twenty-two

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La giornata alla BigHit procedette tranquillamente, fra risate e momenti intensi, fra ascolti di nuove canzoni e prove vocali di Jimin - per le quali Yoongi aveva insistito tanto, per un motivo ancora sconosciuto al minore. Nonostante tutto, però, Jimin si era divertito e quella giornata era decisamente entrata a far parte della Top 10 dei giorni più belli della sua vita. Poiché non solo era stato in quell'azienda che significava così tanto per lui, ma aveva anche stretto un legame più profondo con il suo hyung - che aveva condiviso con lui le sue emozioni più profonde nascoste nelle canzoni - e ciò lo rendeva tremendamente felice.

Dal canto suo, Yoongi era altrettanto lieto di aver passato una tale giornata in compagnia di quel ragazzino dai capelli argentati che ultimamente era sembrato stravolgergli la vita. E così effettivamente era, poiché nessuno prima era mai riuscito ad entrare così a fondo nell'essere di Min Yoongi; così tanto da riuscire a convincere Min Yoongi a mostrargli le sue creazioni senza che neanche gli venisse chiesto.

Era questo l'effetto che aveva Park Jimin su di lui: riusciva a destabilizzarlo più del dovuto, a spogliarlo di tutti quegli strati di protezione che si erano accumulati negli anni attorno a sé. Li aveva lasciati accumularsi con indifferenza, perché era sicuro di difendersi, di proteggersi dai sentimenti. Si era ripromesso di non lasciare più entrare nessuno oltre quella barriera, di rendere il suo cuore ermetico si sentimenti, così che nessuno potesse più giocare con esso e spezzarlo a suo piacimento, lasciandolo frantumato in mille pezzi e non permettendogli neanche di riuscire a riprendere il respiro.

Min Yoongi non voleva più sentirsi in quel modo, ma c'era qualcosa che gli impediva di essere freddo e schivo con Park Jimin come lo era con tutti gli altri. Quel ragazzo era semplicemente troppo buono, meritava il meglio e, nonostante Yoongi non sapeva se avesse potuto offriglielo, era intenzionato a provarci. Di questo ne era ormai certo.

Ecco perché aveva organizzato una sorpresa allo scuro di Jimin, avrebbe voluto rivelargliela quel giorno - che aveva significato così tanto per entrambi - ma c'erano stati dei contrattempi e non era ancora pronta, così Yoongi aveva dovuto trovarsi un escamotage per coprire il disastro.

Nel frattempo che Jimin se ne stava sdraiato sul piccolo divano a due posti dello studio di Yoongi, quest'ultimo si scusò con il più piccolo prima di fiondarsi fuori dalla stanza, con aria abbastanza nervosa.

Yoongi percorse a grandi falcate il corridoio che l'avrebbe portato allo studio in cui era diretto, quello del suo superiore, e quando ci fu davanti bussò due volte senza esitazione. Non ricevette alcuna risposta, così scontrò nuovamente le nocche contro la porta. Finalmente una voce dall'interno gli permise di entrare e quando Yoongi aprì la porta non sembrava per niente calmo.

— Si può sapere perché diavolo il contratto non è ancora pronto? — sbraitò, spingendo la porta così che si chiudesse alle sue spalle.

— Di quale contratto parli? — chiese con aria annoiata il ragazzo poco più grande di lui che gli stava davanti, Baekhyun.

Yoongi fece una risatina isterica prima di portarsi le mani ai capelli, — Ti avevo chiesto un contratto. Un semplice contratto da avere oggi: era urgente. Eri forse troppo occupato con il tuo ragazzo per ricordartelo? —

A quelle parole Baekhyun si irrigidì. Era anche vero che Yoongi era l'unico a cui, in qualche modo, era permesso parlargli in quel modo, ma aveva toccato il tasto dolente di Baekhyun.

— Yoongi... Ascolta, mi dispiace. Te ne farò avere uno subito. — cercò di provvedere il maggiore, che in quel momento non era in vena di litigi; ne aveva già avuti troppi.

Il sorriso tutto occhi di Jimin e le parole rassicuranti che sapeva sempre donargli, apparvero in mente a Yoongi, portandolo a ragionare e a calmarsi leggermente. Prese un profondo respiro e rispose, — Va bene. Fammelo avere il prima possibile. Fra mezz'ora dovrei essere in sala prove, quella vicino al mio studio. —

Dopo una rassicurazione da parte del più alto, Yoongi si voltò e fece per uscire dallo studio, ma prima che potesse richiudere la porta alle sue spalle, parlò, — Ah, e la prossima volta che hai da fare con Chanyeol, per favore, abbottonati bene la camicia quando finisci. —

Con queste parole chiuse la porta con un tonfo, allontanandosi per il corridoio e lasciando Baekhyun con un notevole e fastidioso rossore sulle guance pallide.

Mentre il ragazzo dai capelli verdi ripercorreva la strada verso il suo studio, cercò di calmarsi del tutto e di cancellare ogni traccia di malumore dal suo volto, per non far preoccupare - o sospettare - Jimin.

Quando rientrò nel suo studio, trovò il più piccolo raggomitolato sul divano, un cuscino stretto fra le braccia, gli occhi chiusi e le labbra piegate in un leggero broncio. Yoongi non poté che sorridere intenerito a quella vista e richiuse con delicatezza la porta così da non svegliare l'altro.

Decise di lasciarlo dormire per un po', almeno finché non avesse avuto il piano completamente alla perfezione, così da non fare una brutta figura. Si sedette al computer, indossando le cuffie ed iniziando a lavorare all'ultima canzone che aveva iniziato a produrre.

Non passò molto prima che sentì un leggero tonfo. Inizialmente pensò fosse stato Jimin, ma quando si voltò a guardarlo, lo trovò ancora pacificamente addormentato. In quell'istante, gli venne in mente la storia del contratto così si alzò di scatto - rischiando di inciampare in qualche filo del computer e dell'attrezzatura - e si precipitò ad aprire la porta.

— È per te, Yoongi. — disse timidamente il ragazzo dai capelli castani davanti a lui. Era il segretario di Baekhyun, ma probabilmente più coscienzioso del suo capo.

— Grazie, Chen. — Yoongi gli diede una pacca amichevole sulla spalla e lo liquidò, tornando dentro lo studio. Fece in tempo a nascondere il contratto sotto un cumulo di fogli sulla scrivania, prima che Jimin - appena sveglio, a quanto pareva - potesse vederlo.

— Hyung... — mormorò il più piccolo, sollevando la schiena e poggiandosi al bracciolo del divano. Si stropicciò gli occhi e sbadigliò, e con quei gesti pieni di tenerezza, attirando a sé Yoongi come fosse una calamita.

Il maggiore gli si sedette accanto, portando automaticamente una mano fra la sua chioma argentata, sistemandogliela. — Avresti potuto dirmi che eri stanco. Ti avrei portato a casa. —

Jimin arrossì, non si era addormentato perché era stanco o annoiato di stare col suo hyung; la cosa era solamente venuta da sé. Stava solo aspettando che Yoongi ritornasse da lui e tutt'a un tratto dormiva già. — Sto bene ora, non preoccuparti. Piuttosto, tu avresti potuto svegliarmi. Quanto ho dormito? —

— Non me la sentivo di svegliarti —, spiegò il maggiore, spostando la sua mano dai capelli alla guancia del minore, che si appoggiò al suo palmo, beandosi del contatto tiepido. — E poi hai dormito solo mezz'ora. —

Jimin annuì e represse l'istinto di accoccolarsi ancora di più a Yoongi, così si schiarì la voce e si scostò da lui, il quale fece ricadere la mano sul divano. L'aria imbarazzante venne subito spazzata via dal maggiore che si alzò e tese una mano verso Jimin mentre parlava. — Posso chiederti un favore? —

Jimin annuì, permettendogli di proseguire. Yoongi si mordicchiò l'interno della guancia sperando che tutto filasse liscio come aveva programmato. — Ti andrebbe di provare qualche coreografia in sala? —

n/a
vi lascio questo capitolo prima di partire per andare dai bangtan and i hope you like it~

non vi assicuro di riuscire ad aggiornare da londra, ma se mi seguite su instagram, potete approfittarne perché pubblicherò qualche video del concerto :)

detto ciò, have a nice life & ship yoonmin🌻

-mic

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