Capitolo 5 - It's time to change.

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Quella sera tornai a casa e fui sorpresa da mille sensi che mai avevo provato prima d'ora. Mi tolsi i pantaloni della tuta mi infilai un paio di jeans, per evitare un'altra tragedia con Mikey, e mi lasciai cadere sul divano, accendendo la tv.

Luke non era come tutti lo descrivevano. Non poteva essere lo stesso Luke descritto da Byron, non poteva, perchè mi aveva fatta sentire come nessuno mi aveva mai fatta sentire. Non si era fumato una canna, non si era comportato da stronzo. Era rimasto semplicemente se stesso, quella sera. 

E quella frase.

"E poi sticazzi della taglia, con degli occhi come i tuoi." mi aveva appena sussurrato, mentre mi trovavo in preda alle emozioni.

Le stesse emozioni che non provavo da tempo, da quando decisi che la forza avrebbe dovuto prendere il sopravvento su di esse.

Come la pioggia prende il sopravvento su tutto quello si trovi al di sotto di lei, lasciando poi le strade bagnate, al sole caldo.

Ma la pioggia non è uno stato d'animo.

Mentre la mia mente divagava su improbabili avvenimenti che mi avrebbero aspettata una volta tornata a scuola, sentii la porta del corridoio sbattere e vidi Ashton fermo nell'ombra.

"Hei, piccola Clifford." mi salutò, poggiandomi una mano sulla spalla. "Dove sei stata?"

"H-ho fatto un giro." balbettai.

"Con Luke." esclamò, sedendosi in parte a me. Guardai verso il basso, mi aveva scoperta. "A me puoi parlarne." mi promise.

"E se non volessi parlarne?"

"Ti obbligherei." rise.

Sbuffai e feci per alzarmi, ma lui mi prese il braccio tirandomi nuovamente sul divano.

"Non dirò nulla a tuo fratello." promise. Ma sapevo perfettamente che non sarebbe stato così. 

"Senti, ti dirò solo che Luke non è come la gente lo descrive, okay? Ora vado a dormire." borbottai, salutandolo.

"Buonanotte, piccola Clifford."

-

I giorni passarono in fretta, e mi ritrovai due settimane dopo l'uscita con Luke a non vederlo più, nemmeno alla lezione di Algebra. Era semplicemente sparito, e tutto lo avevano notato.

Quel pomeriggio stavo correndo in un grande parco di Sydney, con le cuffiette infilate nelle orecchie. La voce di Billie Joe Amstrong risuonava nella mia mente.

Avevo iniziato da poco a fare jogging. Qualche giorno prima, guardandomi per l'ennesima volta le ferite allo specchio, decisi che qualcosa doveva cambiare. 

Così presi leggins, canotta e cuffie, ed iniziai a correre.

Scoprii che era molto più rilassante di quello che pensavo. Mentre cacciavo le calorie, cacciavo anche i pensieri pesanti dalla mia testa.

Quel pomeriggio, però, era un pomeriggio diverso. Le nuvole promettevano pioggia e non trovai i soliti amici di Hemmings a farsi di droga sotto un'albero. Bensì, trovai un ragazzo, dai capelli scuri e gli occhi neri, esattamente sotto di me.

Mi ero inciampata e gli finii addosso.

Mi rivolse una strana risatina: le labbra carnose si distesero su quel viso poco più di perfetto, che pareva quasi asiatico.

"Hei, bellezza" rise "Vedo che sei molto diretta."

"S-scusa." balbettai, rialzandomi.

"Quali strani pensieri contorti ti portano a fissare il vuoto e cadere addosso ad uno sconosciuto?" rise.

Fearless || Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora