Capitolo 1

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Un altro giorno era arrivato. Un altro giorno da passare in mezzo a tutta quella strana gente. Un altro giorno da passare con quelli che lui riteneva suoi amici, un altro giorno da passare maltrattando i vari studenti della sua scuola. Perché sì. Fabrizio era uno dei bulli di quel suo grande gruppo nella sua scuola. Non gli piaceva maltrattare gli sfigati, come venivano definiti da tutti, ma purtroppo le amicizie sbagliate l'avevano portato a fare questo. A maltrattare quei poveri ragazzi che non avevano fatto niente di male, ma lui non poteva farci niente. Se non avesse fatto come gli dicevano i suoi "amici" quello ad essere picchiato sarebbe stato lui, e conoscendoli avrebbero anche potuto fare di peggio. Lui aveva paura di questo. Sì, aveva paura e per paura lui faceva del male ad altra gente, quando l'unico che avrebbe dovuro prendersi un cazzotto nello stomaco era lui per tutto quello che ha fatto.

-FABRIZIO, È ORA DI ANDARE A SCUOLA!-
La sua sveglia quotidiana, detta anche mamma, stava urlando da ben cinque minuti, dato che il moro di andare a scuola non ne aveva proprio voglia.
-STO MALE, MAMMA!-
Stava cercando i tutti i modi di convinvere sua madre di non stare bene, ma a quanto pare il suo piano non stava funzionando.
-FABRIZIO, MUOVITI.ORA.-
Con uno sbuffo si alzò a malincuore dal letto prendendo i vestiti sparpagliati sulla sedia messi probabilmente il giorno prima.

-Ah, ti sei svegliato alla fine-
Sua madre aveva già messo la colazione a tavola, mentre suo padre stava leggendo un giornale bevendo un caffé.
-Mhmh...-

L'unica cosa positiva in quel momento era che quello fosse il suo ultimo anno di medie e questo significava che non avrebbe più visto i suoi compagni. O almeno questo sperava.

-Cos'è quella faccia?-
-Niente, mà...sai, la scuola...-
-Dai, che andrà tutto bene-

Certo. Sarebbe andato tutto bene. Almeno questo era quello che sua madre credeva.
Non le aveva mai raccontato di quello che faceva né tantomeno del suo gruppo di amici.
Lei era all'oscuro di tutto e questo Fabrizio non lo sopportava. Avrebbe voluto confessarle tutto, ma aveva paura in una sua reazione negativa.

-Bene, io vado- disse alzandosi.
-Ma Fabrì, 'a colazione...- provo a richiamarlo suo padre, ma ormai il moro era già fuori dalla porta.

La scuola non era molto lontana da casa sua. Pocbi passi e si ritrovò davanti al cancello che portava all'interno di quell'edificizio che lui considerava inferno.

Appena oltrepasso l'entrata tutti cominciarono a guardarlo spaventati.
Tutti ora lo consideravano come il cattivo della situazione, ma lui non era cattivo, obbediva soltanto. Avrebbe voluto ribbellarsi a tutto ciò, ma non ne aveva il coraggio.

-ECCOLO QUA!- urlò un ragazzo abbastanza rubusto e con una faccia poco raccomandabile.
Diede una pacca talmente forte a Fabrizio che per poco non lo fece cascare.
-HAI SAPUTO!?- continuò.
-Cosa?-
-SI DICE CHE QUEST'ANNO ARRIVERÀ UN TIPO NUOVO. NON È ITALIANO, QUINDI NON CAPIRÀ NIENTE DI QUELLO CHE DIREMO AHAHHAHA! SARÀ UN BERSAGLIO PERFETTO!-

Ecco qui. Un altro povero ragazzo che dovrà subire tutte quelle cattiverie.

Fabrizio cercò di essere il più convincente possibile e fece uno dei sorrisi più finti mai visti.

-Ehm...certo, sarà divertente...-
-COSÌ SI FA!-
Gli diete un'altra forte pacca sulla schiena e lo condusse dagli altri.

-Ehi, Fabrì. Quest'estate 'ndo sei stato?- chiese un altro dei ragazzi.
-Ehm...-

Fabrizio per tutta l'estate non aveva fatto altro che stare chiuso dentro casa. Sopratutto dopo aver trovato una vecchia chitarra non uscì più.

-In giro...-
Gli altri lo osservarono per un po'. Probabilmente avevano notato la sua espressione non molto convinta, ma appena sentirono la campanello gli tolsero lo sguardo di dosso.

-Daje, non vedo l'ora de pija 'n giro quel coso!- urlò ancora un altro.
Evidentemene si stava riferendo al ragazzo nuovo.
A Fabrizio dava fastidio che venisse chiamato "coso". Era pur sempre una persona.

Appena entrarono si misero ai loro soliti posti in fondo.
Mentre tutti gli altri pensavano a parlare tra loro delle loro vacanze e a farsi scherzi, l'attenzione di Fabrizio venne catturata da una chioma riccia in prima fila.
Non l'aveva mai vista prima d'ora. Probabilmente doveva essere il ragazzo nuovo. Nessuno si era voluto mettere vicino a lui e sembrava disorientato.
A Fabrizio faceva un po' pena vederlo così. Stava per andare da lui, ma l'entrata della profesoressa in classe lo bloccò subito.

-Silenzio!- urlò zittendo tutti.
-Facciamo l'appello.-

Cominciò a fare l'appello e dopo vari "presente!" arrivò a un nome strano.
-E-Erman Me..Metal?-

Tutti scoppiarono a ridere mentre il ragazzo seduto in prima fila alzò timidamente la mano.
-Ah, sei tu. Andiamo avanti.-

A quanto pare anche la professoressa sembrava indifferente a quel ragazzo nuovo.

Dopo aver finito l'appello la professoressa si rivolse al ragazzo nuovo.
-Allora, dicci di dove sei...- disse con fare scocciato.

Il ragazzo rimase zitto a fissare la professoressa.
-Ma sei sordo!?- urlò uno del gruppo di Fabrizio.

Il ragazzo si girò dalla sua parte con fare interrogativo.
Non essendo italiano non capiva cosa stessero dicendo.

-Allora?- continuò la professoressa.
Il ragazzo si rigirò e prese un po' di quel coraggio che aveva.

-I-io Ermal...- disse cercando di parlare bene in italiano, ma causando la risata dei compagni.
Fabrizio non tollerava il loro comportamento. Era straniero, avrebbero dovuto capire la sua difficoltà nel parlare italiano.

La lezione passò tra risate e scherzi verso quel ragazzo di nome Ermal.
Al suono della campanella tutti si alzarono continuando a fissare il povero ragazzo che non capiva il motivo delle loro risate.

-Che sfigato!-
Fabrizio e gli altri si avvicinarono a lui, cominciando a prenderlo in giro.

-Io...non...non c-capire...-

Tutti scoppiarono a ridere. Tutti tranne Fabrizio, che stava provando pietà per quel povero ragazzo.

-Tu non capisci, eh? Ma poverino!- urlò uno spingendolo via dalla sedia.

A quel gesto Fabrizio si girò subito verso il ragazzo che aveva fatto ciò.
-Ehi! Non esageriamo!- urlò serrando i pugni.
-Ma Fabrì! Noi ci divertiamo!- urlò il ragazzo robusto scoppiando in una risata indicando Ermal.

-Ma non vi pare di esagerare!?-
Tutti rimasero zitti.
-Che te pija?- il ragazzo cominciò ad avvicinarsi minacciosamente.

Fabrizio rimase zitto e rivolse uno sguardo al povero ragazzo a terra che stava cominciando ad avere gli occhi lucidi.

-Picchialo.- continuò l'altro.
-I-io...non vog-
-COME!?- Il ragazzo chiuse un pugno pronto ad essere sganciato in faccia a Fabrizio.

Il moro comincio a tremare e si volto verso il riccio.
-M-mi dispiace...-









Spazio autrice
Allora, prima di tutto ringrazio la cara Gciccotosto per l'aiuto :)
Questa storia è nata dal nulla mentre stavo facendo un viaggio in macchina. Non è il massimo, ma volovo scriverla, perché mi sembrava un'idea carina.
Inoltre Ermal e Fabrizio hanno la stessa età qui, quindi non stupitevi se si trovano in classe insieme😂

Al prossimo capitolo♡
-Giu

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