Capitolo 24

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Aveva le mani e le gambe legate e non ricordava esattamente cosa fosse successo.
Lo aveva bloccato davanti alla porta e poi non ricordava più niente. Fu la voce di Fabrizio al telefono a svegliarlo.
Stava venendo da lui. Forse davvero era stato tutto un malinteso, ma ora c'era un'altra situazione da sistamare.

-C-cosa vuoi da me?-

La donna si girò con un sorriso maniaco sul volto.

-Quando morirai lui tornerà da me e saremo di nuovo una famiglia unita!-
-Così lui ti odierà ancora di più.-
-Tranquillo, ci penserò io a fargli cambiare idea.-
-Tu sei pazza.-

Il sorriso di Giada svanì e sul suo viso comparì un'espressione di rabbia e pazzia.
Cominciò ad avvicinarsi minacciosamente verso il riccio che aveva notato un coltello nascosto in una tasca della giacca.

-Pensi davvero di essere importante per lui?-

Mentre pronunciava quelle parole stava estraendo il coltello dalla tasca.

-Giada...-
-Pensi davvero che lui ti ami?-

Cominciò a puntare il coltello sul fianco del riccio.

-Tu non sei niene per lui. Sei solo uno stupido passantempo. Lui.non.ti.ama.-

Cominciò a tagliare il riccio in quel punto.

-BASTA! TI PREGO!- urlò piagnucolando.
-Questo è solo l'inizio.-

Rimise il coltello insanguinato nella tasca e cominciò ad allontanarsi, lasciando il riccio al freddo e quasi privo di sensi.

-F-Fabrizio...d-dove sei...?-

**********

-Bambini, me dovete aspettà qua.-
-In macchina?-
-Sì, Libero.-
-E Ermal? Me lo saluti?-
-Je dico che lo saluti...voi aspettate.-

I bambini annuirono mentre il padre cominciava a salire quella rampa di scale, senza accorgersi che c'era l'ascensore.

Arrivò sul tetto e la scena fu raccapricciante.

Ermal era disteso a terra, senza sensi, con le gambe e i polsi legati e con un taglio al fianco che non smetteva di sanguinare.

-ERMAL!-

Corse velocemente dal riccio cercando inutilmente di svegliarlo.

-DAJE, ERMAL! SO' IO! SO' FABRIZIO! SVEGLIATE, TE PREGO!-

Cercò di svegliarlo, ma senza successo. Non aveva intenzione di aprire gli occhi e questo faceva preoccupare Fabrizio solo di più.

-Ah, sei arrivato.-

Si voltò di scatto e appena vide Giada scattò in piedi.

-MA SEI PAZZA!?-
-Dai, non dirmi che ti dispiace...-
-SCHERZI!? ERMAL È 'A VITA MIA! QUANTE VOLTE 'O DEVO SPIEGÀ!?-
-Pff, ma fammi il piacere...-

Cominciò ad avvicinarsi minacciosamente verso Fabrizio, che indietreggiando andò a sbattere contro la ringhiera.

-Non vorrai mica cadere...quello ti tocca dopo.-
-Giada, ma che te pija!?-

La donna scoppiò in una risata mentre estraeva di nuovo il coltello.

-Giada...-
-Ora facciamo la finita una volta per tutte.-

Si riavvicinò verso Ermal, ma stavolta col coltello puntato sul cuore.

-GIADA, FERMA!-
-Decidi. O me o lui muore.-

Che fare? Non poteva abbandobare Ermal per lei, ma non poteva lasciare che lo uccidesse.

-DECIDI.-

Per qualche secondo gli tornò in mente tutto.
Ermal il primo giorno di scuola, il primo sorriso che si erano rivolti, il loro rincontro, il loro primo bacio. Tutto. Non poteva finire tutto così.

-Nun 'o toccare.-
-Allora scegli me?-
-Io...-

Puntò il coltello ancora più vicino.
Fabrizio odiava la violenza, ma in quel caso non poteva restare fermo.
Le corse incontro e la spinse via.

-TOGLIMI LE MANI DI DOSSO!-
-TE SPARISCI DALLA MIA VITA.-

Nel tutto quel trambusto Ermal stava ricominciando ad aprire gli occhi.

-F-Fabrizio...-
-ERMAL!-

Gli corse incontro baciandolo con più passione che aveva, facendo ribbollire di rabbia Giada, che ora non poteva trattenersi più.

-Ermal, io...-
-F-Fabrizio!-
-Ermal...?-
-G-Girati!-

Si voltò di scatto e si ritrovò Giada a pochi centimetri da lui con il coltello puntato alla gola.

-Se devo uccidere qualcuno ucciderò tutti e due. Ciao, ciao, Fabrizio.-

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