Capitolo 3 - Blue eyes.

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"Sono così stanca." sbuffai, tenendo il telefono vicino al mio orecchio. Dall'altro capo della linea, la voce profonda di Byron mi rassicurava sarebbe andato tutto bene.

"Sono stufa, Byron. Sono stufa di starmene chiusa in casa solo perchè mio fratello ha paura che mi succeda qualcosa, okay, lo capisco, ma deve superare il trauma." esclamai.

"Ti ci porto io alla festa."

"C-cosa?" balbettai. "Tu sei pazzo, Byron."

"Hai 17 fottuti anni, penso sia ora di divertirti. Sono sotto casa tua tra cinque minuti." chiuse la chiamata. Non sapevo di certo qual'era la cosa giusta da fare, ma volevo davvero andare a quella festa. Volevo scoprire cosa significasse divertirsi. Volevo uscire dal guscio che mi ero creata e camminare a testa alta, senza mai voltarmi indietro, e il trasferimento a Sydney era la mia occasione.

Così, mi infilai un paio di skinny jeans, una maglietta nera e le mie amate converse nere, chiusi la porta di camera a chiave e sgattaiolai fuori dalla finestra.

Con un balzo caddi nell'erba fresca di mezzanotte e Byron era già lì ad aspettarmi a bordo della sua auto nera. Gli sorrisi e aprii la portiera, sedendomi in parte a lui.

"Pronta?" mi chiese "Le feste in casa Hemmings sono abbastanza forti." mi avvertì.

"Pronta." esclamai, alzando gli occhi al cielo.

Trascorsi il viaggio picchiettandomi le coscie a ritmo di qualsiasi canzone passasse in radio.

Non sapevo davvero perchè volessi, tutto d'un tratto, scoprire qualcosa in più sul misterioso biondo mestruato con cui dovevo condividere le lezioni di algebra.  Ma qualcosa di lui mi intrigava.

Forse il suo modo di parlare, il suo modo di ridacchiare. Forse era semplicemente lui, il suo modo di essere. Stronzo e arrogante.

"Perchè Luke ha questa cattiva reputazione?" chiesi, curiosa. Byron, alla guida, mi guardò insospettito.

"È un festaiolo. Si dice ne abbia combinate di belle e di brutte." mi spiegò "Ma nemmeno una di quelle storie è credibile. Assolutamente assurde." rise.

"Sono solo pregiudizi." sbuffai.

"È solo Luke Hemmings." ribattè lui. Parcheggiò il mezzo in un campo, dopo aver percorso qualche metro a piedi, trovammo l'indirizzo indicato dal telefonino del moro.

Era una casa davvero grande, a due piani. Le finestre erano illuminate da una strana luce blu, mentre la musica rimbombava al di fuori delle mura. Alcuni ragazzi fumavano dell'erba seduti su un muretto.

Sapevo già cosa aspettarmi.

"Non perdermi di vista." sussurrò Byron, aprendo la porta d'ingresso della villa.

Il rumore offuscato della musica si fece subito più chiaro, la stanza pareva una sauna. Le luci esplosive mi disturbavano gli occhi, tanto che dovetti strofinarli per non sentirli bruciare.

"Cazzo" risi, poggiandomi al braccio muscoloso di Byron. Gli invitati - tutta la scuola - ballavano in massa al centro della stanza, strusciando i loro corpi inesperti su qualunque cosa e/o persona si trovassero davanti.

Intravidi gli occhi color ghiaccio anche nella luce soffusa: la tagliavano. Luke lasciò la mora poco vestita e corse incontro a me e Byron.

"Hei, rossa" mi salutò "Non pensavo saresti venuta."

"Nemmeno io" commentai.

"Sei uno schianto, stasera." ridacchiò. 

"Sono uguale al solito." sbuffai, aggrappandomi al braccio di Byron.

Fearless || Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora