Che hai? — parlò ancora il moro, come se avesse letto Jimin nel pensiero.

— Nulla, solo... pensieri. — rispose evasivo, non ricevendo alcuna risposta.

Pochi secondi dopo però - superato un semaforo fortunatamente verde -, Yoongi accostò con la macchina in una rientranza fra dei palazzi.

Jimin riaprì gli occhi - dopo che li aveva richiusi poco prima - e lo vide spegnere il motore e slacciarsi la cintura.

Corrugò le sopracciglia confuso, — Che fai- — non ebbe il tempo di finire, che le labbra del suo hyung erano ormai sulle sue.

Avventate e dolci allo stesso tempo, Jimin constatò sapessero di menta. Mischiato ad alcol, certamente.

Si ritrovò a ricambiare il bacio, rifiutandosi di pensare razionalmente a ciò che stava succedendo. Portò automaticamente le mani fra i capelli di Yoongi, che invece portò le sue sui fianchi del minore.

Nonostante la posizione piuttosto scomoda, riuscirono a continuare a scambiarsi effusioni. Si staccarono dopo un po' per riprendere fiato, rimanendo fronte contro fronte.

Yoongi si passò la lingua sulle labbra, prima di attaccare nuovamente quelle rosse e gonfie del minore. Le trovava deliziose, e in quelle poche occasioni che aveva avuto di assaporarle, si era reso conto che si sarebbe potuto abituare.

Quando infine si allontanarono definitivamente, Yoongi tornò al suo posto e si rimise la cintura. Jimin aveva le labbra socchiuse, lo sguardo fisso su di lui mentre si passava una mano fra i capelli per ravviarli.

Come se non fosse successo nulla, il maggiore rimise in moto la macchina e sfrecciò per le vie di Seoul, in direzione della casa del minore.

Quando raggiunse la via - che gli era stata detta dall'altro ragazzo - rallentò e si fermò davanti al portoncino del palazzo. Jimin sospirò e deglutì, voltandosi verso il suo hyung alla guida.

— Grazie. — sorrise timidamente, prima di aprire lo sportello e scendere dall'auto. Si voltò verso Yoongi e lo vide annuire, con un piccolo sorriso in volto.

Poi si girò e scappò dentro al palazzo, sentendo la vettura sfrecciare via. Subito dopo aver chiuso il portone, si affrettò verso il suo appartamento.

Non appena raggiunse la porta di camera sua, la chiuse alle sue spalle - nonostante fosse solo in casa - e vi si poggiò contro di schiena, facendosi scivolare fino a terra.

Si portò le mani al volto, strofinandolo.

Yoongi, cosa mi stai facendo?

n/a
i feels, ragazzi miei, i feels.

come vi sembra la storia finora? vi sta piacendo?

-mic

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