nineteen - third part

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Il minore, non appena sentì quella richiesta, sollevò le sopracciglia e spalancò gli occhi in una buffa espressione stupita. Gli mancò il fiato. Credette di star per svenire e stette per rispondere quando-

— Jimin? Hai sentito la mia domanda?— chiese Yoongi, con un'espressione corrucciata ma con il sorriso a fior di labbra.

Jimin scosse la testa come per risvegliarsi da un sogno - già, il sogno che aveva appena avuto, di Yoongi che lo invitata ad un vero appuntamento, e che lo aveva messo in grande imbarazzo di fronte al maggiore.

— Cosa? — balbettò mentre un'adorabile tinta di rosa acceso si espandeva sulle sue guance.

— Ti ho detto che volevo portarti a cena fuori... Non volevo scioccarti così tanto —, ridacchiò allora Yoongi per sdrammatizzare la situazione e non mettere a disagio l'altro.

Sul volto di Jimin si aprì un ampio sorriso ed i suoi occhi scomparvero in due mezzelune - che Yoongi fino a quel momento non aveva saputo di adorare, — Sarebbe grandioso. —

Non era un vero e proprio appuntamento ma per ora poteva andare bene, per entrambi - esattamente come dimostravano entrambi i loro cuori che facevano i salti di gioia per una semplice cena da passare in compagnia l'uno dell'altro.

Il maggiore non smise di sorridere e strinse meglio la mano del grigio, mentre entrambi ripresero a camminare. Non ci volle molto prima che Jimin parlasse di nuovo, — Era per questo che sembravi così nervoso oggi? — ridacchiò, — Non pensavo potessi chiedermelo, ma sono felice, sai? Magari sarei potuto davvero uscire prima da lavoro. —

Yoongi spalancò gli occhi e camuffò il suo stupore con un sorrisetto, sperando che il
minore non avesse notato il suo cambio d'umore, — Io? Nervoso? Affatto. — scrollò le spalle con noncuranza, — Piuttosto scusa per averti chiesto di lasciare prima il lavoro, non avrei dovuto. —

Jimin si avvicinò al maggiore, stringendosi al suo braccio, — Lascia cadere questa maschera di indifferenza. Non succede nulla se ammetti che volevi davvero portarmi fuori a cena. — ridacchiò il più piccolo, ricevendo uno sbuffo da Yoongi.

— Pft, stiamo solo andando a mangiare fuori, sempre se tu non sia stanco... Altrimenti possiamo fare un altro giorno. —

— No! — si affrettò a dire Jimin, terrorizzato all'idea di lasciare il suo hyung in quel momento, — Cioè, no, va bene adesso. —

Yoongi annuì silenziosamente e camminarono un altro po' fino a raggiungere l'utilitaria di Yoongi. Il verde aprì lo sportello al minore e lo fece salire, prima di accomodarsi al posto del guidatore.

Allacciarono le cinture e mise in moto, dirigendosi verso un ristorante niente male che gli era venuto in mente qualche ora prima. Yoongi allungò la mano per accendere la radio, e la sintonizzò in una stazione in cui stavano trasmettendo una canzone inglese del momento. Fece per abbassare il volume - pensando che magari a Jimin potesse dare fastidio - ma quest'ultimo lo fermò, posando la mano sulla sua.

Accorgendosi del gesto appena compiuto, la ritrasse all'instante, prima di sussurrare, — Lasciala, mi piace. —

Yoongi annuì e concentrò la sua attenzione alla strada. Dopo un po' venne però distratto dalla voce di Jimin che canticchiava la canzone che stava passando alla radio. Il suo timbro era alto, ma dolce. Avrebbe potuto ascoltarlo per sempre.

Gli lanciò un'occhiata fugace che fece smettere all'altro ragazzo di cantare, — Sei bravo, — gli disse solamente.

Jimin avvampò, contento che con il buio e la concentrazione per la strada Yoongi non potesse vederlo. — Grazie. —

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